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“Air Time”, gli orologi per il volo in un libro. Raccontato dall’autore

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Per gli appassionati di orologi d’aviatore, Air Time: Watches Inspired by Aviation, Aeronautics, and Pilots dell’americano Mark Bernardo è un libro (edito da Rizzoli International) da tenere in collezione. Prima di tutto perché è scritto da un esperto: l’autore è anche Senior editor della rivista newyorkese WatchTime. E poi perché è l’ultimo capitolo di una trilogia sugli orologi dei diversi elementi: terra, acqua e aria. Air Time segue infatti altre due importanti pubblicazioni: Sea Time: Watches Inspired by Sailing, Yachting and Diving, scritto da Mark Bernardo e Aaron Sigmond; e Drive Time: Watches Inspired by Automobiles, Motorcycles and Racing, di Aaron Sigmond. Il nuovo volume, Air Time, si presenta quindi come un bel volo di 240 pagine fra i modelli e i marchi – iconici o meno conosciuti – che hanno fatto la storia degli orologi da pilota e dintorni. Ne abbiamo parlato con lo stesso Mark Bernardo.

Nel suo libro presenta oltre novanta esemplari rappresentativi del mondo dell’aviazione. Come li ha selezionati?
«È stata necessaria molta ricerca. Anche perché ho dato spazio sia ad orologi di grandi marchi noti che a quelli degli indipendenti più piccoli. Alla fine, volevo il giusto equilibrio tra orologi da pilota tradizionali, cronografi e timer più complicati. E anche orologi fatti apposta per l’uso in ambienti aeronautici come, appunto, i viaggi nello spazio».

Come è strutturata l’opera?
«All’inizio si trova una breve storia dell’aviazione in cui approfondisco la sua evoluzione insieme alla scienza del cronometraggio. Successivamente, sette capitoli esplorano altrettante epoche distinte dell’aviazione. Tale esplorazione avviene attraverso la lente di marchi iconici o di orologi che rappresentano meglio il periodo preso in esame. Per esempio, Cartier per i pionieri del volo. IWC per le guerre mondiali. Breitling per l’età d’oro dei viaggi aerei degli anni ’50. Poi Omega per la corsa allo spazio degli anni ‘60, e così via. Il periodo di tempo coperto è sostanzialmente dal 1900 ai giorni nostri.

La dozzina di orologi più iconici della categoria sono poi esplorati nelle pagine loro dedicate. Quindi, il libro presenta quasi 100 esemplari suddivisi nelle categorie “Piloti”, “Astronauti”, “Viaggiatori del mondo” e “Per la lounge First Class”, con foto a colori e passaggi descrittivi su ogni modello».

Come si è documentato?
«Ovviamente, in qualità di Senior editor della rivista WatchTime, ho apportato al progetto un patrimonio di mie conoscenze personali. Ma mi sono rivolto anche al lavoro di altri esperti di orologi e giornalisti. Poi ho attinto dai materiali storici e archivistici forniti dai diversi marchi di orologi. E infine ho consultato fonti storiche come quelle dello Smithsonian».

Air Time è l’ultimo capitolo della trilogia di volumi iniziata con Drive Time e proseguita con Sea Time. Cosa l’ha spinta a scrivere un’opera così ponderosa?
«L’idea originale per la trilogia è venuta, in realtà, ad Aaron Sigmond, che ha scritto Drive Time ed è stato il mio co-autore per Sea Time. Nel senso che mi ha coinvolto a scrivere assieme a lui Sea Time. Diciamo quindi che mi ha passato il testimone su Air Time quando ha riconosciuto il mio interesse per quel particolare genere di orologi.

Penso che ogni libro sia unico a modo suo, ma insieme formano un quadro molto coerente e completo delle tre categorie più popolari di orologi sportivi di lusso. Drive Time è tutto Aaron, invece Air Time riflette tutto me stesso; infine Sea Time raccoglie entrambe le nostre competenze. Sono molto grato ad Aaron per l’opportunità che mi ha dato di “volare da solo” in questo ultimo libro della trilogia».

Immagino che sarà un appassionato collezionista…
«Più che un collezionista vero e proprio, sono un appassionato! Attualmente ho più di 20 orologi in collezione, di cui circa cinque da piloti o dotati di funzionalità per il viaggio, dual-time o world-time ».

Quale aspetto degli orologi da aviatore l’affascina di più?
«Gli orologi da pilota e gli orologi dedicati al viaggio sono affascinanti perché, come spero di chiarire nel libro, la storia che trasmettono è strettamente legata a quella del volo. Ed anche alla necessità di un cronometraggio accurato, nel caso in cui l’orologio sia utilizzato per missioni militari di volo in tempo di guerra. Ma anche nei viaggi d’affari e di piacere, quando si tratta di attraversare più fusi orari. E nelle missioni spaziali: come nel caso dell’Apollo 13, è entrato in servizio per salvare un equipaggio di astronauti in una situazione pericolosa».

Quali sono gli esemplari che apprezza di più?
«Naturalmente, gli orologi da pilota più iconici: Breitling Navitimer, IWC Big Pilot’s Watch, Rolex GMT-Master, Longines Angolo Orario. Tra i modelli e i marchi più recenti, ammiro ciò che Zenith ha fatto con la serie Pilot Type XX e il design intelligente delle edizioni limitate BR 01 Flight Instrument di Bell & Ross, come il Red Radar. E, anche se non è il marchio più famoso, ho sempre avuto un debole per il look militare anticonformista dei modelli Chronofighter di Graham, con quel pulsante cronografo a forma di grilletto».