Quest’anno il Santos spegne 120 candeline. E Cartier lo festeggia con una serie di esemplari, presentati in questi giorni a Watches and Wonders Geneve, fra i quali svettano in particolare due novità: il Santos-Dumont Rewind e il Santos Dual Time. Il primo spicca per originalità e si può ricondurre all’audacia e alla stravaganza del pioniere dell’aviazione cui è dedicato. Il secondo introduce il doppio fuso orario in una collezione che sembra naturalmente predisposta ad averla.
Alberto Santos-Dumont…
In effetti, se c’è un esemplare legittimato ad avere questa complicazione, in tutta l’orologeria di ieri e di oggi, è proprio il Santos de Cartier. Che, è risaputo, nasce nel 1904 ed è il primo orologio da polso storicamente documentato. Lo creò Louis Cartier, appunto, per Alberto-Santos Dumont: il quale aveva espresso il desiderio di poter leggere comodamente l’ora mentre era in volo, impegnato ai comandi degli instabili velivoli d’antan, senza aver bisogno di estrarre l’orologio dal taschino. E l’amico gioielliere lo aveva accontentato.
Un personaggio fuori dagli schemi, Alberto Santos-Dumont (1873/1932). Mineiro ma con origini francesi, ricco di famiglia, raffinatissimo e poliglotta, visse tra il Brasile e Parigi. Soprattutto era un geniale autodidatta, appassionato di fisica e meccanica, capace di progettare e costruire dirigibili e aeroplani. Secondo lo storico Henrique Lins de Barros, Santos-Dumont fu il vero “padre” dell’aviazione: più dei fratelli Wright, «che non avevano mai capito cosa significa decollare». Di sicuro, aveva coraggio da vendere, per salire su quelle macchine volanti che a noi ispirano meno sicurezza di un ultraleggero… E non solo: se ne fregava delle convenzioni sociali.
…e il suo orologio
Quando commissiona e indossa la nuova creazione realizzata per lui da Cartier, infatti, l’opinione comune considerava gli esemplari da polso “cose da donne”, troppo piccoli e poco precisi rispetto a quelli da tasca, con i loro grandi e “lenti” bilancieri… Eppure quel prototipo del Santos – così essenziale, pratico e funzionale – non ha nulla di femmineo, anzi: si distingue per la purezza del design, che si rivelerà capace di sfidare il tempo e le mode. Immutati restano infatti i codici di stile, trasgressivi per l’epoca: la cassa di forma carré dalle proporzioni rigorose, la lunetta fissata da viti, esposte in bella vista con una connotazione tecnica, il quadrante con i numeri romani che celano la firma segreta, il cinturino (udite udite) in pelle.
Entrato finalmente in produzione e commercializzato nel 1911, nei decenni successivi il Santos conosce continue rivisitazioni, che ne aggiornano lo stile senza tuttavia stravolgerne l’essenza. Nel 1978 compie un giro di boa: diventa più sportivo e moderno, e acquista il celebre bracciale dai link orizzontali, sempre decorati con viti. All’inizio del nuovo Millennio, in occasione del centenario, conosce dimensioni XL, e si evolve ancora nel 2018 con un sostanziale restyling che ne accentua il dinamismo estetico. Senza contare gli innumerevoli ritocchi. Del resto, il Santos de Cartier è nato per essere innovativo…
Santos-Dumont Rewind e gli esemplari in lacca
Negli anni Settanta, però, rimane in catalogo un esemplare più fedele all’originale, che prende il nome di Santos-Dumont, dalle linee più morbide ed eleganti, anch’esso sviluppato successivamente in una linea a sé stante. Ed è proprio all’interno di questa famiglia di orologi che nasce ora il Santos Dumont Rewind. Con la preziosa cassa in platino di 31,5 mm di lato e un total look bordeaux, si distingue per il quadrante altrettanto prezioso in corniola, su cui i numeri romani seguono un insolito senso anti-orario. Il movimento meccanico a carica manuale, calibro 230 MC di manifattura, fa compiere infatti una rotazione inversa alle lancette a pomme evidée.
In pratica è un orologio che va al contrario: stupefacente ed eccentrico, presenta questa anomalia tecnica animata da una meccanica innovativa. Che di per sé merita un approfondimento: lo faremo su queste pagine non appena riusciremo a saperne di più sul movimento. Del resto la redazione è a Ginevra, in questi giorni, proprio per toccare con mano e conoscere meglio i dettagli. Per ora mi limito ad aggiungere che il Santos-Dumont Rewind è in edizione limitata di 200 esemplari, e proseguo quindi con le altre novità.
Oltre al Santos-Dumont Rewind sono infatti in uscita, all’interno della stessa collezione, altri tre nuovi modelli con il quadrante e la lunetta in lacca, coordinati in speciali abbinamenti cromatici: cassa in oro rosa e lacca blu pavone, cassa in oro giallo e lacca color tortora, cassa in platino e lacca verde oliva. Quest’ultimo in edizione limitata di 200 esemplari. Le tre referenze sono tutte equipaggiate dal calibro 430 MC, a carica manuale, sempre progettato e costruito in-house, del quale riporto in didascalia le informazioni tecniche.
Il Santos Dual Time
Ma se il Santos-Dumont Rewind rappresenta un pinnacolo dell’esclusività, altrettanto rilevante è il Santos Dual Time. Il primo doppio fuso orario, a quanto mi risulta, all’interno della storica collezione. Che ho visto declinata negli ultimi decenni in diverse versioni complicate – squelette, cronografo, extrapiatto – ma mai con funzione Gmt. Sì, ricordo che è esistito qualcosa alla fine degli anni Novanta, in edizione limitata per commemorare i 150 anni della Maison, ma non aveva nulla del rigore e delle geometrie per cui il Santos è famoso. Con la cassa rotonda, era sostanzialmente un altro orologio, riconducibile alla collezione solo per le viti sulla lunetta e sul bracciale.
Sta di fatto che, a 120 anni esatti dalla nascita, Cartier lancia appunto il Santos Dual Time, dall’aspetto tecnico e funzionale. È un bel monolite in acciaio, giocato sull’accostamento di grigi in ton-sur-ton, che rispecchia i segni distintivi della collezione. Cassa quadrata di 40,2 mm dagli angoli stondati, un’alternanza di superfici lucido-satinate, la lunetta fissata dalle tipiche otto viti, i brevi elementi proteggi-corona, il bracciale integrato, il tutto a comporre un’efficace sensazione di solidità e compattezza.
Le caratteristiche del Santos Dual Time
Sul quadrante antracite, satinato soleil, spicca il contatore del secondo fuso orario. Facile da settare tramite la corona, è sovrastato dall’immancabile funzione giorno/notte in una discreta finestrella superiore. Non si conosce ancora molto del movimento meccanico a carica automatica: se non che è stato progettato e realizzato in esclusiva (presuppongo da ValFleurier) per questo esemplare. Ma, anche in questo caso, conto di saperne di più proprio durante il Salone. Nei prossimi giorni, appena scoprirò qualcosa, aggiornerò quindi questo testo con le caratteristiche tecniche.
Qui invece aggiungo due informazioni. Prima di tutto il bracciale rastremato, in acciaio, è intercambiabile con un cinturino in pelle di alligatore (color antracite, incluso nel packaging), grazie al sistema brevettato QuickSwitch. Non solo. Si può anche regolare sulle dimensioni del proprio polso: è infatti fornito di un altro sistema brevettato, chiamato SmartLink, che permette di togliere o aggiungere gli elementi orizzontali che compongono le maglie, senza alcuno strumento. Il che praticamente svincola il proprietario dal portarlo dall’orologiaio per metterlo a misura, e consente di adattarlo ogni volta se ne ha la necessità. E poi il prezzo: il Santos Dual Time costa 10.100 euro.
I nuovi Santos de Cartier “solo tempo”
Concludo con le altre referenze “solo tempo”, che vanno ad ampliare la ricca gamma già in catalogo. A partire dal Santos bicolore, ovvero in acciaio con la lunetta in oro giallo: cassa da 39,8 mm di lato e quadrante antracite, ma sfumato nero, sempre con bracciale intercambiabile e cinturino in pelle di alligatore grigio antracite, ha un prezzo di 12.900 euro. E c’è anche un altro modello simile, ma interamente in oro giallo, che costa quindi 40.300 euro.
Poi altre due versioni in acciaio, con quadrante marrone sfumato nero, che si differenziano per le dimensioni della cassa: uno è di formato grande, cioè 39,8 mm di lato, e l’altro di formato medio, 35,1 mm di lato. Costano rispettivamente 8.500 e 7.750 euro, e quindi rappresentano gli entry prize della collezione. C’è da dire però che tutt’e quattro gli esemplari montano un movimento di manifattura, il ben noto calibro 1847 MC. Il che la dice lunga sull’idea di orologeria della Casa…