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“101 Cartier Clocks”: preziosissime pendolette all’asta. Online

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All’interno del tradizionale appuntamento con The Magnificent Jewels, Christie’s Ginevra sta per disperdere un’incredibile collezione privata di 101 pendolette Cartier. L’asta, intitolata proprio 101 Cartier Clocks, si terrà online dal 7 al 21 luglio. Mentre la raccolta sarà (fisicamente) esposta al Four Seasons Hôtel des Bergues durante la Geneva Luxury Week, dal 18 al 21 luglio. Per gli appassionati di pezzi storici, un appuntamento da non perdere

Lancette d’oro, smaltate o incastonate di diamanti, a forma di cuori, frecce o tulipani persiani. Quadranti in avorio o in smalti policromi. Casse intagliate nelle pietre dure – giade, agate, lapislazzuli -, con intarsi di madreperla e ornamenti preziosi, decori di zaffiri e rubini cabochon. Pendulette come massima espressione dell’estro eclettico di Cartier. Declinate in tutte le fogge e materiali: a schermo, a disco rotante, a cronoscopio… Incluse le cosiddette “misteriose”,  in cui le lancette non appaiono collegate ad alcun ingranaggio apparente ma sembrano fluttuare nel vuoto, animate da chissà quale forza invisibile.

In effetti lasciavano a bocca aperta le preziose creazioni in cui il maestro orologiaio Maurice Coüet celava le tecnologie più avanzate dell’epoca, ispirato dal mago illusionista Jean Eugène Robert-Houdin – cui si isprava il celebre Houdini. Anche grazie a Coüet la Maison agli inizi del Novecento consolidò la propria fama; e il nome Cartier divenne sinonimo di gioielli favolosi ed eccezionali oggetti d’arte. Autentici capolavori contesi dalle famiglie aristocratiche di tutto il mondo.

Per questo la vasta collezione di 101 Cartier Clocks ha dell’incredibile:  perché si tratta di una raccolta privata unica nel suo genere. Riunita nell’arco di tre decenni dalla passione di un anonimo collezionista (sulla cui identità è mantenuto il più assoluto riserbo), racconta più di 80 anni di storia dell’orologeria. Tanto per aver un’idea del valore complessivo, la stima in pre-sale di 101 Cartier Clock va dai 3,9 a 5,7 milioni di franchi svizzeri (con stime individuali a partire da 8mila).

La vendita all’incanto è dunque una delle rare occasioni in cui si può veder riunito un numero così cospicuo di pendulette. E magari aggiudicarsi uno di quegli esemplari che in passato impreziosivano tavoli, comodini, camini e scrivanie dei potenti di tutto il mondo. Da Edoardo VII d’Inghilterra allo zar Nicola II; dal Presidente degli Stati Unici Franklin Delano Roosevelt al magnate americano Alfred Vanderbilt; e, ancora, dal banchiere John Pierpon Morgan fino a una delle donne più ricche del mondo, Jessie Woolworth Donahue. Suo il piccolo esemplare da viaggio con la cassa in oro, siglata dal monogramma con le iniziali JWD di diamanti (lotto 34).

Tra i fortunati proprietari di quei pezzi, c’era anche Lady Abdy, nota per la bellezza fisica (era alta più di un metro e ottanta) non meno che per l’intelligenza acuta. Amica di Chanel, Man Ray e Jean Cocteau, Lady Abdy (all’anagrafe Iya Grigorievna de Gay) si concedeva acquisti regolari da Cartier. Dalle sue proprietà è qui confluito un magnifico esemplare semi-misterioso datato 1918, con cassa in onice, quadrante guilloché e indicatori di diamanti tagliati a rosa (lotto 42). Che appartiene al genere di orologi detti “pianeta” o “cometa”, realizzati a partire dal 1912, con due quadranti sovrapposti (quello inferiore generalmente in smalto) e i cursori rotanti al posto delle lancette (ne è un esempio anche il lotto 11).  

In realtà ciò che colpisce nella raccolta di 101 Cartier Clocks è l’avvicendarsi delle mode e delle suggestioni culturali che si riflettono nei diversi esemplari, a partire dalla Belle Epoque fino all’Art Déco. La fascinazione dell’esotismo orientale per esempio influenzò le creazioni di Coüet. L’esplorazione della tomba di Tutankhamon portò nelle pendolette elementi di design geometrico; la visita dei maharaja a Parigi alimentò l’interesse per i temi indiani o moghul. Mentre un raro e spettacolare orologio “urna” in vetro dorato e opalino testimonia l’influenza dello stile Luigi XVI, caratterizzato dall’uso dello smalto guilloché policromo.

Alcuni orologi sono poi dotati di complicazioni. Come le ripetizioni minuti o le ripetizioni a quarti, anche con petite sonnerie, che consentivano di “ascoltare il tempo” su richiesta premendo un cilindretto o un cabochon in pietra di luna (lotti 12, 38, 49). O come i calendari perpetui con fasi lunari, dalle indicazioni riportate in diversi quadranti sussidiari, rigorosamente guilloché (lotti 31, 78). Oppure gli esemplari con funzione giorno/notte, con tanto di falce di luna in diamanti che funge da indicatore delle ore notturne. Come nel caso dell’orologio da scrivania con quadrante circolare in smalto guilloché blu, del 1913 (ultimo lotto). La cui iscrizione sintetizza il senso di questa rara raccolta Cartier: «Non conto le ore se non sono brillanti».