«Il mio futuro? Scommetto al 100 per cento su Berios Watch». Marcello Cioli ha dato una rotta decisa alla sua avventura imprenditoriale, che l’ha portato dai componenti meccanici di alta precisione agli orologi di una volta. «Un destino scritto nelle stelle, visto che la precisione è scritta anche nel mio segno zodiacale», dice Cioli ripercorrendo le tappe di un viaggio (professionale e personale) che l’ha in qualche modo riportato a Brescia, dove è nato poco meno di 60 anni fa. I casi della vita!
Ricerche rocambolesche gli hanno fatto scoprire che proprio una gioielliera bresciana aveva registrato, nel 1960, il marchio di orologi in cui lui qualche anno fa si è imbattuto per caso, per innamorandosene al punto da decidere di rilevarne la proprietà. Riavvolgiamo i fili di una storia che da Brescia porta a Cittadella, in Veneto; poi a Barcellona, e ritorno, con escursioni tra iniziative aziendali e grandi passioni.
È stato l’amore a spingerla da Brescia a Cittadella?
Marcello Cioli: «Mia moglie è di Asolo: ci siamo conosciuti quando il Veneto era un crescendo di opportunità imprenditoriali; cinque mesi dopo ci siamo sposati. Io sono un uomo pratico! Abbiamo scelto di vivere a Cittadella, in provincia di Padova, dove sono arrivato 23 anni fa con un’azienda di componenti di altissima precisione per stampi utilizzati nella produzione di materie plastiche. Attività che ho abbandonato nel 2008, quando il settore è stato piegato dalla crisi economica».
Cosa ha fatto?
«Mi sono preso una pausa di due anni. Poi mi sono dirottato sulla Spagna, dove la vecchia azienda aveva filiali commerciali, dedicandomi alle mie passioni: auto d’epoca e modellini. Sono rimasto a Barcellona fino al 2016; ma il mio progetto – realizzare un museo di auto storiche – non è andato in porto. E allora sono tornato indietro, a Cittadella».
E le sue passioni?
«Sono rimaste con me. Sono tra i primi collezionisti italiani di auto-modelli (circa 18mila modellini, di varie misure). E ho dieci auto d’epoca, tutte automobili popolari uscite tra gli anni ‘50 e ‘70 del Novecento. Come una Renault Dauphine (rimasta sul mercato dal 1956 al ‘66), e una Fiat Simcar. Ormai le ho messe tutte in vendita».
Partecipa ai raduni di auto storiche?
«Non sono mai stati importanti per me. Ho sempre vissuto questa passione intimamente. Piuttosto, facevo camminare le mie automobili. Il viaggio più emozionante? Una giornata intera da Barcellona ad Asolo sulla mia Dauphine: per l’esattezza in nave fino a Genova, e poi su strada, io e lei in una meravigliosa giornata di settembre».
Al rientro in Italia si è rimesso in gioco.
«Ero stanco. Ho dovuto prendermi il tempo necessario per riprendermi. Nel 2020, mia moglie Franca e io abbiamo rilevato un’azienda triestina che produce cronometri elettronici per gare di regolarità (la Digitech Timing). Poi è arrivato lo tsunami della componentistica elettronica, e ci siamo adeguati, riproporzionandoci. Oggi i 200mila euro di fatturato non giustificano una struttura con dipendenti; abbiamo solo collaboratori esterni, per una produzione che si assesta sui 150 pezzi all’anno».
Nel 2023 è arrivato Berios.
«La mia avventura più bella! Ricordo benissimo: a luglio 2022 cominciai a cercare in rete qualche orologio da acquistare, per me, senza spendere tanti soldi… Mi imbattei in un marchio che coniugava una discreta disponibilità di modelli – al quarzo, meccanici, automatici, sia maschili che femminili – con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Ne comprai alcuni. Ma all’epoca non immaginavo che avrei acquisito il marchio. Per passione, e per curiosità, iniziai a fare ricerche sulla storia di Berios. Sorpresa! Scoprii che il brand era stato registrato dalla signora José Bertoli (tuttora considerata esempio di imprenditorialità femminile), titolare dell’omonima orologeria/gioielleria di Brescia. Da bresciano, iniziai a cercare di fare mente locale su dove potesse essere stata la sua boutique. E cercai, invano i suoi eredi. Poi, a mio rischio e pericolo, registrai i domini internet di Berios Watch».
La registrazione del marchio, come abbiamo già raccontato sul nostro sito, sembrava decaduta.
«L’ho rilevato con l’idea di rimetterlo sul mercato. Ma tutte le idee imprenditoriali sono suscettibili di modifiche in corso d’opera. Così è stato. Visto che assieme al marchio avevo rilevato 270 pezzi Nos (New Old Stock, ovvero orologi nuovi di fabbrica, mai venduti e mai indossati, anche se ormai fuori produzione), ho deciso di ripartire dal vintage, in chiave Nos».
L’estate scorsa ha debuttato il progetto Berios Vintage Watch.
«Prima abbiamo revisionato tutti i pezzi. Poi li abbiamo divisi in tre fasce di prezzo: 450 euro gli orologi al quarzo, 750 euro i meccanici, 850 gli automatici. E abbiamo dato a un’agenzia l’incarico della promozione social di questi orologi, in vendita online sul sito ufficiale che stiamo ottimizzando in questi giorni. Stiamo ora ragionando sul migliore canale di vendita diretta».
Ha tenuto qualche orologio per sé?
«Cinque pezzi. Un crono al quarzo che è il numero 0 di 60 esemplari prodotti da Berios per la rivista Autosprint. Un meccanico placcato in oro del 1959, senza il logo della corona perché in quel periodo Berios non poteva usarla. Uno al quarzo, con numeri romani e indici. E altri due, scelti sulla base del mio gradimento personale e della loro esclusività».
Pensate di riavviare la produzione Berios?
«Sì. Stiamo lavorando a una nuova produzione di orologi made in Swiss. La mia opinione è che l’orologeria italiana non sia mai esistita; e d’altronde in Italia non esiste un ente certificatore (anche i cronometri della Digitech Timing sono certificati in Svizzera). La stessa Berios è nata come una sorta di joint venture tra Italia e Svizzera: fondata nel 1924 da A.&.A. Gilomen a Lengnau (vicino a Grenchen, cantone di Berna), poi portata avanti da José Bertoli».
A che punto siete con la definizione della produzione?
«Abbiamo preso contatti con produttori svizzeri, a cui saranno affidati movimenti e quadranti. I cinturini saranno prodotti in Italia, dove c’è più creatività e manualità. Lo stile sarà sicuramente classico: quello che manca nel target medio in cui ci vogliamo posizionare, con produzioni limitate di automatici. Fasce di prezzo: 3500/5000 euro. I modelli vintage ci aiuteranno sicuramente nell’ispirazione. Nel frattempo, l’operazione Berios Vintage Watch ci aiuta a testare il mercato».

