Neo-vintage, modern-rétro, chiamatelo come volete. L’essenza non cambia: si tratta di uno stile che rielabora l’estetica d’antan per renderla attuale. Di più: di moda. Proprio come accade nell’orologeria degli ultimi tempi: “Un’era in cui ciò che è vecchio torna a essere nuovo”, dicono da Tissot. A ragion veduta: perché con la collezione PRX, ispirata agli anni Settanta, hanno letteralmente spaccato. Uscita nel 2021 in versione quarzo, poi riproposta nel 2022 con movimento meccanico, sempre analogica, la collezione PRX è diventata un bestseller amato dai collezionisti. E a fine agosto scorso è tornata con un modello inedito: il PRX Digital. Di nuovo con il cristallo che vibra a 32.768 Hz, ma con le indicazioni riportate su un display Lcd.
Il digitale di Tissot
Anche il look retrofuturistico del PRX Digital guarda ai modelli del passato. In particolare al Digital Quartz del 1977, che aveva la cassa tonneau, la lunetta coussin in rilievo e il display rettangolare. Va ricordato infatti che Tissot vanta una lunga esperienza nell’ambito degli orologi digitali. Fin dal primo prototipo presentato alla fiera di Basilea del 1972, con la cassa “di forma” carenata e le finestrelle al centro con i Led. Per arrivare al ben più recente T-Touch del 1999, tuttora in catalogo.
Facciamo un passo indietro. Fra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta – l’epoca d’oro degli orologi digitali – l’industria orologiera svizzera stava attraversando la tristemente nota crisi del quarzo, che costò la perdita di due/terzi dei posti di lavoro. Si arrivò perfino a temere per la sopravvivenza del settore stesso, schiacciato com’era dal confronto con i marchi giapponesi. Le aziende elvetiche cercarono comunque di reagire con modelli dallo stesso appeal tecnologico – anche se dai prezzi ben più elevati.
Tissot, da parte sua, lanciò esemplari come il Digital Quartz, appunto. Ma anche lo Stratos by Bertone del 1976, con la cassa ottagonale creata dal grande designer di automobili Nuccio Bertone (1904/1997). O ancora i vari Tissot Quartz F1 del 1979 – apparso quando la Casa di Le Locle esordì in Formula Uno a fianco della Lotus – e il TS-X dei primi Ottanta, fino al Viatech degli anni Novanta. Tutti dalla doppia indicazione ana-digit, simbolo di modernità.
Il design del PRX Digital
Nel nuovo PRX Digital, colpisce il lavoro dei progettisti di Tissot di saper conciliare le linee della collezione con l’indicazione digitale, in una successione di forme geometriche inscritte l’una nell’altra. Nella tipica cassa tonneau infatti si trova la lunetta rotonda, all’interno della quale il quadrante (rotondo anch’esso, ovviamente) si apre, al centro, nel display rettangolare con gli angoli arrotondati.
Bello anche il gioco di finiture dei diversi componenti dell’habillage, fra le superfici spazzolate, gli smussi lucidi come la lunetta e lo sfondo a specchio attorno al display. Il PRX Digital è declinato in tre versioni e in due formati. Come sempre realizzato in acciaio, e come sempre con il bracciale integrato, si distingue per il quadrante nero oppure argento, oppure interamente Pvd oro giallo. Esiste da 35 o 40 mm di diametro (quest’ultimo ha provocato qualche mugugno da parte dei cosiddetti “esperti” online). Questione di gusti e di polso, no?
Il movimento
Il movimento al quarzo Swiss made montato nel PRX Digital è il calibro DGT-2040, pronipote del 2040 del 1976, che era sviluppato a partire da un’ébauche ESA 9315. Se come quello è fornito di retroilluminazione (oggi maggiormente forte e luminosa), ha però una ben più lunga autonomia, grazie alla pila di moderna concezione che raggiunge i 4 anni – almeno con un uso quotidiano standard. E, a proposito di batteria, ne segnala anche l’indicazione di fine vita (EOL).
Del resto le altre differenze rispetto al predecessore riguardano proprio le funzioni. Il PRX Digital infatti presenta le consuete caratteristiche presenti in tutti gli orologi digitali contemporanei: oltre a ore, minuti e secondi, mostra anche giorno della settimana, datario perpetuo, funzione add e split, doppio fuso orario, cronografo, timer e allarme. Il tutto facilmente controllabile con i pulsanti posti sulla carrure e un sistema di utilizzo intuitivo.
Per concludere
Le ultime essenziali informazioni sul PRX Digital riguardano i prezzi al pubblico. In entrambi i formati, le versioni in acciaio costano 375 euro, quelle color oro 445 euro. L’accoglienza sul mercato è stata positiva, ma nessuno sa ancora dire se raggiungerà il successo dei precedenti analogici. Di certo è una valida alternativa ai “soliti noti” nipponici o americani (con un costo diverso, è vero, coerente con la produzione elvetica). Destinato a chi ama il futuro visto dal passato, al di là della moda.