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Microbrand inglesi (anziché no): i nomi più famosi

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Iniziamo oggi un tour all’interno dell’orologeria indipendente anglosassone, consapevole erede di una tradizione secolare. Un viaggio fra i microbrand inglesi – a cominciare da quelli più celebri, che hanno già raggiunto il grande pubblico. Senza badare a fatturati, numeri di produzione, stile o identità. Solo per ricordarvi chi sono e cosa fanno

Fascinosa, appassionante, contemporanea. Chi si domanda se l’orologeria indipendente sia un semplice trend di moda destinato a finire presto in archivio, troverebbe un’interessante risposta se osservasse i collezionisti della Gen Z. La considerano infatti in cima alla lista dei desideri, magari da farsi regalare in occasione del giorno della laurea. Più semplicemente la desiderano per rendere unico il proprio look, sentirsi più sicuri di sé, ma ne apprezzano anche il design e i contenuti tecnici. Nell’isola di Albione – e dei Beatles – si trova una ricca industria orologiera di ultima generazione, affermata a livello internazionale e in grado di conquistare il polso di appassionati, inclusi i British Royals. Tutta da (ri)scoprire.

Avventurieri in viaggio

Fra i microbrand inglesi, riconosciuti anche sul mercato del collezionismo, Farer è uno dei marchi più rinomati per il design, la produzione artigianale e i movimenti Swiss made. Fondato a Londra nel 2015, deve la sua creazione a tre appassionati di orologi: Paul Sweetenham, Ben Lewin e Jono Holt, con in mente il sogno di creare orologi speciali, distinguibili dai marchi ordinari presenti sul mercato. Esperti di design, i tre infatti dichiarano: «Per noi, non è sufficiente realizzare orologi di alta qualità. Vogliamo portare qualcosa di unico nel mondo dell’orologeria». È anche la loro passione per le avventure di viaggio, l’esplorazione di luoghi unici sparsi in tutto il mondo a ispirare il design dei loro orologi. Non a caso il nome “Farer” deriva dalla parola scandinava “viaggiatore”.

Fra gli esemplari che rappresentano al meglio lo spirito di Farer, ci sono naturalmente i Gmt. Come il Lander IV GMT, dedicato all’esploratore inglese Richard Lander (1804/1834), che a partire dal 1825 si avventurò con tre spedizioni nell’Africa occidentale e fu il primo a percorrere in canoa il corso inferiore del fiume Niger. L’orologio conquista grazie al quadrante verde mare, reso ipnotico dagli effetti iridescenti, mentre dal punto di vista meccanico ospita un calibro Sellita SW330-2 Top Grade. Altro modello emblematico è poi The Aquamatic, una collezione di subacquei dai colori pop, freschi e luminosi. Alla portata di tutti i prezzi, che vanno dai 1.000 ai 2.500 euro circa.

Dal lago scozzese

Questo microbrand scozzese – di Glasgow – è ormai noto in tutto il mondo, apprezzatissimo dai collezionisti. Lanciato nel 2015, produce orologi meccanici con quadranti in smalto, fatti a mano secondo le ancestrali tecniche artigiane, seppure dal prezzo accessibile. Come si legge sul sito ufficiale: «Lo smalto Grand Feu è l’arte di fondere il vetro in metallo. Il processo prevede un disco di metallo sottile come un’ostia e vari strati di polvere di smalto applicati con il pennello e cotti a oltre 800 gradi Celsius. Il risultato è eccezionale: un quadrante spesso meno di un millimetro con una finitura piatta e uniforme».

Produrre orologi in grado di unire il design contemporaneo con l’artigianato tradizionale. Il fondatore, Lewis Heath, ebbe questa idea mentre si trovava a Loch an Ordain, un remoto lago nelle Highlands scozzesi. Da qui prende nome l’atelier di anOrdain, che nella sede di Templeton Building riunisce sotto lo stesso tetto il mix eterogeneo di competenze e talenti del team, dai programmatori agli orologiai, passando ovviamente per gli smaltatori, specializzati in smalto opaco e fumé. Le collezioni più note sono quelle del Model 1, dallo stile molto classico, e Model 2, con la cassa più sportiva, ma la voglia di sperimentare incrementa di continuo il catalogo. Gli orologi unOrdain montano movimenti La Joux-Perret o Sellita, e hanno un range di prezzo compreso grosso modo fra i 2000 e i 5000 euro.

Tre uomini in barca

Per molti (e a ragione) non è più nemmeno un microbrand, sia per volume d’affari sia in termini di produzione e vendita. Christopher Ward travalica il discorso dei microbrand inglesi oggi in circolazione. Noi lo inseriamo qui solo perché è nato tale, proviene da lì, anche se oggi è conosciuto e amato ben oltre i confini nazionali e non appartiene più a un mercato di nicchia. E poco ci importa del cambio di logo, della distribuzione, della continuità di catalogo eccetera: lasciamo questioni simili agli influenti blogger e ai forumisti più appassionati. Di sicuro merita ricordarne gli esordi, che collocano Christopher Ward di diritto fra i microbrand inglesi.

Tre amici in gita in barca sul Tamigi, nel lontano 2004. Mike France, Peter Ellis e Christopher Ward, appunto, che darà il nome al Marchio (perché “più tipicamente inglese” fra i tre). L’idea è quella di “portare l’arte e la scienza dell’orologeria meccanica al maggior numero possibile di persone”, eliminando le spese di marketing e i margini dei rivenditori. La strategia quindi segue tre principi. 1) Vendere direttamente ai clienti attraverso il sito web. 2) Applicare un ricarico massimo di tre volte rispetto al prezzo di produzione. 3) Evitare sponsorizzazioni di celebrities e testimonial. Così, nel giugno 2005, in un pollaio riconvertito in fattoria nel Berkshire, nasce il primo brand al mondo acquistabile solo online. All’inizio gli orologi sono solo due: C5 Malvern Automatic and the C3 Malvern Chronograph. La fortuna arriverà dopo la recensione entusiasta del C5 pubblicata da Dave Malone su Timezone.com. Da lì il successo.

Oggi gli esemplari di Christopher Ward, progettati in UK e realizzati in Svizzera, sono autentici oggetti di culto. Famosi i loro movimenti “JJ Calibres”, dal nome del maestro orologiaio Johannes Jahnke dell’azienda Synergie Horlogère di Biel, con cui il Marchio comincia a collaborare nel 2008. Nel 2014 la fusione delle due società sfocia nel primo calibro di manifattura: il Calibre SH21, “il primo movimento commercialmente valido di un marchio britannico in 50 anni”. Da allora è un susseguirsi di numerosi modelli, come i diver della serie Trident, o il Bel Canto, diventato un fenomeno mondiale. Fino al più recente The Twelve, in edizione limitata, che si sta imponendo come un must have tra gli appassionati di tutto il mondo.

p.s. Per saperne di più sui microbrand inglesi compresi in questa pagina, vi rimando naturalmente ai siti ufficiali. Queste righe vorrebbero servire proprio a suscitare curiosità…