Il nostro inviato, Paolo De Vecchi, è andato nella nuova, avveniristica sede di Biel/Bienne per il lancio del FlyMagic. Un orologio trasgressivo, in linea con la rivoluzione Swatch
Le cronache di PDV – Percorsi di Viaggio VIII – Swatch
La nuova sede Swatch – ancora in fase d’ultimazione, ma quello che si è visto basta e avanza per rendersi conto della straordinarietà dell’opera – è stata il palcoscenico di un evento internazionale, avvenuto lo scorso 14 febbraio a Biel, storico borgo industriale della Svizzera tedesca. Durante il quale è stata presentata in anteprima alla stampa l’ultima novità del Marchio. Ovvero un nuovo e molto intrigante orologio – dal punto di vista estetico e meccanico, ma anche concettuale – battezzato Swatch FlyMagic.
La grandiosa cattedrale del design sarà ultimata per marzo ed è stata progetta dall’architetto giapponese Shigeru Ban, universalmente riconosciuto come strenuo cultore della sostenibilità e raffinato specialista delle tensostrutture. Basate in questo caso su legname “Swiss Made” – così come gli orologi Swatch -, disposto a forma di celle d’un immenso alveare. Pur nella sua imponenza, come ha avuto modo di raccontarci in una conversazione a fine evento Carlo Giordanetti, che del marchio è Direttore creativo, trasmette al visitatore trasparenza, leggerezza, colore e una certa trasgressione nel progetto. Riportando immediatamente ai parametri stilistici su cui da sempre si fonda la peculiarità di Swatch.
Lo Swatch FlyMagic
A raccontare alla stampa la nascita e lo sviluppo dello Swatch FlyMagic, era presente lo stato maggiore del Marchio, nato nel 1983 con un nome di battesimo che era l’acronimo di “second watch”. Ma che con questa novità non sembra affatto un orologio di ripiego, sostitutivo o per divertimento. Tutt’altro: costituisce una vera e propria prima scelta. Sia per la produzione in serie limitata e numerata a 500 pezzi per ognuno dei 3 modelli della collezione, sia per il prezzo di 1.500 euro: soluzioni più uniche che rare per una marca come Swatch (disponibilità a partire dal mese di aprile).
Già al primo colpo d’occhio, almeno quello di un esperto o di chi abbia avuto la giusta spiegazione, alcune parti meccaniche a vista e posizionate sulla parte frontale del movimento (bilanciere, treno degli ingranaggi e rotore di carica, in questo caso trasparente e in corrispondenza del giro delle ore, componenti che solitamente si trovano su lato posteriore), offrono la prospettiva di un’idea rivoluzionaria. Che è effettivamente tale perché c’è stato un “rovesciamento” meccanico: cosa che se fosse stata fatta senza speciali accorgimenti, porterebbe le lancette a girare alla rovescia.
Ribaltare l’idea
Ci si potrebbe domandare perché andarsi a cercare una complicazione apparentemente inutile o comunque dettata da un capriccio di design. La ragione è che il bilanciere messo in bella vista non è il solito, ma un nuovo organo regolatore con spirale progettata e realizzata all’interno di Swatch Group. Battezzata Nivachron (cui Augusto Veroni, pure lui presente all’evento, ha dedicato uno specifico articolo), è realizzata con un materiale innovativo a base di titanio. Ed è ad alta resistenza contro ogni genere di sollecitazione, soprattutto contro gli influssi negativi del magnetismo sulla regolarità di marcia dell’orologio.
Il tutto è poi inserito nel già sperimentato movimento del Sistem51, presentato nel 2014 e formato solo da 51 elementi. Nel caso dello Swatch FlyMagic, il numero cresce di altri di 15 componenti per ottenere quel “rovesciamento” cui si è accennato. Riguardo al Sistem51, a questo punto, è d’obbligo una breve digressione, che renda ancora una volta evidente la stretta connessione tra Swatch e il mondo dell’architettura e del design. Il Sistem51 è un progetto che, con la sua rivoluzionaria innovazione, evoca i primi esemplari della marca e lo sconvolgimento che provocarono nel tradizionale mondo dell’orologeria. Si tratta di un movimento automatico prodotto in Svizzera con una catena di montaggio completamente automatizzata e su un modulo formato da soli 51 elementi.
Questa esclusione di qualsiasi tipo d’intervento manuale infrange uno dei tabù dell’industria del tempo. E rende possibile una costruzione tanto semplificata da poter essere imperniata su un’unica vite centrale. Un’innovazione che inserisce il Sistem51 nel panorama degli oggetti ad alta riproducibilità industriale e che ha comportato lo studio ex-novo di tutti i componenti e i criteri d’assemblaggio dell’orologio. Come dire che la miglior sperimentazione di settore non avviene solo lungo le ardue vie della complicazione meccanica, ma anche percorrendo quelle non meno difficili della semplificazione.