Storia e storie

I Bronnikov, orologiai senza metallo

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Riprendiamo la nostra rubrica di curiosità storiche dell’orologeria, realizzata proprio per far conoscere aspetti poco noti del mondo delle lancette del passato. Come nel caso dei Bronnikov, dinastia di ebanisti-orologiai russi che produssero incredibili esemplari in legno

Gli orologi in legno? Non sono una novità. Nella Foresta Nera i movimenti degli orologi da parete, caratterizzati da quadranti dipinti con uno stile ingenuo, precursore di quel mondo piccolo borghese che andrà poi a sublimare nello stile Biedermeier, avevano cassa e ingranaggi in legno.

Materiale povero, ampiamente disponibile, facile da lavorare. C’erano dei limiti, in quello che si poteva realizzare col legno: non oggetti troppo piccoli, nulla che richiedesse lavorazioni di precisione. Alcuni elementi, come le lancette, gli assi degli ingranaggi, le molle, lo scappamento erano però di necessità in metallo.

Ma spostiamoci nello spazio e nel tempo per scoprire una famiglia di raffinatissimi maestri ebanisti, che furono anche orologiai sopraffini e portarono al limite estremo le possibilità dell’orologeria in legno, ripudiando l’uso del metallo. Andiamo nella Russia del XIX secolo, a scoprire una storia incredibile.

Il primo orologio da tasca in legno

Nel 1837 una fiera di artigianato locale organizzata dal governo zarista vide tra i propri espositori Ivan Bronnikov. Tornitore qualificato, con il giovane figlio Semjon volle presentare come capo d’opera, come pezzo “speciale” che valesse a dimostrare il talento della loro bottega, un piccolo orologio da tasca interamente in legno.

In legno la cassa, in legno le ruote, in legno il quadrante. Pochi dettagli, come alcune viti, la molla, gli assi degli ingranaggi, le lancette erano in avorio. Zero metallo. In legno anche la catena, ricavata da un pezzo unico, in legno la custodia in cui riporre il piccolo tesoro. E funzionava.

L’erede al trono imperiale, quello che poi sarebbe stato lo zar Alessandro II, si fermò affascinato ad ammirarlo e lo volle assolutamente acquistare.
La scintilla era scoccata ed il giovane Semjon intuì che pur avendo una produzione di successo di oggettistica molto pregevole, dedicarsi all’orologeria avrebbe potuto fare la differenza.

I Bronnikov di Vjatka

Dalla loro bottega di Vjatka, antica città che nel 1934 fu ribattezzata Kirov, i Bronnikov producevano oggettistica di lusso in legno, madreperla, osso, avorio: gemelli per camicie, gioielli, objets de vertu per la più ricca committenza di San Pietroburgo e di Mosca. Alla quale cominciarono a offrire anche incredibili – e perfettamente funzionanti – orologi da tasca in legno.

Gli orologi erano realizzati utilizzando essenze diverse: legno di noce o di palma, persino bambù o caprifoglio. Il materiale era trattato preliminarmente per conferirgli quelle caratteristiche meccaniche che ne avrebbero permesso un uso così particolare e soprattutto stabilità nel tempo.

Il successo fu immediato e la bottega familiare iniziò a guardare anche ai mercati esteri. Il loro trionfo fu decretato all’Esposizione Universale di Vienna del 1873, grazie a risultati sempre più incredibili ottenuti da quella che ormai era la terza generazione di Bronnikov orologiai.
Innumerevoli le medaglie, le onorificenze, i premi che ottennero in tutte le manifestazioni che li videro protagonisti.

Ricercate rarità

La Rivoluzione d’ottobre cancellò quel mondo che era il loro naturale mercato. Due guerre mondiali, la delicatezza di minuscoli capolavori meccanici in legno, l’incuria degli uomini resero rarissimi gli esemplari ancor oggi sopravvissuti. Presenti nelle più importanti collezioni a livello mondiale, sia pubbliche che private, sporadicamente fanno capolino in qualche battuta d’asta, dove raggiungono buone quotazioni.

Stupefacenti per la loro leggerezza – sollevarne uno dava una sensazione incredibile, sembrava impossibile che potesse funzionare – eppure ragionevolmente precisi, sono ancor oggi testimoni dell’ingegno umano. E di quella straordinaria arte che chiamiamo orologeria.