Negli ultimi tempi, Romaric André è protagonista delle scene orologiere internazionali. Meglio noto come Seconde/Seconde/ – il nome del progetto grafico cui ha dato vita -, il quarantaquattrenne artista di origini francesi è sempre più spesso al centro delle cronache per le collaborazioni instaurate con tante marche del settore – da H. Moser & Cie a Massena Lab, da Vulcain a Timex fino a Frederique Constant, solo per citarne alcune. Denominatore comune agli orologi da lui co-prodotti è il senso dell’ironia, chiave di volta per un’interpretazione sempre unica e originale. Che si tratti di mostri sacri di grandi case o di esemplari poco noti di brand di nicchia, poco importa: il suo sgurdo tratta tutti con la stessa giocosa irriverenza.
Nato come laboratorio artigianale che trasformava pezzi vintage in modo spontaneo, seconde/seconde/ nel tempo si è evoluto in un vero e proprio atelier creativo, capace di “pescare” nell’immaginario comune, nella realtà quotidiana come nella cultura pop, per trasformare modelli già esistenti in pezzi del tutto nuovi. Basta guardare il suo profilo Instagram per trovare innumerevoli esempi, poco importa che siano semplici idee appena accennate o realizzazioni portate a compimento. Come il gioco di parole fra Hamilton marchio di orologi e il pilota Lewis, oppure la lancetta dei secondi di uno Zenith a forma di Millenium Falcon che spara un raggio laser… Un immaginario tutto da scoprire, per sorridere un po’. Ne parliamo direttamente con lui.
Il Giornale degli Orologi: Come è nata la tua passione per gli orologi?
Seconde/Seconde/: Ho sempre apprezzato gli orologi come accessori “status”, interessanti e personali (su più livelli: design, meccanica, aspetto sociale). Così, ho co-fondato un marchio, nel 2006, con l’obiettivo di combinare i telefoni cellulari con la micromeccanica dell’orologeria di fascia alta (Celsius, un cellulare a conchiglia con integrato un orologio con tourbillon, ndr). Azienda che purtroppo non è durata molto: l’ho chiusa tra il 2014 e il 2015, non era redditizia! Ma sono rimasto affascinato da questo settore che mi ha fatto incontrare persone davvero interessanti. Speravo di poter realizzare qualcosa in questo campo, sognavo di portare il mio piccolo pezzo “distinto” in questo grande puzzle dell’orologeria.
Ci racconti la tua formazione?
Ho fatto studi generali e poi mi sono laureato in una business school francese. Naturalmente durante gli studi ho imparato un po’ di arte e storia, ma niente di veramente specifico né a livello di “esperto”. Una volta fallita l’azienda che avevo co-fondato, mi sono perso. Non avevo alcun background reale e serio legato al design o all’arte. Ho semplicemente provato cose e utilizzato strumenti di base (software, fotocamera e così via). Penso davvero che essere “scarsamente qualificato” sia una mia risorsa fondamentale: mi costringe a concentrarmi e a mettere tutta la mia creatività nella ricerca di un'”idea” potente e autonoma.
Quando e con quali obiettivi hai dato vita al progetto Seconde/Seconde/?
Ho voluto tentare la fortuna nel settore dell’orologeria perché amo questo prodotto. Penso che l’orologio sia un oggetto potente su più livelli. Non ho mai avuto la possibilità di “sfruttare” la mia creatività prima; quindi, ho provato a usarla per costruire qualcosa. Il nome Seconde/Seconde/ è venuto perché intendevo “scambiare le lancette dei secondi sugli orologi di seconda mano”: quindi il concetto di “secondo” era lì, con la sua ridondanza. E poi ho iniziato questo progetto perché ho fallito in precedenza nella mia carriera. Stavo solo realizzando che non ero il “primo”: non ero un vincitore, non ero il numero uno e dovevo fare i conti con questa cosa… Ho pensato: “Ok, non sono un #1, ma proviamo ad esserlo un buon… secondo!”. Mi piaceva questa idea di non parlare del “numero 1”.
Come spieghi il tuo stile?
Fondamentalmente “stravolgo” le cose. Mi piace contraddire. Quindi provo a decostruire e ricostruire su un’altra narrazione… Non sto dicendo né fingo di avere una narrazione migliore: mi piace solo mostrare che, anche quando qualcosa “suona o sembra solido”, puoi distorcerlo e portare una contro-prospettiva. Il che a volte è spaventoso perché finisci per chiederti a cosa credere se tutto può essere “stravolto” e “contraddetto”.
Quanto c’è di vero nella frase che si legge sul tuo sito “Ho vandalizzato i prodotti di altre persone perché non sono riuscito a costruire il mio”?
Ho fallito nella mia prima carriera, come ho già detto. Ho provato a costruire un marchio, un’azienda… ma ho fallito. E poi, invece di cercare di nasconderlo, ho provato a usarlo come un distintivo d’onore. Quando riconosci e accetti i tuoi fallimenti, l’esperienza ti rende più forte. Ma certo non è sempre facile, e dipende davvero dal contesto. Quindi non la considero una “regola” per tutti.
Quale è stato il tuo primo lavoro spontaneo di modifica di un orologio?
Una volta, sul mio computer, ho disegno una linea bianca in giustapposizione di una lancetta dei secondi sull’immagine di un cronografo vintage e patinato. Un effetto straordinario per il contrasto visivo. Esteticamente era uno scontro: vecchio/patinato versus bianco puro/appariscente. Fondamentalmente era anche uno scontro tra “un vecchio orologio rispettabile”, ma modificato da qualcuno che assolutamente “non aveva il diritto” né la legittimità di modificarlo. Quindi è stato un approccio quasi ribelle perché non si dovrebbe modificare quegli storici strumenti.
Ho semplicemente iniziato a lavorare così. Ho comprato alcuni orologi vintage. Orologi di grandi marche, ma non i modelli più costosi. Poi ho trovato un produttore di lancette in Francia e un orologiaio. E ho iniziato a progettare cose. Ho provato a parlare del mio progetto ad alcune persone che avevo incontrato nella mia “carriera precedente” e così via. Sono fissato a cercare sempre nuove idee. Vivo per trovare la prossima idea.
Hai iniziato lavorando solo sulle lancette, ora reinterpreti l’intero orologio. Cosa ha dettato questa evoluzione?
La mia idea sulle lancette era il mio primo obiettivo. Non sapevo che mi sarei evoluto, ma l’ho fatto. Questo perché con le prime reazioni ottenute dalla parte del pubblico, la mia fiducia è cresciuta. “Potrei avere anch’io delle idee intorno e sopra le lancette”, mi sono detto. Così ho provato. Sono andato oltre e ho provato a far crescere il mio “parco giochi” perché la creatività ha bisogno di nuovi territori. Tutto questo viaggio è davvero un processo di test/apprendimento.
La creatività di Seconde/Seconde/ trae ispirazione anche dalla cultura pop, si esprime con associazioni di idee ironiche. C’è un processo che segui ogni volta che rielabori un orologio? E un messaggio che vuoi trasmettere al pubblico?
Il mio orientamento spontaneo e la passione di “contraddire” le cose sono solitamente il primo filtro che cerco di applicare a qualsiasi progetto. Fondamentalmente significa interpretare il ruolo facile del “furbo” che conosci, invece di essere serio e costruttivo (costruire un prodotto da zero). E poi cerchi di creare connessioni tra il prodotto e il mondo esterno… Cerchi di far uscire il prodotto dal suo stato attuale e sicuro, cerchi di rivelare qualcosa all’interno di quel prodotto che le persone “inconsciamente” conoscono. Da qui l’uso di “cultura pop”. Non devi spiegare la cultura pop perché questa è la definizione di cultura pop: è la cultura che tutti conosciamo! Penso che sarebbe esagerato dire che il mio lavoro ha un significato profondo. Modificare “oggetti istituzionali come orologi” è solo una sorta di promemoria per me di non sentirmi mai veramente intimidito né impressionato da “ciò che è”.