Approfondimenti

L’Alarm Travel Time, il nuovo complicato di Patek Philippe

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Nuova versione del Pilot di Patek Philippe con funzione sveglia. In apparenza una semplice rielaborazione del precedente, in realtà un orologio del tutto nuovo. Almeno dal punto di vista meccanico

Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate in questo articolo. Lasciatela come l’ho lasciata io: la cassa non è in acciaio, non è in oro bianco, ma in maledetto, meraviglioso, costosissimo platino. E l’orologio costa un bel duecentomila e fischia euro. È il Patek Philippe Alarm Travel Time. So che alcuni di voi – indifferenti alle perdute speranze dei comuni mortali – potranno permetterselo e ammetto la mia invidia. Ma non quell’invidia verde dovuta al travaso di bile, no.

Non solo non vi odio, ma sono felice della vostra esistenza e della vostra ricchezza, altrimenti Patek Philippe non tenterebbe nemmeno di pensarli, orologi di questo genere. Sarei più felice se potessi permettermelo, ma capisco che non se ne parla. E capisco pure per quale ragione da Patek Philippe abbiano deciso di non realizzare – almeno per ora – non dico la versione in acciaio, ma nemmeno quella in oro bianco o rosso. Per diminuire le richieste ed evitare (si spera) le speculazioni.

Qualche furbo dirà che questa volta è stata Patek a speculare: dai 45mila e rotti del “normale” Travel Time con cassa in oro bianco ai 209.190 (per la precisione) dell’Alarm Travel Time ce ne passano, di euro, per le tasche… In fin dei conti hanno preso il movimento precedente, ci hanno aggiunto una sveglia e il gioco è fatto. Naaaah, vi dico. Patek Philippe non le fa, queste furbate. Patek Philippe è Patek Philippe perché non cerca mai scorciatoie facili.

Michelangelo non ha mica chiesto a Papa Giulio II di dividere in due quello stanzone di 500 metri quadrati per sbrigarsi a dipingere un affresco che non voleva fare. Né il Papa gli ha detto di non perdersi in dettagli per far prima e costare meno. Tutti e due hanno fatto il meglio che si poteva fare, anche se – giuro! – ho sentito qualcuno lamentarsi che aveva la cervicale e proprio lassù doveva dipingere, Michelangelo? Dopodiché le stesse cose (doppio fuso orario e sveglia) te le fa qualunque cellulare e anche in maniera più precisa, efficiente ed economica. Ma non è una forma d’arte, non è qualcosa di assimilabile, seppure alla lontana, con la Cappella Sistina.

Ma capisco alcuni detrattori. In effetti è vero che a un occhio sbrigativo il movimento dell’Alarm Travel Time sembra essere un’evoluzione del 324 usato come base per il “vecchio” Travel Time. In realtà la cosa è molto diversa: osservando le foto dell’Alarm Travel Time, si nota come sul lato destro la corona e il pulsante per la sveglia siano sullo stesso asse. Ma se, sulla sinistra, i due pulsanti sono esattamente nello stesso posto del Travel Time, questo vuol dire che: a) la posizione ad ore 4 circa della corona di carica non è ottenuta semplicemente facendo ruotare di qualche grado il movimento base; e b) che la corona della sveglia, sullo stesso piano della corona di carica, non può essere collegata ad un modulo aggiuntivo montato sul movimento di base, ma deve essere integrata al movimento.

Sono andato ad osservare le foto laterali del Travel Time e la corona di carica è posta su un piano leggermente più basso dei pulsanti + e – sul lato sinistro, mentre nell’Alarm Travel Time i tre pulsanti e la corona sono sullo stesso piano. Tutto questo fa comprendere come già il Travel Time rappresentasse una variante profonda del calibro 324 – una variante denominata 324 S C FUS, montata su tre versioni del Travel Time e due dell’Acquanaut – ma nel caso del calibro Patek Philippe AL 30-660 S C FUS le cose si complicano, e molto.

Non a caso, sebbene vi sia l’aggiunta della sveglia e il diametro del movimento sia lo stesso per entrambi (31 millimetri), e non ostante il numero dei componenti salga da 294 a 574, lo spessore aumenta di soli 1,7 millimetri. Pochi per un dispositivo come lo svegliarino, che richiede un secondo bariletto e per giunta, in questo caso, suona su un classico gong da ripetizione minuti. Ma non basta: per evitare problemi di settaggi tra loro in contrapposizione, il movimento dell’Alarm Travel Time dispone di una lunga serie di “sicure” (dal datario al doppio fuso, dall’inserimento della sveglia alla rimessa all’ora). Che impediscono ai vari dispositivi  di entrare in conflitto fra di loro, evitando in tal modo guasti sempre in agguato.

L’Alarm Travel Time insomma ha un vero e proprio movimento integrato e non una sorta di “cipolla” fatta di strati diversi. Un movimento integrato, concepito e realizzato per un solo modello d’orologio, anche se è pensabile che in un futuro – vicino o lontano non è facile da capire – arriveranno modelli con cassa in oro. E forse, come nel caso del Travel Time, anche versioni con cassa Aquanaut, sebbene ad ogni pulsante che si aggiunge l’impermeabilità diventi sempre più problematica. Ma non credo che qualcuno andrebbe mai a fare un bagno tenendo al polso un simile orologio. E se lo fa è un mentecatto che rischia di essere, giustamente, punito.

Il funzionamento. Partiamo, per semplicità, dal quadrante del Travel Time. Agendo sui pulsanti + e -, sulla sinistra e dotati si sicura per evitare azionamenti involontari, si può far avanzare la lancetta piena dell’ora locale, mentre quella scheletrata dell’ora di casa rimane al suo posto. Se sia giorno o notte (relativamente all’ora locale o a quella di casa) lo si comprende dal colore delle due finestrelle circolari dotate di didascalia a prova di scemo: Local e Home.

Per intenderci, guardando la foto del Travel Time si capisce che a casa sono le 8 e 8 minuti della notte, mentre noi ci troviamo in una località in cui sono le 10 e 8 minuti della mattina del 24 del mese. A proposito: il datario – che indica sempre la data relativa all’ora locale – viene regolato, di base, da un pulsante fra le anse, in basso rispetto al quadrante. Anche in questo caso intervengono alcune “sicure” per evitare le classiche “ore proibite” e/o interferenze con i pulsanti per aumentare o diminuire di un’ora (ad ogni pressione) l’ora locale.

Passiamo quindi ad esaminare la foto dell’Alarm Travel Time. Le lancette indicano le 10 e 8 minuti della mattina a casa, mentre là dove ci troviamo sono le 8 e 8 minuti della sera. E siamo in un posto dove è il 18 del mese. Passando alla sveglia, è impostata per le 9 e 30 della sera (l’ora viene indicata con un’approssimazione di 15 minuti) nelle due finestrelle; mentre che si tratti della sera lo si capisce dal colore scuro nella finestrella rotonda posta sotto l’indicazione dell’ora in cui la sveglia dovrebbe suonare. Ma non lo farà perché la finestrella a forma di campanella indica che non abbiamo attivato lo svegliarino tramite la corona posta circa al 2. Con la corona di carica si muta, come sempre, l’indicazione dell’ora, ma in prima posizione si carica in un senso di rotazione il bariletto dello svegliarino e nell’altro il “normale” movimento.

Una notazione, infine, per comprendere quanto sia stata ingegnosa la progettazione dell’Alarm Travel Time. Le informazioni, nel Travel Time, sono articolate su sette livelli: i dischi giorno/notte per ora locale e di casa; il quadrante; la lancetta del datario; la lancetta delle ore “di casa”; quella delle ore locali; quella dei minuti; e infine quella dei secondi. Nel caso dell’Alarm Travel Time gli spazi sono così ben gestiti che si aggiunge un solo livello sotto il quadrante: quello dei dischi di ore e minuti per l’impostazione della sveglia; quello per il giorno/notte e per l’attivazione o meno della sveglia (che poi non è un disco, ma tant’è) sono invece sullo stesso piano degli indicatori giorno/notte per ora locale e di casa.

L’Alarm Travel Time di Patek Philippe non viene prodotto in edizione limitata e numerata, ma è come lo fosse: i tempi necessari per la produzione del movimento sono tali che ogni anno la disponibilità sarà indicativamente di pochissime decine d’esemplari. Il che, nel caso di un Patek Philippe complicato, rischia di scatenare fenomeni di speculazione che la Casa non ama. Da questo deriva la scelta di realizzare in platino la cassa: per ridurre la platea dei possibili compratori e scontentare un numero inferiore di clienti. Alcuni dei quali dovranno aspettare non poco per conquistarne – è il caso di dirlo – un pur costosissimo esemplare.