Si potrebbe pensare che sul Big Ben, l’orologio più famoso del mondo, si sia ormai scritto davvero tutto. Ma per i nostri lettori, abbiamo una sorpresa: un’intervista in esclusiva al grande esperto e maestro orologiaio Keith Scobie-Youngs, che ne ha diretto il recentissimo restauro.
Prima di passare la parola a Keith – cui mi rivolgo dandogli del tu, data l’antica amicizia che ci lega -, passiamo in rassegna alcune informazioni sul Big Ben che forse non tutti conoscono.
Il Big Ben e l’orologio della Torre di Londra
Big Ben non è il nome dell’orologio e tantomeno quello della torre su cui è collocato, nel complesso delle Houses of Parliament di Londra. La torre è stata recentemente rinominata Elizabeth Tower, in onore di Elisabetta II, e Big Ben è il nome dell’enorme campana i cui rintocchi sono governati dall’orologio vero e proprio.
Il complesso delle Houses of Parliament fu in parte bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale. Il recentissimo restauro del complesso della torre e dell’orologio ha rivelato l’esistenza di problemi nella struttura della torre, derivanti dal bombardamento, ben maggiori di quelli già noti. Riconsolidare il tutto con criteri di assoluto rispetto del progetto originale ha creato enormi difficoltà, facendo lievitare i costi a una cifra astronomica. Ma il Big Ben è il simbolo di Londra, dell’Inghilterra, per cui tutto è stato svolto nel migliore dei modi, con grande competenza e senza risparmi.
L’orologio ha una storia complicata, ricca di colpi di scena e di una vera e propria guerra tra i candidati fornitori. Aggiudicarsi la fornitura di un movimento enorme, al quale veniva imposta per capitolato una precisione ai limiti delle possibilità tecniche del tempo, significava per il vincitore della gara d’appalto legare il proprio nome alla storia dell’orologeria.
Intervenire su un pezzo unico al mondo, è una vera e propria sfida. Dietro alle grandi sfide ci sono sempre grandi personaggi: coraggio, competenza e altissima professionalità sono ingredienti indispensabili. Chi meglio di Keith Scobie-Youngs, e del suo team di esperti, massimi specialisti di orologeria monumentale, poteva affrontare un compito tanto arduo ed uscirne vincitore?
Mi sono fatta raccontare da Keith la sua storia personale e come è diventato un’autentica celebrità nel mondo dell’orologeria di grandissime dimensioni.
Keith Scobie-Youngs, la carriera di un maestro orologiaio
Il Giornale degli Orologi: Keith, qual è il tuo ruolo ufficiale? Sei il Conservatore degli orologi monumentali della Corona britannica?
Keith Scobie-Youngs: Non è del tutto corretto. Io e il mio team collaboriamo con gli orologiai Reali (Royal Clockmakers) per garantire la conservazione e il funzionamento degli orologi da torre della Corona.
GdO: Tu e i tuoi tecnici siete stati prescelti per il recentissimo restauro del Big Ben. Un onore, ma anche un’enorme responsabilità. Vuoi darci, in pochi flash, un’idea di questa operazione, che possiamo senza dubbio definire epica?
KSY: Per prima cosa, il Big Ben non è parte degli orologi monumentali della Corona: per essere precisi, è l’orologio del Governo. Per me è stato un vero privilegio poter essere a capo della squadra che ha intrapreso quello che è stato il più importante e completo progetto di restauro e conservazione dell’orologio più famoso del mondo.
Potete immaginare cosa abbia significato smontare e trasportare un movimento del peso complessivo di oltre quindici tonnellate, calandolo dalla torre, tutto il lavoro di intervento necessario, fino all’operazione di riassemblaggio e riposizionamento sulla torre. (Il tutto, trattandosi di un vero simbolo della nazione britannica, coperto dal più stretto riserbo sulle operazioni, sul luogo in cui venivano svolte, sulle tempistiche. Una precauzione importante, trattandosi di un obiettivo sensibile, in caso di azioni terroristiche o di sabotaggio, NdR). L’orologio adesso mantiene la propria precisione entro un secondo al giorno e le campane suonano molto meglio di prima. Sono davvero orgoglioso della mia squadra: tutti, nessuno escluso, hanno lavorato con grande impegno e coinvolgimento per raggiungere l’obiettivo che ci eravamo proposti.
GdO: Allora sveliamo il nome di quest’azienda: la Cumbria Clock Company. Cumbria è il nome della regione in cui avete sede: non siete a Londra, ma a Penrith, vicino al confine con la Scozia. Come mai, proprio a Penrith?
KSY: Ho fondato la CCC (sigla con cui familiarmente viene indicata l’azienda, NdR) insieme a mia moglie Lynn 34 anni fa: quando abbiamo iniziato, il nostro intento era di dedicarci ai grandi orologi che si trovavano in Scozia e nella parte settentrionale dell’Inghilterra. Ma, col passare del tempo, la ditta è cresciuta e abbiamo cominciato a ricevere richieste di intervento in tutto il Regno Unito. La nostra scelta di dedicarci al restauro e alla conservazione degli antichi movimenti, anziché limitarci a sostituirli con i classici orologi elettrici, è stata probabilmente la chiave di questo successo.
Inoltre, Penrith si trova nel Lake District, cioè nel distretto dei Laghi: una delle zone più incantevoli della nostra Nazione. Ricordate ai vostri lettori, però, che se pensano di venirci a trovare, saranno i benvenuti, ma che non dimentichino di portarsi l’impermeabile! Non abbiamo il vostro bel sole italiano.
GdO: Veniamo a qualche curiosità: quando hai scoperto questa tua passione per l’orologeria di grandissime dimensioni?
KSY: Non nasce dal nulla. La mia prima, grande fortuna è stata quella di avere un padre che insegnava lavorazione del legno e del metallo in un istituto qui in zona. Sono cresciuto imparando a fare di tutto con le mie mani, nei suoi laboratori.
A 14 anni mio padre mi suggerì di fare l’orologiaio. Cominciai a studiare tutto quello che trovavo sull’argomento nella biblioteca pubblica e a provare, in laboratorio da lui, a mettere in pratica quello che leggevo nei libri.
A 17 anni iniziai a frequentare i corsi di orologeria della Birmingham University. E tre anni dopo mi trasferii a Londra, dove iniziai a lavorare proprio sugli orologi monumentali. Da allora, non ho mai lasciato questo primo, grande amore.
GdO: In famiglia, tra i tuoi avi, ci sono stati altri orologiai?
KSY: No. I miei antenati erano marinai, ferrovieri, costruttori: io sono il primo orologiaio della mia famiglia.
GdO: Tu e la tua azienda operate solo nel Regno Unito o anche a livello internazionale? Ci racconti di qualche tua esperienza?
KSY: Lavoriamo, come sai, anche all’estero. Abbiamo persino restaurato l’orologio del palazzo del Governo a Suva, nelle isole Fiji! Un orologio molto interessante, realizzato da Synchronome a Londra. È un orologio da torre meccanico, controllato da un orologio pilota, con la classica suoneria Westminster dei quarti e delle ore (la stessa del Big Ben, NdR). Una cosa così assolutamente inglese che però è finita dall’altra parte del mondo!
Attualmente stiamo finendo il restauro di un orologio francese con suoneria dei quarti per una chiesa di Hong Kong. Per questo pezzo ci è stato chiesto di aggiungere un sistema di ricarica elettrica automatica dei pesi.
GdO: La CCC è un’azienda a conduzione familiare. Lynn è tua moglie e la tua socia e ben conosco quanto importante sia il suo ruolo nell’attività. So che hai due figli maschi: intendono proseguire lungo la strada aperta da voi?
KSY: Certamente, sono entrambi in azienda. William ha studiato Ingegneria Meccanica a Newcastle e ha lavorato per due anni in una società di ingegneria, prima di entrare in CCC.
Callum ha studiato Orologeria all’Università di Birmingham, dove ho studiato anch’io. Una volta laureato, è entrato subito in azienda. Insieme a lui e ad altri giovani promesse del mondo del restauro della meccanica antica, stiamo terminando un lavoro interessantissimo: il ripristino alla piena funzionalità del celebre cigno d’argento, il Silver Swan, un automa settecentesco nato dal genio di James Cox (del quale abbiamo parlato in un recente articolo, NdR). Un pezzo straordinario, di grande complessità e del quale saremo lieti di inviare al Giornale degli Orologi un reportage appena il lavoro sarà ultimato.
Tornando ai nostri ragazzi: è bello, per noi, averli qui: ci dà la certezza che lasceremo in buone mani quello che abbiamo creato .
GdO: Nel 2023 sei stato insignito della medaglia del British Horological Institute, importante istituzione sotto l’egida della Corona, il cui scopo è formare e preservare il patrimonio di conoscenze e abilità del Regno Unito nella misura del tempo. A questo grande onore si è aggiunta, pochi giorni fa, nel corso di una sontuosa cerimonia, la tua investitura a Gran Maestro della Venerabile Confraternita degli Orologiai (The Worshipful Company of Clockmakers), la gilda che dal ‘600 riunisce i migliori esperti e professionisti del settore. Una carriera fantastica, peraltro ben meritata.
KSY: È stata una grande emozione, anche per me.
GdO: Negli scorsi anni sei stato in Italia e insieme abbiamo visitato diversi grandi orologi del nostro Paese. Qualcuno ti ha colpito particolarmente?
KSY: L’Italia ha veri e propri tesori nel campo dell’orologeria monumentale: Padova e Venezia sono solo due tra tanti esempi, ma senza dubbio quello che ritengo mi abbia colpito maggiormente è l’orologio di Chioggia. Non solo per l’orologio e per la ricchissima documentazione che lo accompagna, ma per l’accoglienza che gli abitanti ci hanno riservato: veramente indimenticabile.
GdO: Il Regno Unito ha sempre avuto un’attenzione particolare in merito alla conservazione del proprio patrimonio orologiero. Personalmente, sei coinvolto in attività didattiche destinate ai giovani?
KSY: È fondamentale che le conoscenze e le competenze nel settore dell’orologeria in generale siano conservate e tramandate e che i giovani siano motivati ad intraprendere questo percorso.
Io sono esaminatore esterno all’Università di Birmingham, che – come avrete capito – nel mio cuore occupa un posto speciale. Mi impegno affinché i giovani ricevano la formazione che desiderano e sono orgoglioso di poter affermare che si tratta di un’istituzione che veramente conferisce un’alta professionalità.
In CCC abbiamo molti stagisti provenienti da diversi Istituti del Regno Unito. Solitamente, fanno un’esperienza che dura due settimane, importante per loro in quanto li mette a contatto con la realtà di un laboratorio e di un’officina pienamente operativi.
Mi capita sovente di essere chiamato nei College per parlare dei temi della conservazione degli orologi monumentali, sia quelli civili che quelli collocati su edifici di culto. Più che di formazione, si tratta in questo caso di sensibilizzazione, cosa che comunque è assolutamente indispensabile.
Keith, ti aspettiamo presto di nuovo in Italia: ho in serbo per te un nuovo pezzo importante, un astronomico del XV secolo che aspetta di essere studiato. Per ora, grazie a nome di tutti i nostri lettori e complimenti vivissimi per i tuoi successi e quelli della tua azienda. È bello sapere che il merito e la tenacia siano giustamente riconosciuti e premiati.