Approfondimenti

Sonnerie Souveraine, l’armonia di François-Paul Journe

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Journe ha deciso. A fine anno metterà fine alla produzione della seconda generazione del suo tanto acclamato e riconosciuto ripetizione minuti per lasciare spazio al suo successore

Per poter parlare del Sonnerie Souveraine, dobbiamo fare una breve introduzione sul suo creatore e sulla complicazione. Perché per comprendere gli orologi di François-Paul Journe è necessario inquadrare sia il personaggio sia la storia dell’orologeria

François-Paul Journe ha una fama di grande rompiscatole. Si è meritato sul campo il soprannome di “Brontolo” (Grumpy) pur essendo un gigante dell’orologeria. Il suo caratteraccio, in realtà, deriva dalla semplice constatazione d’essere un tecnico prima di ogni altra cosa. A chi gli chiede di fare il simpatico, di sorridere a chi di tecnica capisce poco o nulla, lui risponde che per lui parlano gli orologi che progetta e produce. Tutto il resto “chissenefrega”.

E l’atteggiamento si estende ai concorrenti, che divide semplicemente in poubelle (spazzatura) e belles montres (begli orologi), senza via di mezzo. Quest’attitudine a dividere con l’accetta il mondo dell’orologeria – si badi bene – non è caratteristica del solo François-Paul Journe. Tutti i grandi tecnici ci vanno giù pesante, spingendosi anche oltre (c’est de la merde!) nella valutazione di movimenti ricchi solo di pretese.

Il nuovo Breguet

EffePi Journe è consapevole di essere destinato alla storia dell’orologeria. La sua non è tanto presunzione, quanto banale constatazione tecnica che coinvolge alla pari una piccola schiera di orologiai più o meno conosciuti; un vero e proprio club che sa riconoscere e apprezzare, innanzitutto, l’eccellenza micromeccanica. François-Paul Journe, infine, è quanto di più vicino si possa immaginare alla persona (sto dicendo persona, non marca) di Abraham-Louis Breguet. Una combinazione unica di grande tecnica (intesa come evoluzione delle precedenti realizzazioni) e originalità estetica; ma che però non dimentica la funzionalità e quel concetto fondamentale per cui “grande” è solo l’orologio che sarà possibile riparare o restaurare anche fra qualche secolo.

Fra gli orologi più rappresentativi dell’EffePi-pensiero c’è il Sonnerie Souveraine – Grande Sonnerie avec Répétition Minutes, che a fine anno uscirà di produzione. Trovo fantastico che Journe si preoccupi di avvisare i collezionisti che dal 31 dicembre 2018 il Sonnerie Souveraine non sarà più in catalogo, probabilmente sostituito da un nuovo modello che verrà presentato nel 2019. Il collezionista che volesse completare la coppia è quindi avvertito: il “vecchio” modello entra in qualche modo nella storia. Ma su questo concetto ci sarebbe da ridire: dalla sua prima presentazione, nel 2006, il Sonnerie Souveraine si è evoluto. E alcune differenze sono abbastanza chiare per gli appassionati con maggior bagaglio tecnico.

Cos’è la Ripetizione Minuti?

La Ripetizione Minuti è quella complicazione orologiera che nasce dalla necessità di conoscere l’ora anche di notte. Nei tempi andati non esistevano materiali luminescenti né interruttori, lampadine, corrente elettrica. Accendere una candela era operazione mica facile che portava inevitabilmente a svegliarsi. E non potevi poi ricorrere ai tranquillanti per riprendere sonno. Tenere accesa una candela tutta la notte era l’anticamera dell’incendio (si provò anche a farlo all’interno di orologi con il quadrante semitrasparente).

Si cercò quindi di dotare alcune ruote di “indici” che erano (a richiesta: di solito tirando una cordicella) “letti” da sensori, a loro volta collegati ad un meccanismo acustico. Il quale batteva su campanelline tanti rintocchi quante erano le ore, i quarti d’ora e i minuti eccedenti i quarti.  Per intenderci: alle 4 meno 5 della notte (le 3 e 55) tiravi la cordicella e il complicatissimo (già allora) meccanismo della ripetizione minuti faceva suonare 3 rintocchi su una campanellina, 3 sulla seconda (o su entrambe le campanelline, nel caso fossero due) e 10 sulla campanellina rimanente.

La Ripetizione minuti è “la” complicazione estrema. Richiede l’aggiunta di riferimenti, di un sistema preciso di sensori e infine di un dispositivo (sempre meccanico) che trasformi le informazioni dei sensori in una sequenza di segnali acustici. Sequenza, si badi bene, che deve essere costante nel tempo, che deve avere un ritmo univoco – mica suoni alla rinfusa. E ciò implica anche l’uso di un volano il cui scopo è appunto, di dare costanza al susseguirsi dei rintocchi.

Per questo la Ripetizione Minuti è la complicazione orologiera più difficile (e quindi costosa), ma anche quella più avida d’energia e soprattutto la più delicata. Azionare il cursore o il pulsante che attiva la richiesta di conoscere acusticamente l’ora implica il rispetto di regole come quella di attendere che la sequenza sia ben conclusa, prima di attivare di nuovo la richiesta. Altrimenti i danni al delicato dispositivo possono essere distruttivi anche per il già provato portafoglio.

La Ripetizione di Journe: il Sonnerie Souveraine

Per questo, a suo tempo, François-Paul Journe mise al primo posto una precisa condizione, per il suo ripetizione minuti: “Deve poterlo usare senza rischi anche un bambino di otto anni”. Il risultato fu (ed è) un orologio esemplare perché tecnicamente ben radicato in una tradizione usata come base per innovare. Ben 11 i brevetti che partono da un complesso bariletto che alimenta il tutto, ma comprende un dispositivo che impedisce alla ripetizione (avida di energia) di suonare quando l’autonomia residua scende sotto le 24 ore.

Nuovo anche il sistema per impedire la ricarica quando è in azione la ripetizione, che per altro suona su gong di nuova concezione. Il diverso bariletto richiede anche un diverso dispositivo per l’indicazione dell’autonomia residua e a proposito di indicazioni c’è anche un sistema basato su una ruota a colonne per indicare il tipo di suoneria pre-selezionata. Nuovo anche il sistema della ripetizione minuti – visibile dal fondello – con tre leve sagomate, coassiali, per ore, quarti e minuti (dal basso verso l’alto).

In definitiva siamo di fronte a un orologio tecnico per collezionisti (ricchi, visti i prezzi) anch’essi tecnici. Journe non cerca mai effetti speciali o stravaganze estetiche: il 90 per cento delle sue scelte sono la logica conseguenza di un percorso tecnico che affonda le proprie radici in un passato millenario e che vive il presente della micromeccanica come fondamenta per il futuro dell’orologeria. In questo senso François-Paul Journe fa cultura, nel proprio specifico, prima ancora che commercio. E sempre in questo senso verificare con i propri occhi, per chi ama gli orologi importanti, è anch’essa una operazione culturale, indipendentemente dalla possibilità di un acquisto.

Alcuni indirizzi utili: Espace F.P. Journe – Milano
GMT Italia – Milano
Abate & C. – Sanremo
Hausmann & Co  – Roma