Approfondimenti

Breguet Classique 7725: l’innovazione come eredità

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Continuano le celebrazioni per il 250° anniversario di Breguet. Continua quindi la serie di orologi che in un modo o nell’altro rimandano alla storia della Casa. Esemplari che non solo rendono omaggio alle invenzioni di Abraham-Louis Breguet – come il Souscription o il Tourbillon -, ma anche al passato più recente della Maison. È il caso, in particolare, del nuovo Breguet Classique 7725, presentato la scorsa settimana insieme al Classique 7325 – di cui parleremo in un’altra occasione, per non incasinarci la vita. Perché il Breguet Classique 7725, già di suo, è un concentrato di tecnologie sviluppate dalla Casa in questi ultimi decenni. E che meritano una spiegazione, almeno in linea di massima.

La ricerca della precisione

Non lasciamoci ingannare dall’aspetto, direttamente ispirato a un modello da tasca prodotto dal Maestro nel primo decennio dell’Ottocento, il cosiddetto Breguet N°1176. Piuttosto chiediamoci perché il nuovo orologio fa riferimento proprio a quel precedente: la scelta non può essere casuale.

Quell’esemplare, oggi conservato al Museo Breguet di Parigi, è dotato di fuso a catena e di tourbillon, dispositivi allora funzionali alla maggior precisione possibile – ovviamente secondo gli standard dei tempi. Allo stesso modo, perciò, il nuovo Breguet Classique 7725 deve essere improntato alla ricerca della costanza di marcia e dell’affidabilità. Termini che ai nostri giorni assumono una valenza inconcepibile a quell’epoca.

E così è: basta dare un’occhiata alle principali caratteristiche tecniche dell’orologio per averne conferma. Prima di tutto, bilanciere in silicio, che lavora all’incredibile frequenza di 72.000 Alternanze orarie (10 Hz) e presenta un’insolita costruzione a pivot magnetici. Poi, spirale e ruota di scappamento sempre in silicio, e autonomia di 60 ore.

Elementi che presi singolarmente, e ancora di più tutti insieme, concorrono alle prestazioni cronometriche di un movimento meccanico. Sebbene non siano proprio una novità, a dire il vero. I fan della Marca forse li ricorderanno montati nel Classique Chronométrie 7727: un esemplare eccezionale presentato nel 2013 – anche se poi rimasto inspiegabilmente privo di seguito.

Il discorso dell’alta frequenza

Cerchiamo di capire di cosa si tratta. Nella mentalità comune, alta frequenza è sinonimo di precisione. I movimenti al quarzo, per esempio, oscillano a 32.768 hertz e sono estremamente precisi, quindi si pensa che anche nei movimenti meccanici più la frequenza è elevata e più l’orologio funziona bene. In realtà le cose sono un po’ più complesse di così.

Basti pensare agli orologi da tasca dei primi decenni del secolo scorso: con i loro bilancieri grandi e “lenti” (in genere lavoravano a 18.000 A/h, 2.5 Hz), raggiungevano spesso uno scarto di un solo secondo al giorno. Incommensurabile rispetto ai primi esemplari da polso, che erano più veloci ma sgarravano di parecchi secondi al giorno. Come la mettiamo?

In realtà, più che la frequenza, nella costanza di marcia conta la stabilità. Cioè mantenere la frequenza sempre uguale nel tempo, in ogni situazione e il più a lungo possibile. Quindi tenere al sicuro il bilanciere dagli sbalzi di temperatura, dagli urti, dalla scarsità di energia, dal magnetismo… Perfino (seppur impossibile, ma lo stesso Breguet ci ha provato con il tourbillon) dalla forza di gravità.

Lo dimostrano proprio i modelli da tasca, che passavano la maggior parte del tempo ben protetti nel panciotto dei gentlemen, nella stessa posizione. E ancora di più lo dimostrano i regolatori a pendolo e gli orologi da osservazione, che restavano immobili nei laboratori, in ambienti “controllati”, al riparo dalle perturbazioni provocate dagli agenti esterni. Così affidabili da poter essere usati durante gli esperimenti scientifici o come campioni per fornire l’ora esatta.

Breguet e il silicio

Il bello dell’alta frequenza però è che reagisce agli urti più velocemente: il sistema bilanciere spirale, cioè, si riprende in modo più rapido, recupera il ritmo di funzionamento prima di quanto faccia un sistema che lavora a bassa frequenza. In questo caso quindi sì, offre una migliore costanza di marcia. Tuttavia, l’alta frequenza comporta anche una serie di problemi. A cominciare dal frequente contatto con lo scappamento, inevitabile eppure prima fonte di disturbo nelle oscillazioni del bilanciere.

Ecco perciò problemi di attriti, di lubrificazione, di usura, che di conseguenza causano un numero maggiore di interventi di manutenzione. Senza dimenticare il maggiore consumo di energia. Parte di questi problemi è risolta, o almeno attenuata, dall’uso del silicio, che permette di alleggerire il peso dei componenti mobili dello scappamento e di evitare i vincoli della lubrificazione. Con buona pace dei puristi dell’orologeria che poco lo digeriscono.

Breguet è stato un pioniere nell’utilizzo del silicio. Già nel 2006 iniziò la propria ricerca su questo materiale diffusissimo in natura eppure ricco di qualità: più leggero ma più duro dell’acciaio, è insensibile all’attrazione e all’influenza magnetica, ed è altamente resistente alla corrosione e all’usura. In più riduce l’inerzia e non richiede lubrificanti. Tagliato al laser, permette di realizzare forme nuove e complesse – o, come dicono i tecnici, di offrire una “libertà geometrica” impressionante – con precisione micrometrica.

Tant’è che Breguet in quegli anni realizzò prima la ruota di scappamento e la leva in silicio del Classique 5177, poi la ruota di scappamento, la leva e la spirale piatta dei Classique 5197 e 5837. E proprio grazie a questi presupposti arrivò nel 2010 al Type XXII 3880 ST: un cronografo flyback dotato di spirale, àncora e ruota di scappamento in silicio. Il primo in assoluto in grado di funzionare a una frequenza di 72.000 alternanze orarie (10 Hz). Una vera e propria pietra miliare nella storia dell’orologeria.

Il perno magnetico

Sempre nel 2010 Breguet depositò anche il brevetto del perno magnetico. Una cosa inaudita: il magnetismo, si sa, è il nemico numero uno dei movimenti meccanici, capace di sballarli temporaneamente e perfino di bloccarli per sempre. Eppure, con il perno magnetico, la Maison non si è limitata a controllarne gli effetti negativi, ma è arrivata a padroneggiarli per perfezionare la rotazione e la stabilità del bilanciere.

In pratica il perno magnetico è costituito da un’asse del bilanciere in acciaio al carbonio e da un magnete in “terre rare” dietro ogni rubino. A ogni estremità dell’asse del bilanciere si trovano due controperni che contengono una micro-calamita particolarmente potente (circa 1.3T, pari a 13000 gauss). Dato che uno dei magneti, quello sul lato quadrante, è più potente dell’altro, si crea un flusso magnetico in cui la forza di attrazione mantiene l’estremità dell’asse in contatto permanente con il controperno, mentre l’altra estremità rimane sospesa.

Poiché il legame magnetico tra l’albero e il rubino è più forte della forza di gravità, l’albero continua a ruotare sul rubino indipendentemente dalla posizione dell’orologio. Il risultato è quindi un asse del bilanciere mantenuto in una “gravità artificiale”, che in definitiva risulta insensibile alla gravità terrestre, più stabile e resistente agli urti. Se nche un forte impatto dovesse spostare l’asse su un lato, infatti, le forze magnetiche lo ricondurrebbero automaticamente al centro, così da ristabilire il flusso magnetico.

Il Breguet Classique 7725 e il Classique Chronométrie 7727

Tutto questo – 72.000 alternanze/ora e perno magnetico – fecero la prima apprizione all’interno del Breguet Classique Chronométrie 7727, presentato appunto nel 2013. E ritornano ora nel nuovo Breguet Classique 7725. Ma oltre alla costruzione meccanica simile, i due orologi hanno in comune anche la particolare indicazione del decimo di secondo. Definiti “secondi d’osservazione“, si possono visualizzare proprio grazie all’alta frequenza.

In più, nel nuovo esemplare dell’Anniversario, la velocissima lancetta (quella nel contatore di destra, come nell’originario tasca N°1176) si può avviare e fermare a comando. Si attiva tramite la slitta posta sulla carrure a ore 9. Si tratta quindi di una sorta di funzione flyback che permette misurazioni di precisione.

A proposito di precisione, o meglio di costanza di marcia, voglio ancora aggiungere lo scarto medio giornaliero raggiunto dall’orologio grazie all’alta frequenza e al bilanciere a perno magnetico. Che nel nuovo Breguet Classique 7725 si attesta su +/- 1 secondo al giorno. Ed è quindi migliore del suo predecessore, che registrava invece -1/+3 secondi al giorno. In pratica in questo caso l’orologio da polso annulla il distacco con i “tasca” di un secolo fa. Un risultato notevole.

Un’ultima particolarità del Breguet Classique 7725, che vale la pena di segnalare, riguarda ancora il silicio. Grazie alla precisione micrometrica dei sistemi di lavorazione, la ruota di scappamento presenta una speciale animazione. È stata infatti scavata con due iscrizioni: 1775 e 2025. Alla velocità di 10 Hz, che si traduce nella visualizzazione di 20 immagini al secondo, permette di leggere alternativamente la data di fondazione della Maison e quella dell’anniversario. Il passaggio graduale ricorda quasi l’effetto digitale del morphing.

Ulteriori informazioni

Concludo, velocemente, con qualche dato ulteriore sull’habillage – ma vi rimando al sito ufficiale e alle didascalie per entrare più nel dettaglio. La cassa del Breguet Classique 7725 è in oro Breguet, come in tutti gli esemplari dell’anniversario. Misura 41 mm di diametro e ha la carrure decorata con il guilloché Quai de l’Horloge, realizzato proprio per i 250 anni. Lo stesso motivo si ritrova anche sull’intera superficie del quadrante.

Il Calibro 74SC, a carica manuale, mostra lato fondello i ponti completamente incisi a mano, con una vista della Vallée de Joux, sede della Manifattura. Soprattutto, introduce una nuova certificazione interna: il Punzone Breguet. Una garanzia che riguarda le prestazioni cronometriche, magnetiche, l’impermeabilità e, nel caso delle complicazioni con suoneria, anche l’acustica degli esemplari. Una garanzia di origine, di qualità e di riparabilità. Ma la questione merita un approfondimento dedicato, quindi ne riparleremo.

Qui concludo come sempre con gli ultimi dati indispensabili. Il Breguet Classique 7725 fa parte della collezione Anniversario, ma non è in tiratura limitata. E costa 89.200 euro. Quanto ho scritto fin qui, però, dovrebbe avervi fornito gli strumenti per capire il motivo di questo prezzo…