Design italiano e movimenti Swiss made. Il mantra di Philip Watch rimane sempre lo stesso – anche nelle ultime novità, da poco presentate a Milano. Ma l’impressione generale è che il marchio (di proprietà di Morellato Group) abbia effettuato un lieve, eppure tangibile, affinamento. Una sorta di messa a punto definitiva di un programma già di per sé riuscito – con la quale ha voluto alzare ulteriormente l’asticella della qualità, senza tuttavia andare a incidere sui prezzi. Prova ne sia la nuova collezione Amalfi.
Una collezione emblematica
Sia chiaro, Philip Watch è un marchio dalla riconosciuta maturità, con una lunga tradizione alle spalle, un buon nome e un’identità precisa. Non ha certo bisogno di stravolgimenti, né di grandi migliorie. Ma è come se, arrivato a questo punto, avesse sentito l’esigenza di mettere i puntini sulle i. Ribadire con meticolosità i propri valori, chiudere il cerchio sul proprio lavoro. E perciò abbia compiuto, con coerenza e piena consapevolezza, un sottile perfezionamento. Come dicevo, per entrare nel concreto, basta guardare la collezione Amalfi.
Omaggio all’antica Repubblica marinara, il nome non evoca solo la suggestiva cittadina in provincia di Salerno – e quindi l’italianità di Philip Watch; ma anche il paesaggio della celebre Costiera, scenario di attività legate al mare, dalla vela alle immersioni. Amalfi è infatti una ricca famiglia di orologi sportivi dallo stile garbato e dalla costruzione ben curata, in perfetto equilibrio fra eleganza estetica e prestazioni tecniche. Che si dispiega fra vari generi – c’è il subacqueo, il day-date, il cronografo – per un totale di 13 referenze, con prezzi a partire da 560 euro.
Il cronografo Amalfi
E mi concentro proprio sul cronografo con quadrante blu (lo stesso che è in campagna), per addentrarmi nei dettagli. Perché sono proprio i dettagli a fare la differenza. A cominciare da cassa e bracciale in acciaio, su cui si alternano superfici lucide e satinate, che denotano la cura delle lavorazioni; da tener presente però che comportano un maggior numero di passaggi e quindi costi di produzione superiori. Per passare poi alla presenza del vetro zaffiro, che oltretutto ha subìto un trattamento antiriflesso per migliorare la visibilità.
A proposito di visibilità, lancette e indici sono applicati e risultano ben leggibili in tutte le condizioni di luce, grazie alla giusta quantità di materiale luminescente. E il quadrante ha una finitura soleil che fa risaltare i tre contatori dalla tipica decorazione azuré. Ovvio, si tratta di operazioni effettuate a macchina, ma ciò non toglie nulla alla piacevolezza dell’insieme. Perché quel che emerge dall’analisi attenta dei particolari (per il seguito vi rimando alle didascalie) è che il cronografo Amalfi risponde a un progetto ben studiato, scrupolosamente ponderato. A cui si deve l’ottima riuscita dell’esemplare stesso, così come quella dell’intera collezione.
Meccaniche Swiss made
Merita almeno un cenno infine il movimento al quarzo, rigorosamente di fabbricazione svizzera. Si tratta di un Ronda 5040.D, un calibro cronografico apprezzato dall’orologeria elvetica e montato da numerosi marchi, sia di grandi gruppi sia indipendenti (microbrand compresi). Un’ottima alternativa all’omologo Eta G10.211 (e seguenti), in grado di misurare il 10° di secondo e fornito delle consuete funzioni Add e Split. La batteria in genere ha una durata di oltre 4 anni – ma ovviamente tutto dipende dal personale utilizzo.
A completezza dell’informazione, devo però aggiungere che, oltre alla versione blu, esistono diverse varianti in acciaio di vari colori, con quadrante bianco o nero. Per i fan della meccanica, comunque, al top della collezione Amalfi si trova un cronografo automatico (animato da un Eta Valjoux 7750), esplicitamente dedicato al mondo della vela. A proposito di vela, questa stagione vede anche il campione olimpico Giulio Desiderato protagonista delle pagine social come friend of the brand. Ma il tema merita un approfondimento a sé. Ne riparleremo.