Nel nuovo FlyMagic, Swatch rielabora il movimento del Sistem51 e introduce un’innovativa molla del bilanciere. Resistente ai campi magnetici ma soprattutto coerente con i prezzi del marchio
14 febbraio, San Valentino. Swatch Group chiama a raccolta un consistente numero di giornalisti da tutto il mondo per presentare un nuovo Swatch. “Back to the Revolution” (Ritorno alla Rivoluzione) è il titolo della cartella stampa e questo è sufficiente per precipitarsi a Bienne mollando le persone amate nel giorno delle persone amate. L’orologio viene presentato nella nuova sede di Swatch, a Bienne, appunto. Una sede ancora in fase di completamento, situata in Rue Nicolas G. Hayek, fondatore del gruppo.
L’orologio viene presentato e i giornalisti mormorano: va bene, si parte dal Sistem51 invertendo l’architettura del movimento per avere in primo piano, sopra il quadrante, il rotore di carica, montato su un disco trasparente di vetro zaffiro. Carino, ma dov’è la rivoluzione? L’orologio, emesso in tre serie limitate di 500 pezzi ciascuna, è massiccio (45 millimetri di diametro) e non tutti ne apprezzano l’estetica. Sì, c’è la spirale in Nivachron (la molla all’interno del bilanciere realizzata in un nuovo materiale antimagnetico). Ma dov’è la rivoluzione, visto che il silicio è totalmente amagnetico e il Nivachron no? Fermi e rewind: è proprio lì la rivoluzione.
Le spirali e le altre componenti in silicio utilizzate in orologeria vengono prodotte con la stessa tecnologia utilizzata in elettronica, settore che per primo ha avuto necessità di questo materiale. Una tecnologia costosa che ha senso, economicamente, solo nel mercato di massa. In orologeria (parliamo di quella svizzera, che complessivamente produce “soltanto” circa 30 milioni di orologi) la cosa si fa difficile. Proprio per questo è stata introdotta solo nel segmento più alto e costoso del mercato, spesso cercando di fare economia di scala – ad esempio producendo su uno stesso wafer parti destinate a marche diverse. Ma perché la spirale è così importante? E perché è importante che non si lasci influenzare dai campi magnetici?
Il bilanciere compie una semioscillazione (ruotando su se stesso in un senso) grazie alla spinta fornita dalla molla contenuta nel bariletto, serbatoio d’energia di ogni orologio meccanico. Durante la semioscillazione carica d’energia la molla a spirale, montata all’interno del bilanciere, che quindi compie una semioscillazione in senso contrario. Dopodiché il ciclo ricomincia. Senza entrare in dettagli tecnici qui poco utili, basti dire che è fondamentale originare le due semioscillazioni con la stessa quantità di energia nello stesso tempo.
I campi magnetici possono “incollare” le spire della spirale causando una cessione minore di energia e soprattutto una diversa durata della semioscillazione. E la perdita di isocronia si trasforma in incostanza di marcia: esattamente il contrario della costanza di marcia che consente il corretto funzionamento di un orologio. Da notare che la magnetizzazione di alcune parti dell’orologio, fra cui la spirale, non è un fenomeno transitorio. Può raggiungere un picco e poi attenuarsi, ma resterà sempre una magnetizzazione permanente che – un campo magnetico dopo l’altro – si sommerà portando effetti via via peggiori per la costanza di marcia.
Swatch Group (con una delle società del gruppo, la Nivarox) ha ottenuto risultati eccezionali, relativamente alla magnetizzazione e ai suoi effetti negativi. Ha accoppiato nei movimenti Omega parti in silicio e parti in Nivagauss, una lega antimagnetica con cui si possono realizzare parti come viti e sospensioni antiurto. Ma non spirali, che hanno bisogno di qualità particolari come grande elasticità (anche in presenza di variazioni di temperatura) in relazione al ridottissimo spessore della molla.
Ma se il problema dell’antimagnetismo è stato praticamente risolto, a cosa serve questa benedetta spirale in Nivachron, che oltretutto non è antimagnetico quanto il silicio? E qui entriamo in uno degli argomenti chiave dell’orologeria svizzera. I tecnici svizzeri, i progettisti e ogni dipendente dei marchi d’orologeria lavorano per un sogno di eternità. Il loro obiettivo è di realizzare minuscoli capolavori di micromeccanica che sia possibile riparare anche fra cento, cinquecento, mille anni. Per ottenere questo obiettivo devono usare tecnologie di base e materiali facilmente riproducibili. Anche quando le lavorazioni vengono automatizzate, quel che viene fatto è automatizzare, appunto, la mano umana.
Puoi montare automaticamente alcune parti di un orologio, ma questo viene fatto sempre per riprodurre in altro modo (più costante, magari, e meno costoso) quel che un tecnico potrà fare anche nel futuro. E del futuro, come del passato, farà certamente parte la realizzazione di leghe metalliche. Mentre la tecnologia per produrre elementi in silicio non è detto: in elettronica sembra si stia per passare ai nanotubi di carbonio, con buona pace del silicio. Teniamo anche presente che le quantità di materiali necessarie all’orologeria sono veramente ridotte, il che chiude le porte ad ogni economia di scala.
Ecco allora il Ritorno alla Rivoluzione di Swatch: una spirale in Nivachron altamente resistente ai campi magnetici (meno del silicio, è vero, ma circa 10 volte più di una normale spirale fino a ieri definita antimagnetica), ma soprattutto economica, così economica che dopo questa serie di orologi in edizione limitata verrà introdotta nella produzione Swatch di serie (da settembre) e poi man mano estesa a molte, se non tutte le marche di Swatch Group. L’investimento in Ricerca e Sviluppo si esprime ai massimi livelli quando riesce a creare innovazione a costi ridotti. È questo il significato della Rivoluzione Swatch fin dall’inizio. Nell’autunno 1983, a pochi mesi dalla sua nascita, uno Swatch di base costava 50 franchi svizzeri. Oggi, a distanza di 36 anni, ne costa 65 (in Italia 55 euro). Fa meditare, molto.