A ottobre aprirà la Bedetti Vintage Gallery. Una boutique dedicata al secondo polso, con l’esperienza, la professionalità e la garanzia di un’azienda ultracentenaria che da quattro generazioni è punto di riferimento romano per la vendita al dettaglio di orologi della grandi case svizzere. Segnale inequivocabile della rivoluzione che ha fatto esplodere il mercato dell’usato, in un mondo in cui fino a pochi anni fa gli intenditori (e soprattutto i rivenditori, per non parlare dei produttori) avrebbero storto il naso. Stefano Bedetti ci aiuta a orientarci in questa rivoluzione.
Quali cambiamenti hanno aperto le porte al secondo polso?
«Negli ultimi anni è cambiato molto il mercato dell’orologeria svizzera: è diventato sempre più esclusivo, aumentando la qualità dei prodotti, con movimenti in-house, senza aumentare i volumi di produzione. Questa scelta preserva l’industria e alimenta il sogno di possedere un orologio svizzero. Ma comporta la minore disponibilità di alcuni pezzi, il che ha permesso il decollo del mercato del secondo polso. Spinto, secondo me, anche da altri due fenomeni: la richiesta di vintage, cioè di quei pezzi lanciati prima degli anni ‘90, che sono diventati iconici; e l’esigenza di acquistare orologi fuori produzione o di fare permute, valorizzando il proprio esemplare per comprarne un altro. L’assenza di attori seri nella vendita di orologi di seconda mano ci ha portato una decina di anni fa a entrare in questo mercato».
Bedetti è un’istituzione a Roma. Ci racconta la vostra storia aziendale?
«È iniziata con il mio bisnonno, Antonio, che era sia Direttore di orchestra a Santa Cecilia sia orologiaio. Ha mantenuto queste due passioni per tutta la vita. E, da militare, ha portato in Italia le marce accompagnate dall’orchestra. Nell’anno di nascita dell’attività commerciale, il 1882, Antonio Bedetti, signore elegantissimo, distribuiva con la carrozza gli orologi svizzeri in tutta Italia. Dopo il fallimento di un investimento sbagliato (nell’amaro romano Ferrochina Bisleri), aprì con il cavaliere Bandiera il negozio di orologi Bandiera e Bedetti, in quella che a inizio secolo si chiamava via Tor de’ specchi, poi via del Teatro di Marcello. Quando il signor Locatelli di Rolex venne a Roma, negli anni ‘30, lo accolsero a braccia aperte, nonostante la novità. E iniziarono per primi a Roma il sodalizio con la Casa della corona».
Papà Massimo arriva ogni mattina in negozio, impeccabilmente in giacca e cravatta. Alla gestione siete subentrati voi figli. Come vi siete suddivisi i ruoli?
«Mio fratello Marcello si occupa dell’information technology, del controllo di gestione, dell’assistenza ad alcuni clienti e dei diamanti. Ha infatti studiato gemmologia in America come papà, che ha fondato l’Istituto Gemmologico Italiano. Io curo la gestione finanziaria e commerciale, il personale, i fornitori e i nuovi progetti».
Quali evoluzioni sono arrivate con il ricambio generazionale?
«Marcello ha portato l’informatizzazione dei processi e l’utilizzo dei software, oltre a continuare l’attività di papà sulle pietre. Io mi sto dedicando allo sviluppo. Prima con il lancio della collezione Bernini di orologi Bedetti: circa 180 pezzi con movimenti svizzeri e design italiano, elegante ma contemporaneo. A cui affiancheremo presto un brand di gioielli, in collaborazione con il designer Marco Bartoletti: sfrutteremo il know-how di papà e compreremo diamanti grezzi, per poi tagliarli, disegnare i gioielli e realizzarli a Valenza».
Durante il lockdown avete rinnovato lo storico negozio Bedetti su piazza San Silvestro. Questo significa che la pandemia non ha fermato il vostro business?
«Il lusso è andato avanti. Noi siamo da sempre rivenditore di riferimento per la clientela del Sud Italia e per gli imprenditori italiani che passano per Roma. L’assenza di stranieri non ci ha quindi messo in crisi. Ora stanno tornando anche loro: iniziano la selezione del punto vendita online, ci contattano, chiedono la disponibilità di pezzi, finalizzano l’acquisto in negozio».
Il lockdown, con il rallentamento della produzione, ha dato un’ulteriore spinta al secondo polso?
«Sicuramente un ulteriore impulso, perché la richiesta di beni di lusso non si è fermata, anzi: le persone benestanti, smettendo di viaggiare, hanno destinato più risorse agli acquisti. La minore disponibilità di orologi nuovi li ha spinti verso il vintage. A cui presto dedicheremo anche un sito internet per la vendita online. Mentre speriamo di aprire per fine ottobre la Bedetti Vintage Gallery, con una progettazione accurata che rispecchierà lo stile del nostro negozio storico. La nostra intenzione è offrire un’esperienza di vendita di alta qualità».
Ormai è sfatato il pregiudizio negativo contro il secondo polso. E anche il dubbio che possa sottrarre vendite al nuovo. Ma come hanno reagito le case produttrici svizzere di cui siete concessionari all’apertura della Bedetti Vintage Gallery?
«Sono state le case stesse a esortarci a entrare in questo mercato, in cui mancavano attori competenti e consolidati che potessero offrire un servizio di qualità. Poi hanno condiviso la volontà di distinguere le due linee di business, aprendo un negozio dedicato al secondo polso».
Evidentemente le case produttrici non temono più la concorrenza sui nuovi orologi…
«Anche loro hanno investito in rivenditori del secondo polso. È una tendenza mondiale, relativa anche a un tema ecologico, alla necessità di evitare una produzione eccessiva che non farebbe bene al Pianeta e neanche all’economia».
Qual è l’identikit dell’acquirente di orologi di seconda mano?
«Ci sono varie tipologie di clienti: quelli che preferiscono orientarsi sul secondo polso perché cercano un orologio fuori produzione; quelli che vogliono risparmiare qualcosina; quelli che amano il vintage… Il cliente tipo non ha una determinata età: è una persona ricercata che ama l’esclusività e l’eleganza, che in giro si trova sempre meno».
Non è detto che “usato” significhi meno caro…
«No. Basta seguire le aste. Un esempio per tutti è il Rolex Daytona di Paul Newman venduto qualche anno fa dal compagno della figlia dell’attore a quasi 18 milioni di dollari».
Quanti esemplari vintage troviamo da Bedetti?
«Sempre più di 100. Soprattutto Rolex. Ma anche altri brand, dei quali vorremmo rilanciare soprattutto modelli iconici. Come i Serpenti di Bulgari, l’Iwc Ingenieur disegnato da Gerald Génta, il Breitling Avi, i Cartier e i Panerai».
Quali garanzie dà la ditta Bedetti a chi compra da voi un orologio di secondo polso?
«Grazie alla nostra esperienza e al laboratorio di assistenza interno possiamo controllare in maniera molto precisa e accurata l’esemplare che andiamo a vendere. Con tutte le prove tecniche effettuabili in laboratorio verifichiamo l’originalità di tutti i componenti dell’orologio e il loro essere coevi, segnaliamo che probabilmente, dopo tanti anni, l’impermeabilità è andata perduta. Diamo una garanzia di funzionamento per un anno, in alcuni casi per due anni. E poi offriamo un’esperienza che è anche il racconto di storie e maestrie».