Ecco uno di quegli appuntamenti per appassionati di orologi da segnare sul taccuino. A Londra, da oggi fino al 25 maggio, il Design Museum ospita The Oak Collection International Exhibition. Una corposa selezione di esemplari provenienti da quella che è riconosciuta come una delle maggiori collezioni private al mondo: la Oak Collection (“One-of-A-Kind”), appunto. Dove sono esposti 162 esemplari antichi, vintage e contemporanei, da tasca e da polso, fra pezzi unici e rarità varie. Si tratta infatti di orologi difficilissimi da trovare, per un motivo o per l’altro; tutti in ottime condizioni e perfettamente funzionanti. Come richiede il proprietario.
La Oak Collection appartiene a Patrick Getreide, un uomo d’affari francese su cui si sa ben poco – se non che è appassionato di cavalli e di calcio (è tifoso del Chelsea). Ha impiegato quattro decenni per raccogliere i 600 esemplari che costituiscono l’intera raccolta, a partire da un Tank Cartier acquistato dopo aver vinto una tripletta a una corsa di cavalli. «Ho iniziato a collezionare orologi in giro per il mondo, grazie al lavoro che mi portava spesso a viaggiare. Ma penso di aver fatto il mio più grande affare in un mercatino delle pulci in Francia, 35 anni fa, dove ho trovato un Patek Philippe Referenza 130 Sector», ricorda.
The Oak Collection: il percorso espositivo
La mostra allestita al Design Museum di Londra è suddivisa in 11 sezioni o “capitoli del tempo”, ognuno dei quali testimonia le diverse passioni del collezionista, dai modelli più semplici a quelli più complicati. Con grande predominanza però di Patek Philippe, cui sono dedicate ben 7 sezioni monografiche: i Calatrava, i Cronografi, i Graves-Fullerton, i Nautilus, e ancora i Calendari Perpetui/le Complicazioni, i Mestieri Rari, le Ore del Mondo. Cui si aggiungono tre sezioni riservate a Rolex – gli Sport Watch, i Cronografi e i GMT-Master – e una agli Indipendenti, come F.P. Journe e Kari Voutilainen.
The Oak Collection permette quindi di ammirare un’incredibile raccolta di pezzi unici – sia commissionati dallo stesso collezionista, sia reperiti nelle varie edizioni di Only Watch (l’asta di beneficienza organizzata ogni due anni a Monaco). Più tante, ulteriori rarità che Getreide si è aggiudicato in altre vendite all’incanto.
Fra i vintage spiccano per esempio i modelli un tempo appartenuti al grande musicista inglese Eric Clapton o al compianto attore francese Jean-Paul Belmondo. Per non parlare poi degli esemplari di Henry Graves Jr. (1868/1953): il celebre banchiere e magnate delle ferrovie, tra il 1922 e il 1951, commissionò a Patek Philippe qualcosa come 39 orologi, diventati leggendari. Di questi, solo una trentina pare siano sopravvissuti. Fra gli esemplari giunti fino a noi, 5 appartengono alla Oak Collection in mostra e altri 13 al Patek Museum di Ginevra.
Un tour fra i Calatrava, i Nautilus… e i Rolex
La Oak Collection include appunto la più importante collezione di Calatrava al mondo. Tra i 20 esemplari esposti a Londra, si può ammirare per esempio l’unica Referenza 570J conosciuta, un Calatrava insolitamente grande con cassa in oro e quadrante nero. Ma in un’altra sala si trovano anche 16 esemplari del Nautilus, tra cui tre versioni della referenza 3700. Sì, perché una delle caratteristiche della Oak Collection è seguire l’evoluzione nel tempo di particolari modelli. Proprio come nel caso della creazione di Gérald Genta, raccontata attraverso il susseguirsi delle diverse generazioni di orologi.
Lo stesso discorso vale anche per i Rolex, in particolare dei cronografi, a cominciare dalla famiglia dei Cosmograph Daytona. Fra gli highlight, ci sono per esempio il primo Daytona realizzato in platino, oppure quello portato al polso dall’astronauta della Nasa Walter Cunningham sul modulo lunare Apollo 7. Tra gli sportwatch, invece, non potevano mancare “celebrità” come il Submariner Comex o l’Explorer II detto “Steve McQueen”.
Per la cronaca, dopo l’esposizione di Londra, la Oak Collection partirà per un tour mondiale, che nel corso dell’anno toccherà varie destinazioni in Medio Oriente e in Estremo Oriente, per poi concludersi negli States. Senza alcuno scopo commerciale, sia chiaro, ma con il solo obiettivo di condividere una passione: quella per l’alta orologeria. Rivolta a esperti, media specializzati, collezionisti, neofiti o semplici curiosi, la mostra intende coinvolgere una community internazionale legata dall’amore per questa forma d’arte. Perché, come dice lo stesso Getreide, non tutti possono permettersi orologi come questi, ma tutti dovrebbero almeno poterli guardare.