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Top Time Classic Cars: Breitling reinterpreta il mito delle auto americane

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Istrionico come sempre, Georges Kern – intraprendente Ceo di Breitling – questa volta ha superato se stesso. Dopo aver sostenuto “squad” di piloti d’acrobazia aerea (il mercato italiano ha peraltro da molto tempo il proprio asso nella manica con la formazione militare delle Frecce Tricolori) e di ammiratissimi attori (come si potrebbe dire diversamente del trio formato da Charlize Theron, Brad Pitt e Adam Driver?), tutte belle realtà ereditate dalla tradizione di marca, oggi di suo mette insieme una “squadra” d’auto d’epoca veramente da sogno. E questa Top Time Classic Cars Squad non è formata solo da immagini di repertorio, ma da reali vetture in movimento, in tutta la loro bellezza stilistica e motoristica. Assolute protagoniste della più attuale campagna di comunicazione Breitling, rispondono al nome nientedimeno di Shelby Cobra, Chevrolet Corvette e Ford Mustang.

L’evento di presentazione “phygital”

La loro passerella, in cui sono apparse esattamente in quest’ordine, è avvenuta nell’ambito dei Geneva Watch Days. Evento che si è tenuto tra fine agosto e inizio settembre, all’interno di un grande hangar ricavato negli spazi del PalExpo, nei pressi dell’aeroporto internazionale della città svizzera, con un pubblico d’addetti ai lavori in presenza e collegato in streaming. In tenuta da perfetto gentleman-driver, Kern ha acceso i riflettori sull’entrata in scena delle macchine, madrine di una nuova collezione d’orologeria loro dedicata e definita dallo stesso Kern «modern retro style e con specifici dettagli di design riferiti a ogni singola vettura». A cominciare dai cromatismi: il tipico blu di Cobra, il rosso acceso di Corvette e il verde di Mustang.

Vetture apparse, appunto, dal vero, con motori e fari accesi. Impeccabili nel loro essere originali dell’epoca e magnificamente conservate. Anche per chi non avesse familiarità con il mondo delle auto storiche, la loro entrata in scena è stata studiata per dare subito l’idea del tema in questione e della carica emozionale conseguente. Stiamo parlando dei mitici anni 1960 e del “sogno americano” con tutto quello che ciò comporta.

Ecco allora che Shelby Cobra entra nell’hangar seguendo una sorta di percorso stradale ben tracciato: curva e controcurva, un breve rettilineo quindi una repentina accelerazione, che scarica tutta la straordinaria potenza del motore. È poi stata la volta di Chevrolet Corvette: la sua è un’andatura da parata, guidatore con bella accompagnatrice a fianco, macchina da Febbre del sabato sera e da grandi “vasche”, avanti e indietro per pavoneggiarsi e divertirsi lungo i boulevard delle metropoli a stelle e strisce. Infine Ford Mustang, agile e quasi furtiva, complice anche il colore scuro; basta guardarla perché venga in mente la musica ipnotica e martellante del più famoso inseguimento tra auto della storia del cinema. Quello del tenente Bullitt (alias Steve McQueen, che si dice abbia pilotato di persona) nell’omonimo film, su e giù a per i celebri dossi di San Francisco

Le auto della squadra

Sono stati scritti fiumi di inchiostro su queste macchine, la loro evoluzione e la leggenda che le circonda. Ma in poche parole si potrebbe dire che Shelby Cobra nasce da un’intuizione di Carroll Shelby, pilota e imprenditore automobilistico texano, d’unire l’agilità dei telai inglesi alla potenza dei motori V8 americani. Anche per competere direttamente con Ferrari nelle più importanti gare di velocità e durata dell’epoca come Le Mans, Sebring e Daytona.

Invece Corvette si mette in vista – nelle sue varie versioni coupé, cabriolet e roadster – per la forma aerodinamica (quasi da aviogetto); non per nulla fu capostipite della vettura americana sportiva due posti. Nota per i più curiosi appassionati dell’industria del tempo. Louis Chevrolet, il fondatore di quella che all’origine era una branca di General Motors, era pilota da corsa svizzero di la Chaux-de-Fonds, culla dell’orologeria elvetica.

Infine Mustang. Leggenda lo è veramente e non solo grazie a Steve McQueen e al suo Bullitt. Emblematica vettura di classe media, compatta e muscolosa, primo esempio di “pony car”, la sua presentazione coincise con l’affermarsi della generazione dei cosiddetti “baby boomers”. Quei giovani cioè che si affacciavano al mondo del lavoro, con tante aspirazioni in un clima di generale benessere, nel decennio immediatamente successivo alla fine del Secondo conflitto mondiale. E la Ford Mustang era un tipo di macchina pensata apposta per loro. Scattante, tutto sommato economica e di dimensioni ridotte, almeno rispetto alla media del mercato statunitense. E l’insieme risultò determinante per il suo successo.

La collezione di orologi Top Time Classic Cars

Non ci siamo certo dimenticati gli orologi di questa collezione battezzata Top Time Classic Cars. Orologi che hanno voluto sublimare, sia pure nelle millimetriche dimensioni di un modello da polso, tutti questi elementi stilisti e simbolici. Aggiungendo il valore specifico dell’essere cronografi, automatici e dotati di certificato ufficiale di cronometria; ovvero il non plus ultra degli esemplari sportivi, originariamente destinati alla misurazione dei tempi nelle gare e nelle corse.

Il design più “arcaico” della Shelby Cobra, ad esempio, ha ispirato il display a due contatori – che si ritrova anche in certi esemplari d’antan. Le forme più possenti di Corvette e Mustang invece si trasferiscono nei diametri maggiori della cassa in acciaio (42 millimetri, contro i 40 di Cobra). I colori emblematici delle case automobilistiche sono ripresi dai quadranti: blu e bianco per Cobra, rosso e nero per Corvette, verde e nero per Mustang. Mentre il fondello riporta lo stemma originale di ciascuno dei marchi americani.

Riguardo alla meccanica, Corvette e Mustang ospitano il calibro Breitling 25 (crono a 1/8 di secondo, totalizzatore 30 minuti, 15 minuti e 6 ore); mentre Cobra adotta il calibro Breitling 41 (crono a 1/4 di secondo e totalizzatore dei 30 minuti). Tutti i movimenti hanno un bilanciere che lavora a 28.800 alternanze orarie e un’autonomia di 42 ore. Altro bel denominatore comune è il cinturino, in pelle di vitello diversamente colorata, ma sempre traforata, come i guanti da guida dei veri gentleman drivers.