Non è fra i marchi più chiacchierati, almeno in Italia. Eppure Piaget, nel corso dei suoi 150 anni di vita, ha saputo ritagliarsi un ruolo di livello assoluto nell’olimpo dell’Alta orologeria. Chiara la vocazione “aristocratica” che gli ha permesso, prima da fornitore, poi da produttore, di dar vita a pezzi unici ricorrendo a maestria orologiera, pietre e metalli preziosi. Tutti ingredienti che ritroviamo nell’orologio al centro di questo articolo: il Piaget Andy Warhol Clou de Paris.
Orologi da collezione
Tanto per capirci meglio, ci sono un paio di cose che hanno portato gli esemplari Piaget al centro degli interessi dei collezionisti più colti. Nel 1956 Piaget realizzava il calibro a carica manuale più sottile al mondo: il Piaget 9P, con uno spessore di appena 2 mm. Un movimento che qualche anno dopo si sarebbe evoluto nel calibro 12P: il quale, con un incremento di spessore di soli 3 decimi di millimetro, integrava anche il rotore di carica. L’abilità di realizzare movimenti ultra-sottili accompagnerà la Maison svizzera (che fa capo al Gruppo Richemont) fino ai giorni nostri, definendone un tratto distintivo.
E poi, fra gli anni Sessanta e Settanta, Piaget ha anche prodotto gli orologi-gioiello più spettacolari e fantasiosi di sempre (qui ne vedete alcuni esempi). Facendo appello a tutte le competenze accumulate nell’oreficeria, sviluppò pezzi sorprendenti che vestivano le signore altolocate. Insolite strutture architettoniche a gabbia, bracciali-scultura dalle particolari lavorazioni, elegantissime collane a pendente vibranti di gemme sfaccettate e cabochon, con diamanti a profusione. Tutti con la cassa sottilissima, proprio grazie ai movimenti ultra-piatti, e con il quadrante in pietra dura, dai colori vividi o dagli effetti gatteggianti. Capolavori che solo di recente la Maison ha ricominciato a produrre, in pezzi unici o in edizioni millesimate.
Andy Warhol Clou de Paris: due le novità che lo distinguono
L’orologio che vi racconto in questo articolo è imparentato con gli esemplari di cui sopra. E centra in pieno il motto della Maison: “Fare sempre meglio del necessario”. Si tratta appunto del Piaget Andy Warhol Clou de Paris (ref. G0A49238): un esemplare che, pur con profonde radici storiche, inaugura una collezione nuova, almeno nel nome.
Perché anche stavolta Piaget va oltre il necessario? Perché modelli simili sono già in collezione. La novità, coincisa con uno sforzo artigianale non da poco, sta prima di tutto nella lavorazione della cassa. A Clou de Paris, appunto, un tipo di incisione guilloché tipica dell’alta orologeria, qui sviluppata in dimensioni maggiorate, che prende il posto della consueta godronatura delle altre tre referenze già in catalogo (G0A42236, G0A43238 e G0A48239).
E poi c’è il quadrante in meteorite: una tendenza nell’orologeria attuale, ma del tutto in linea con il passato della Manifattura. Se ne volete sapere di più su questa pietra extra-terrestre e sull’utilizzo diffuso ai nostri giorni, andate a leggere questo articolo. Qui aggiungo solo che il meteorite va a sostituire la malachite, o il più comune trattamento galvanico nero opaco, degli esemplari precedenti.
Due novità quindi – quadrante e lavorazione – che danno vita a un orologio elegante, lussuoso e dal carattere unico. Un orologio in grado di reinterpretare al meglio il genio creativo di Andy Warhol, fra i più influenti artisti americani del XX secolo.
Perché Andy Warhol
La neonata collezione deve il nome all’amicizia fra Andy Warhol e Yves Piaget, dal 1980 Presidente della Casa ed erede del fondatore, quel Georges-Édouard Piaget che aprì il primo laboratorio nel 1874. Warhol, che di orologi ne aveva centinaia, ha posseduto infatti sette Piaget. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il Black Tie acquistato nel 1973: modello ai tempi innovativo perché dotato del movimento al quarzo Beta 21. Erano quegli gli anni in cui la tecnologia giapponese al quarzo introdotta da Seiko dominava la scena, costringendo le aziende svizzere ad adeguare le proprie collezioni.
Le generose dimensioni del Beta 21 costrinsero chi decise di adottarlo alla progettazione di casse più capienti, diverse da quelle che fino ad allora avevano ospitato i movimenti meccanici. Da qui l’idea, in casa Piaget, di produrre la cassa a cuscino fatta a scalini (godron) che identificava il Back Tie e che, giunta fino a oggi, rende unici gli orologi della linea Andy Warhol. Tra parentesi, il cambio di nome della collezione – da Black Tie a Andy Warhol, definizione non ufficiale per decenni adottata dai collezionisti – è resa possibile dalla recente partnership fra Piaget e la Andy Warhol Foundation for the Visual Arts.
La lavorazione artigianale della cassa
Come scrivevo sopra, il nuovo Andy Warhol Clou de Paris si differenzia dalle altre tre referenze che omaggiano l’artista per la decorazione con cui è impreziosita la cassa in oro bianco. Al motivo godronato, a tre scalini sovrapposti, si sostituisce appunto il guilloché Clou de Paris. Che consiste in piccole piramidi di base quadrata, sviluppate comunque su due gradini, affiancate fino a coprire l’intera superficie. Una lavorazione meticolosa, per giunta applicata su una superficie curva e realizzata a mano, che ha richiesto quasi un anno di messa a punto da parte degli artigiani di Piaget. Ma ne valeva la pena. La soluzione dona all’orologio una lucentezza straordinaria, mette in risalto la lunetta satinata e le texture del quadrante in meteorite blu, diverse per ogni esemplare.
Da notare che la corona di carica e di regolazione dell’ora, zigrinata e logata, quando è ritratta “annega” nella carrure, risultando quasi invisibile. Una scelta dettata anche dalla necessità di contenere, almeno allo sguardo, le dimensioni generose della cassa (43 mm di altezza per 45 mm di larghezza). Che, in questa referenza come nelle altre della neonata collezione Andy Warhol, rinuncia anche alle anse. Completa l’opera un fondello in oro bianco opaco con inciso il logo della Manifattura, fissato da otto viti. Il movimento Piaget 501P, bello da ammirare per la qualità delle finiture, resta quindi nascosto. Ma il fondello chiuso è coerente con l’esemplare originario.
Due diversi calibri per la stessa collezione
Riguardo alla meccanica c’è da dire che gli esemplari della neonata collezione Andy Warhol non utilizzano lo stesso movimento. Se le tre referenze già esistenti, con lavorazione godron della cassa, si affidano al calibro di manifattura 534P, il nuovo Andy Warhol Clou de Paris incassa invece il calibro 501P, sempre di manifattura. In effetti fra i due esistono minime differenze. Sono entrambi movimenti “solo tempo” a due lancette, per ore e minuti. Tutt’e due lavorano alla stessa frequenza (3 Hz, 21.600 alternanze orarie), hanno la stessa autonomia (42 ore) e lo stesso numero di rubini (25).
A distinguerli, oltre all’aspetto della massa oscillante, è lo spessore: 3,5 mm per il calibro 534P, 3,63 mm per il calibro 501P. Questa leggera diversità si riflette anche nello spessore complessivo della cassa: 7,6 mm contro gli 8,08 mm attuali. Comunque inferiore a quei 9 mm che, per convenzione, definiscono gli orologi ultra-piatti (anche se non esiste una regola precisa). Mi piace evidenziare questo dettaglio, visto che la sottigliezza è da sempre una delle prerogative della Manifattura svizzera. Aggiungo inoltre che lo stesso movimento 501P è adottato da Piaget anche in altre referenze delle collezioni Limelight e Altiplano.
Prezzo e considerazioni sull’Andy Warhol Clou de Paris
Se volete mettere al polso il Piaget Andy Warhol Clou de Paris – che non è in edizione limitata – il prezzo da pagare è di 67.500 euro. Una somma notevole con la quale è possibile comprare pezzi di alta orologeria complicati proposti da grandi case. È questa la considerazione più frequente nella quale mi sono imbattuto raccogliendo pareri fra gli appassionati.
Il nuovo Piaget è però un oggetto di lusso estremo: la generosa cassa è tutta in oro, le finiture sono superlative e la lavorazione a Clou de Paris è un valore aggiunto che influisce notevolmente sui costi. Poi ha alle spalle una storia importante, iniziata nei primi anni Settanta, ed è legato a una delle figure artistiche più celebri del ‘900, il che ne fa comunque un pezzo da collezione. In più non troverete mai due Andy Warhol Clou de Paris uguali. Il quadrante in meteorite blu (che già di suo ha un proprio valore), proprio per via della texture sempre diversa, rende ogni esemplare unico.