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La blockchain di Breitling spiegata da Antonio Carriero

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Intervista ad Antonio Carriero, Chief Digital and Technology Officer di Breitling. Che ci spiega con parole semplici cos’è e a cosa serve la blockchain, la tecnologia applicata al nuovo cronografo Top Time. Un “portafoglio digitale” in grado di offrire una garanzia di autenticità e una completa tracciabilità agli orologi

Blockchain e orologeria. Un’innovazione tecnologica che pare destinata a lasciare il segno. La pensa così Breitling, che ha deciso di servirsene nel remake del proprio Top Time per mettere a disposizione dei clienti un nuovo servizio di “passaporto digitale”. 

Per capire meglio la tecnologia impiegata e il suo utilizzo, abbiamo intervistato Antonio Carriero, Chief Digital and Technology Officer del celebre marchio svizzero, per il quale si occupa di tutto quello che riguarda tecnologia e digital. Un doppio ruolo, il suo, che coniuga l’IT classico (la sigla sta per Information Technology, e indica l’applicazione dell’informatica in una società o in un’azienda, ndr) a tematiche più legate invece al business. In particolare alle piattaforme di vendita online e alla gestione dell’interazione dello staff con i clienti all’interno delle boutique legate al luxury retail. Insomma, la persona giusta a cui porre i nostri quesiti.

GdO: Può spiegarci cosa è la blockchain e come intende utilizzarla Breitling?
AC: Essenzialmente, la blockchain è una banca dati distribuita, in cui le transazioni sono memorizzate – su più macchine collegate tra loro via Internet – senza poter essere modificate in seguito. In tal modo vengono garantite l’autenticità e la completa tracciabilità delle informazioni delle transazioni registrate.

GdO: Interessante. In che modo intende servirsene Breitling?
AC: La nostra volontà è quella di dare al cliente che acquista un nostro prodotto un certificato inalienabile con tutte le informazioni relative all’orologio, in modo che possa avere la più assoluta sicurezza in merito all’autenticità del suo acquisto e la più completa tracciabilità di quella che è la vita del prodotto. Possiamo dire che l’utilizzo della blockchain è un’evoluzione naturale del sistema di garanzia digitale già utilizzato da Breitling: il certificato è inserito in un vero e proprio “digital wallet’.

GdO: Può raccontarci qualcosa di più su questo “portafoglio digitale”?
AC: Inizialmente utilizzeremo l’applicazione sviluppata dal nostro partner per la blockchain, Arianee. Si tratta di un consorzio internazionale con sede in Francia e negli Stati Uniti che, a partire dalla blockchain pubblica Ethereum, ha sviluppato un protocollo complementare in grado di fornire un certo numero di servizi. Breitling, attraverso la mia figura, fa parte del board di Arianee, e in tal modo può suggerire alcuni sviluppi particolari del protocollo in modo da soddisfare necessità specifiche. Quel che è importante, ad ogni modo, è che nel mondo del lusso si trovi una piattaforma comune, o comunque un approccio comune. Al consorzio appartengono molti altri importanti attori del settore luxury, al lavoro per giungere a una soluzione che permetta di preservare l’investimento dei propri clienti.

GdO: Quindi in sostanza si sta cercando di sviluppare uno standard comune.
AC: Esattamente. Uno standard comune legato a due differenti aspetti. Da un lato, la descrizione del prodotto, di cui il certificato è una rappresentazione digitale nella blockchain, contenente dati più o meno tecnici. Dall’altro, altri dati importanti concernenti la tracciabilità dell’orologio, quali la data di produzione, il cambiamento di proprietà, eventuali riparazioni. Tutti elementi importantissimi, solo per fare un esempio, in un’eventuale piattaforma di trading. Le transazioni che riguardano la vita del prodotto sono tutte registrate e non sono modificabili.

GdO: Come funziona in pratica il wallet?
AC: Al momento dell’acquisto, il cliente riceve una carta di garanzia simile a una carta di credito con un QR Code, da scansionare servendosi dell’app di Arianee per il proprio smartphone. In tal modo il certificato viene scaricato sul telefonino. Il trend al momento sembra quello per cui i due maggiori player in ambito mobile, Apple e Google, nel medio periodo potrebbero integrare i prodotti di lusso direttamente nei propri digital wallet, con un’evoluzione naturale dello sviluppo delle proprie applicazioni. Come oggi è possibile registrare una carta di credito nel proprio wallet su smartphone, probabilmente in futuro avremo una soluzione anche per i prodotti di lusso. Per noi non è un problema, in quanto la struttura che utilizziamo consente di transitare con facilità i certificati da una piattaforma all’altra.

Ad ogni modo, per tornare all’applicazione, una volta scaricato il certificato, si viene a generare un legame con Breitling. Un collegamento anonimo, tra marchio e cliente, che permette di suggerire un’intera pletora di servizi post-vendita senza dovere chiedere al proprio cliente dati personali quali nome, numero di telefono o indirizzo e-mail. Si tratta di un argomento sempre molto delicato, soprattutto nel mondo dei prodotti di lusso. In tal modo, possiamo suggerire servizi complementari ai nostri clienti, mantenendo al contempo una relazione coerente con il nostro network di retailer.

GdO: Può già elencarci alcuni dei servizi proposti?
AC: Quando parliamo di servizi penso, ad esempio, ad un’assicurazione contro il furto o lo smarrimento del prodotto. Stiamo lavorando con numerose compagnie di assicurazione, sia locali che globali, per integrare le informazioni presenti nella blockchain con i loro sistemi assicurativi. I servizi che abbiamo intenzione di offrire permettono al cliente di tutelare il proprio investimento, ad esempio dichiarando velocemente un furto, che verrà subito tracciato nella blockchain.

Ancora, il wallet permette nativamente di trasferire la proprietà del prodotto a seguito di una transazione di vendita. Il tutto in via completamente digitale, attraverso un trasferimento effettuato sulla blockchain servendosi del proprio dispositivo. Una volta effettuato il trasferimento, il proprietario originale perde la visibilità sul certificato, che entra a fare parte di una nuova catena della blockchain visibile al nuovo acquirente. Il tutto sempre nell’ottica di offrire una completa tracciabilità del ciclo di vita del prodotto.

GdO: Una tecnologia molto interessante. Pensa che verrà applicata anche ad altri orologi Breitling, futuri o – perché no – passati?
AC: Certamente. L’utilizzo della blockchain con Top Time ha rappresentato per Breitling un test per verificare i processi di industrializzazione di tale tecnologia nell’ambito dell’orologeria. Il QR Code, che è la rappresentazione fisica del certificato, viene generato al momento della posa del bracciale, cioè all’ultimo step della catena di produzione. Nelle nostre intenzioni, ogni nuovo orologio Breitling presentato a partire dalla fine di quest’anno sarà dotato di un proprio certificato. Per quel che concerne i modelli già sul mercato e ancora in garanzia, stiamo valutando la possibilità di generare i certificati su richiesta. Per poterlo fare, però, occorre prima stabilire nei dettagli un protocollo di validazione generale attraverso cui poi operare, con tutte le certezze del caso.