Una collezione in cui convivono gli opposti. Che rimanda alla duplice natura del marchio, la cui immediata leggerezza è frutto di profonda cultura. E ispira a Elena Lorusso un testo (quasi) letterario
Fredda e leggerissima. In acciaio e ultrasottile. È la nuova Skin Irony di Swatch. A guardarla bene, una collezione data dall’accostamento di due concetti diametralmente opposti, o quasi. Un ossimoro. Sembra infatti che il brand svizzero abbia preso in prestito qualche vocabolo dalla letteratura per questa collezione. Ma andiamo con ordine e partiamo dai termini.
Si chiama ossimoro quella figura retorica che consiste nell’abbinare due parole contrastanti. “Provvida sventura”, scriveva il Manzoni; “silenzio assordante”, ribatteva Pirandello. Insomma, l’ossimoro è stato spesso fonte di bellezza inesplorata, quella che nasce proprio dall’accostare ciò che normalmente sembrerebbe allontanarsi.
Non è un caso quindi che Swatch, il celebre brand che ha saputo reinventare l’idea di orologio, abbia voluto stupire creando una collezione ossimorica appunto. Era l’autunno del 2018 e usciva la collezione Skin Irony, nata appunto dall’unione di due concetti opposti e, a cascata, di due collezioni diverse. Da una parte la collezione Skin, che comprende gli orologi più piatti mai realizzati in plastica, dallo spessore di 3,9 mm; e dall’altra la collezione Irony, con cassa in acciaio (anziché nella consueta plastica), rigorosa e lineare.
Oggi, a distanza di un anno, la collezione Skin Irony torna, online e nei negozi, rinnovata. Ampliata nelle dimensioni, raggiunge i 42 mm di diametro, che vanno ad affiancare i 38 già esistenti. In totale comprende 26 referenze, da uomo e donna, dai gusti e dalle declinazioni più disparate; ma unite dallo stesso comune denominatore: voler stupire con stile, tra lo chic e l’essenziale.
Evocativi i nomi di ciascun modello – da Skinsand, con colori terra e oro, a Skindream, in tonalità pastello cielo, a Skinnavy, dal total look blu –, per una fascia prezzo che va dai 135 ai 175 euro. Cassa sottile in acciaio lucido e cinturini in cuoio o silicone, alternati a bracciali in metallo, che riprendono ed esaltano la natura di ogni esemplare. Un ossimoro di materia e immaginazione, perché se l’acciaio spesso rimanda a qualcosa di massiccio e corposo, l’ultrasottile è proprio il contrario.
In sintesi, orologi dall’eleganza discreta ma decisa, senza ridondanze nel quadrante, che puntano piuttosto alla pulizia di ogni codice stilistico, eppure ricchi di particolari. Capaci di far convivere le antitesi. Come dire, la creatività e le contaminazioni fra discipline sembrano essere ormai la chiave del successo. Anche in orologeria.