L’orologeria vive da sempre in connubio con l’arte. Un connubio perfetto, anzi magico, che viene ora celebrato nella mostra Horology in Art: allestita, fino al mese di aprile 2022, nella sede della Horological Society of New York, in Midtown Manhattan. Fra gli esempi dell’intersezione dei due mondi, basti ricordare il dipinto L’enigma dell’ora (1911) di Giorgio De Chirico; oppure il celeberrimo La persistenza della memoria (1931), fra i lavori più emblematici della ricerca artistica di Salvador Dalí.
Proprio quest’ultimo figura fra le opere in mostra. Ma è solo l’esempio più celebre di un rapporto che perdura da oltre sette secoli. E che ha visto pendole e orologi rappresentati in tutti i modi, con tutti i mezzi e sui tanti supporti, nei diversi Paesi. Orologi di ogni tipo: a cassa lunga, da tavolo, da persona… Che siano apparsi come soggetto principale o come elemento di sfondo, sono serviti di volta in volta come promemoria della mortalità umana o come simboli di ricchezza, disciplina, occupazione e raffinatezza tecnologica.
Horology in Art in sintesi
Se ne possono ammirare 60 esemplari proprio nella mostra Horology in Art, allestita presso la sede della prima gilda di orologiai d’America. Fondata nel 1866, la HSNY è infatti una delle più antiche associazioni al mondo dedicata alla ricerca e alla divulgazione dell’arte orologiera. I suoi membri sono un mix di tecnici e appassionati: orologiai, dirigenti, giornalisti, banditori d’asta, storici, venditori, collezionisti…
Una mostra curiosa, a dire il vero. Frutto della passione di un “collezionista di immagini”, che negli anni ha riunito una raccolta tanto ampia quanto variegata di pezzi, diversi per epoca e ispirazione: dipinti, incisioni, stampe, fotografie, poster, perfino francobolli… Tutti accomunati da un unico fil rouge: la figura di un orologio. Ecco allora, per esempio, un olio su tela del 1830 che ritrae una madre e un bambino con un modello da tasca. O ancora una miniatura su avorio, realizzata nel 1840, in cui una giovane donna sfoggia come prezioso sautoir l’esemplare appeso a una lunga catena.
In mostra, accanto alla produzione di illustri sconosciuti (almeno qui da noi), ci sono anche pezzi più importanti. Come le riproduzioni a stampa di artisti celebri: oltre al già citato Salvador Dalí, s’incontrano per esempio Giovanni Battista Piranesi, Jean-Louis David, Jan Steen, Andrew Wyeth, Winslow Homer. Le foto d’epoca annoverano invece due rari dagherrotipi della metà del XIX secolo; e diversi ritratti dell’era della Guerra civile di Mathew Brady, spesso scattati nel suo studio, i cui soggetti condividono la scena con l’orologio da mensola chiamato “Reaper” (il mietitore).
Due parole con Bob Frishman
La maggior parte delle opere visibili nel percorso di Horology in Art sono un prestito del curatore stesso della mostra, Bob Frishman. È lui il “collezionista di immagini” cui mi riferivo prima: orologiaio, restauratore, storico, ricercatore, ci ha concesso quattro chiacchiere in esclusiva. «Tutto è iniziato con un ritratto del XVI secolo di Annibale Carracci, che mostrava una donna dalla pelle scura con in mano un orologio. Era all’interno di un catalogo di un’asta di Christie’s del 2005. Ne rimasi sbalordito», ci racconta l’esperto. «Sebbene io sia attivo nell’orologeria dal 1980, quest’immagine ha dato il via alla mia ricerca quotidiana di altre opere d’arte raffiguranti orologi». Ad oggi la sua collezione (fisica e digitale) conserva più di duemila esemplari.
«Anche se non posso avere capolavori a livello museale di Tiziano o Winslow Homer, possiedo comunque opere d’arte originali, belle stampe e prime fotografie. E sono felice di condividerle con il pubblico di Horology in Art. Per quanto ne so, prima d’ora non c’era mai stata da nessuna parte una mostra del genere, che si concentrasse esclusivamente sull’orologeria nell’arte». Le oltre 60 opere esposte non solo rivelano il livello della sua raccolta privata. Molte offrono uno spaccato della vita quotidiana di tempi e mondi diversi. E testimoniano soprattutto la presenza dell’orologio come oggetto ricorrente nelle tante forme artistiche di varie culture, in Occidente come in Oriente.
«Ogni dipinto, ogni fotografia sono stati composti da un artista e l’orologio fa parte della storia di queste opere. Per secoli, gli orologi nell’arte hanno rappresentato argomenti seri come la mortalità umana, l’abbondanza, la disciplina, la raffinatezza, il progresso tecnologico… Invece per noi collezionisti di orologeria, queste opere mostrano anche – spesso nei minimi dettagli – orologi che allora erano nuovi, ma oggi sono ciò che cerchiamo nei musei, nelle aste e nelle collezioni private. Quindi le immagini ci raccontano storie e ci illustrano orologi di tutti i tipi degli ultimi sette secoli. Insomma, non parliamo di selfie e foto ricordo. Le opere d’arte che raffigurano orologi non nascono mai per caso».