Se qualcuno dei nostri lettori ha già spento la fatidica 50a candelina, probabilmente ricorda gli orologi floreali. Sono grandi orologi-aiuola che soprattutto in passato si trovavano in parchi e giardini, spesso pubblici: i cui quadranti, a volte originali e insoliti, erano realizzati con un mosaico di piantine verdi e/o fiorite. Al di sopra dei quadranti, due grandi lancette spuntavano in mezzo ai fiori per mostrare le ore e i minuti.
I quadranti di solito si trovavano su un piano leggermente inclinato, per facilitarne la lettura.
In un mondo in cui non esistevano i cellulari e il concetto di orologio pubblico aveva un altro significato nella vita di ognuno, gli orologi floreali erano un modo elegante e ricercato per dare l’ora esatta ai passanti, facendo sfoggio di fantasia. Non si tratta, però, di una moda particolarmente antica.
Il principio di funzionamento
Nei primissimi esemplari le lancette erano azionate da un normale orologio da torre meccanico, a pesi, posto in un locale o in un ambiente il più possibile protetto e nascosto alla vista, di solito al di sotto o lateralmente al quadrante stesso. Come per ogni orologio da torre, si poneva il problema della ricarica.
Inizialmente, gli orologi floreali erano ricaricati a mano, su base giornaliera. L’avvento dell’elettricità fece ben presto sostituire i tradizionali movimenti con meccanismi sincronizzati via radio e motorizzati, di costo inferiore e molto più robusti in termini di continuità di funzionamento. Il che li portò alla fine a essere del tutto pilotati elettricamente.
Il primo, in Scozia
Il primo orologio floreale del Regno Unito fu quello di Princes Street a Edimburgo, in Scozia, ideato da John McHattie, Soprintendente ai Parchi e ai Giardini della città, nel 1903. Inizialmente ebbe la sola lancetta delle ore, azionata da un orologio da torre di recupero, nascosto sotto il basamento di una statua che si trovava a fianco del quadrante.
Visto il successo dell’iniziativa, nel 1904 l’orologio ebbe in dotazione la lancetta dei minuti. L’anno dopo, si aggiunse un bel cucù gigante, che segnava con il suo verso lo scoccare di ogni ora. Nel 1936, il vecchio movimento lasciò il posto a un altro, sempre meccanico ma di fattura più moderna, costruito da una ditta specializzata.
Ogni anno, il quadrante mutava – e ancora muta – aspetto, con un design celebrativo che è sempre in funzione di un evento o di una ricorrenza. Ancora oggi è piantumato con un disegno diverso ogni primavera e resta curato, in modo perfetto, fino a ottobre.
Con un diametro di circa cinque metri, risulta ben visibile. Ed è ormai un simbolo della città, oggetto di innumerevoli foto ricordo.
Una moda che ebbe successo
L’Impero britannico, assai esteso, tendeva a replicare volentieri nei propri territori tutto ciò che in patria era nuovo o faceva tendenza. Gli orologi floreali divennero un must nei domini della Corona e nei Paesi anglofoni, e – per emulazione – in moltissime altre nazioni.
Non potevano mancare, quindi, negli Stati Uniti, dove conobbero grande diffusione soprattutto nel periodo tra le due Guerre mondiali. Alcuni sono del tutto insoliti: come quello di Frankfort, nel Kentucky, il cui grande quadrante non è realizzato direttamente nel terreno di un parco, ma in un grandissimo bacile sospeso, collocato al di sopra di una fontana ornamentale.
Tra i più immortalati troviamo quello del Niagara Lake, nei pressi delle cascate del Niagara: fino al recente passato, una delle mete più tradizionali per i viaggi di nozze d’Oltreoceano. Realizzato nel 1950, con i suoi 12 metri di diametro, per essere composto richiede circa 16mila piantine, che sono sostituite due volte l’anno.
Gli orologi floreali in giro per il mondo
Sono decisamente rari gli orologi floreali con fini pubblicitari aziendali. Un esempio è quello realizzato nel 2015 a Singapore da Audemars Piguet, per celebrare il 50° anniversario dell’indipendenza della Nazione asiatica. Di forma ottagonale – il rimando al Royal Oak è immediato –, oltre alla lancetta delle ore e dei minuti ha anche quella dei secondi. La scelta delle piante che lo compongono è assai ricercata e comprende specie per noi esotiche, un omaggio alla città cui è stato donato.
Molto più frequenti le dediche del quadrante, e quindi dell’esemplare stesso, alla città che lo ospita. Certo gli orologi floreali non potevano mancare in Svizzera: e ancora oggi si possono ammirare, per esempio, a Zurigo o a Ginevra. Se ne trovano altri in Russia, in Cina, in Giappone, a Porto Rico, in Sud America, perfino in Australia e in Nuova Zelanda.
… e qui da noi
In Italia, era famoso quello di Torino: dono nel 1963 dalla Città di Ginevra al capoluogo piemontese, identico al proprio. Inaugurato alla presenza dei sindaci delle due città, era collocato in piazza Carlo Felice, davanti alla Stazione di Porta Nuova. Smantellato negli anni ’80 per le mutate necessità urbane, per molti è rimasto il simbolo di un luogo di incontri, soprattutto tra i giovani di allora.
Un orologio floreale è presente anche a Gardaland, ma sicuramente non è una delle attrazioni più gettonate. Qualche anno fa è stato ricostruito anche quello di Alessandria, sempre nei giardini della stazione. Ma voglio infine ricordare che un famoso costruttore di orologi da torre ligure, Roberto Trebino, con sede a Uscio (in provincia di Genova), propone ancora nel proprio catalogo orologi floreali, progettati e costruiti su commissione in tutto il mondo.