C’è una massima attribuita a Leonardo da Vinci che ormai è diventata quasi roba da Baci Perugina. Che suona così: “La semplicità è la suprema sofisticazione”. Per quanto trita e ritrita, è la prima frase che mi è venuta alla mente a Watches and Wonders, quando ho avuto per le mani l’Endeavour Centre Seconds Concept Lime Green di H. Moser & Cie (che d’ora in poi per comodità chiamerò solo Endeavour Lime Green).
Credetemi. Poter toccare, soppesare, osservare con la lente questo orologio – anche sotto le terribili luci artificiali dello stand di un salone – è l’unico, dico l’unico modo per raccontarlo a dovere. Non me ne vogliano gli amici della comunicazione di H. Moser & Cie.: le loro cartelle stampa sono bellissime e fatte ad arte, ma l’Endeavour Lime Green va indossato per poterne parlare con cognizione di causa.
Perché, come tutti gli orologi nati nella manifattura di Neuhausen am Rheinfall, ha sì una meccanica eccelsa, ma trae la sua potenza dall’essenzialità delle linee e dei colori. Da un’estetica che è, leonardescamente parlando, semplice ma supremamente sofisticata. E che parte dal quadrante.
Endeavour Lime Green: c’è verde e verde…
Ormai lo sanno anche i sassi della Vallée de Joux che H. Moser & Cie. è nota e riconoscibile principalmente per i quadranti. Le tonalità fumé che li caratterizzano sono diventate la firma estetica del marchio, copiata, imitata, ma mai raggiunta in qualità. Con l’Endeavour Lime Green, i signori di Moser hanno voluto mettere ancora più metri tra loro e gli inseguitori, perché il livello di lavorazione e finitura del quadrante smaltato è uno scatto in avanti degno di un pistard.
Verde, intanto. Beh, direte voi, di orologi verdi negli ultimi anni se ne sono visti a chili e anche a Watches and Wonders 2022 le varie case non se li sono certo fatti mancare. Vero, ma qui c’è qualcosa di diverso. E per farvelo capire comincio prendendo a prestito una frase dalla cartella stampa che sottolinea come, quando si crea un orologio a tre lancette, “se ci si vuole distinguere, l’estetica deve rasentare la perfezione”. La perfezione non è di questo mondo, men che meno dell’orologeria – che è cosa umana -, ma da Moser ci sono andati vicini.
Per creare la texture sgranata del quadrante dell’Endeavour Lime Green, gli smaltatori lavano e macinano in modo molto fine i pigmenti di colore, che poi applicano in tre diverse gradazioni su una base d’oro. Uno smaltatore impiega circa un’ora per depositare i pigmenti a uno a uno, in modo che durante il passaggio nel forno (sono 12 le fasi di cottura necessarie) i colori si ossidino e si fondano tra di loro, senza creare l’effetto pixel.
Un quadrante 100 per cento H. Moser & Cie.
Il risultato è un quadrante in smalto Grand Feu traslucido, che presenta l’effetto fumé di H. Moser & Cie. su una texture che però non è liscia: sembra martellata ma non lo è. Un risultato per nulla banale, credetemi. Per chi non sapesse o non ricordasse in che cosa consiste la smaltatura Grand Feu, rimando a questo articolo. Segnalo solo che si tratta di una tecnica estremamente raffinata, che prevede più passaggi in forno a temperature molto elevate e necessita di grande maestria, per evitare di rompere e buttare quadranti assai delicati.
Ogni quadrante dell’Endeavour Lime Green di H. Moser & Cie. è praticamente unico, spoglio di indici e, in questo caso, senza nemmeno il logo visibile in trasparenza che troviamo su altri orologi della collezione Endeavour. Un po’ per spingere sempre più in là il livello di understatement del marchio, un po’ perché credo che su questo tipo di texture sarebbe piuttosto complicato ottenerlo.
Dalle lancette al calibro
Detto del quadrante, la cassa in acciaio lucido misura 40 per 11,2 mm. L’ideale per uno sportivo elegante, facile da portare – grazie anche alle anse corte – e che ama fare capolino dal polsino della camicia. La lunetta è praticamente inesistente, in modo che il verde “si apra” il più possibile e quasi abbagli chi guarda l’orologio.
In acciaio sono anche le lancette, quelle di ore e minuti a forma di foglia e quella dei secondi centrali color violetto. Un indizio che chi è appassionato di H. Moser & Cie. coglie al volo e che spiego altrettanto al volo a chi non è così familiare con il marchio. Negli orologi di Moser, la lancetta dei secondi di quel colore indica che il movimento nella cassa ha una doppia spirale.
All’interno dell’Endeavour Lime Green batte infatti il calibro di manifattura HMC 200, che equipaggia anche altri orologi del marchio in diverse collezioni, dalla Endeavour alla Heritage alla Pioneer. Nulla di nuovo quindi, ma comunque lo stato dell’arte per Moser, grazie proprio all’organo regolatore con doppia spirale Straumann con curva Breguet.
La spirale geniale
L’organo regolatore a doppia spirale nasce dalla collaborazione tra Moser e la “società sorella” Precision Engineering (se volete saperne di più, leggete qui e capirete di più anche su Herr Straumann) e ha il compito di contrastare le influenze gravitazionali che compromettono la precisione del movimento. Allo stesso tempo è un sistema di intercambiabilità del modulo dello scappamento, che impedisce al bariletto di scaricarsi in maniera incontrollata.
Due spirali, ciascuna con una curva Breguet, sono poste l’una sull’altra con un orientamento diametralmente opposto di 180 gradi. Sono fissate al bilanciere a un’estremità e a due perni separati, posizionati direttamente uno di fronte all’altro. Poiché vibrano in direzioni opposte, l’effetto della gravità che si esercita su un punto qualsiasi di una spirale, specialmente quando l’orologio è in posizione verticale, viene efficacemente annullato dalla vibrazione dell’altra spirale.
Se l’effetto nascosto di questo organo regolatore è rendere l’orologio molto preciso, quello evidente è sulla riserva di carica, che Moser garantisce come minimo di tre giorni. Settantadue ore di autonomia una volta levato dal polso, sono tanta roba. Così come tanta roba è il costo industriale per realizzare e regolare la doppia spirale: pari a quello di un tourbillon, secondo quanto dichiarò Edouard Meylan, Ceo di Moser, in un’intervista del 2015 a WatchTime. Come sempre, vi rimando alle didascalie per qualche dettaglio in più sull’orologio. Che dovrebbe essere disponibile ai primi di maggio, fanno sapere da Moser, a 26.200 euro. Un prezzo in linea con l’offerta del marchio e con quanto disse una volta il grande informatico olandese Edsger Dijkstra: «La semplicità è una grande virtù, ma occorre un duro lavoro per raggiungerla nonché gusto per apprezzarla». E questo gusto il mercato ce l’ha, ne sono certo.