Oggi, 30 settembre, all’Hotel Mandarin Oriental di Milano (ore 17), Bolaffi organizza una vendita all’incanto degna di nota. Tra gli highlight, il Patek di Enrico Mattei. E come Top lot c’è un Rolex Daytona Paul Newman “Panda”
Pensare fuori dagli schemi, sognare e poi gettarsi a capofitto in un’idea folle. Ieri, nell’Italia del Dopoguerra, come oggi, nel mondo al tempo del Covid. I giochi del destino vogliono che in un’asta di orologi firmata Bolaffi ricompaia un raro orologio appartenuto a un imprenditore e “pensatore” trasversale. Un piccolo uomo di una piccola nazione devastata dalla Seconda guerra mondiale che ha sfidato le grandi potenze mondiali nella corsa all’Oro nero. Già: quell’Enrico Mattei che avrebbe dovuto smantellare l’Agenzia generale italiana petroli (Agip) e che invece la trasformò nell’Ente nazionale idrocarburi (Eni). L’uomo del Boom degli anni Cinquanta e Sessanta ucciso in un attentato.
Ma veniamo all’orologio. Si tratta di un Patek Philippe Calatrava in oro, Referenza 2526 del 1954, prima serie: con quadrante in smalto bianco personalizzato da Gobbi Milano, indici a bastone applicati, scritte dorate, minuteria puntiforme, quadrantino dei piccoli secondi. Le lancette trylon sono in oro. Un orologio di grande interesse perché monta il Calibro 12-600AT, che è stato il primo movimento a carica automatica brevettato da Patek Philippe. Siglato n. 760217 e montato su 30 rubini, ha il rotore in oro 18K decorato a guilloché, lo scappamento ad ancora, il bilanciere monometallico con viti di regolazione e spirale Breguet brunita. Rifinito a Côtes de Genève, è fregiato del Punzone di Ginevra. I responsabili della casa d’aste fanno sapere che è in condizioni perfette.
La base d’asta del Patek di Enrico Mattei è di 25mila euro proprio per la sua unicità, ovvero l’essere stato al polso dell’industriale italiano. Unicità sottolineata dal fondello, sui cui è incisa la dedica da parte dei “dirigenti e laureati Agip Mineraria”. Il pacchetto all’asta comprende anche la scatola, un estratto dell’archivio di Patek Philippe e una lettera di autenticità firmata dal nipote Pietro; più un ferma-soldi dell’uomo di Acqualagna (Pesaro-Urbino), fatto con una moneta d’oro da 50 pesos sudamericani inserita in una struttura a filo su cui è applicata una trivella petrolifera.
Accanto al Patek di Enrico Mattei, in vendita anche un Rolex Daytona ref. 6262 Paul Newman con quadrante “Panda” del 1970 circa. L’esemplare proposto è battuto a partire da una base di 120mila euro. La rarità nella rarità è la caratteristica del quadrante bicolore bianco con perimetro e contatori neri (anziché nero con pista e contatori bianchi), da cui la denominazione “Panda”. La cassa tonneau in acciaio è tripartita (n. 2475458), e la lunetta, terza serie, è graduata con scala tachimetrica a 200 unità. Il movimento, meccanico a carica manuale, è un calibro Valjoux 727, con 17 rubini, ruota a colonne, scappamento ad ancora e bilanciere monometallico Microstella.
Se l’highlight resta il Patek di Enrico Mattei, altri lotti meritano comunque attenzione. Come il Rolex Submariner 5512 “Tulip Crown” (14mila euro); il Rolex 3055 “Piccolino” con quadrante nero (9mila euro); il Longines 13ZN di prima generazione con anse mobili (10mila euro); un raro cronografo sdoppiante Minerva (16mila euro); un cronografo Audemars Piguet degli anni Quaranta (base 10mila euro). E altri Patek Philippe: un Calendario Perpetuo Referenza 3940P in platino (35mila euro) e un Cronografo Referenza 130 del 1946 (25mila euro).
P.S. Aggiornamento sui risultati post-asta. Il Patek di Enrico Mattei è stato acquistato (al telefono) da un collezionista italiano per 85mila euro. Mentre il Rolex Daytona con quadrante Panda se l’è aggiudicato un cliente in sala per 196mila euro.