Vedere un oggetto che non esiste, e dargli forma nel rispetto dei codici della marca. Ovvero, come Fabrizio Buonamassa Stigliani ha cambiato il corso dell’orologeria di Bulgari
Fabrizio Buonamassa Stigliani, da buon partenopeo, è un inguaribile ottimista. Dotato di una solarità talmente tenace e persistente da essere sopravvissuta persino a una decennale permanenza in quel di Neuchâtel. Ed è tutto dire. Fabrizio Buonamassa Stigliani sorride sempre, ma quando trovandotelo di fronte percepisci anche un non so che di aria particolarmente soddisfatta, e i suoi occhi si fanno d’improvviso più brillanti del solito, allora capisci subito che ti sta per tirare fuori da sotto la manica qualcosa di inaspettato, e di cui va particolarmente fiero. Qualcosa di inequivocabilmente Bulgari, vista la recente effervescenza creativa della maison. Se invece tra le mani stringe una custodia, allora è il segno che da lì a poco ti racconterà un nuovo femminile.
Partendo da una cassa estremamente semplice, circolare, per la prima volta abbiamo portato una complicazione come la ripetizione minuti in un contesto di gioielleria. E quando hai a disposizione un movimento del genere cerchi di esaltarlo nella maniera più efficace. L’orologio è molto semplice, cassa Divas’ Dream, tonda e con due anse a forma di petali, diamanti sulla cassa stessa e sulla lunetta. E un quadrante meraviglioso, creato con una tecnica mai utilizzata prima: lacca nera con sopra una polvere d’oro. Stendiamo sul quadrante una finitura lucida perfetta e poi ci lasciamo cadere della polvere d’oro. Infine ci soffiamo sopra così che la polvere d’oro si disponga in maniera casuale. Per farne uno ne buttiamo sei o sette, perché a volte c’è troppo oro, altre volte troppo poco, oppure si dispone male. Questa ripetizione minuti è l’esaltazione del savoir-faire di Bulgari come gioielliere e come orologiaio, una marca che oggi è in grado di dire delle cose diverse dagli altri.
Non solo nel campo dei femminili. Perché vista l’aria che tira negli ultimi anni un maschile te lo aspetti. E questa volta la manica si alza davvero. Sotto, un Octo Finissimo Automatico inconsueto.
Lo abbiamo fatto anche in acciaio, un acciaio molto bianco. Un colore frutto di un processo alquanto laborioso che richiede addirittura cinque passaggi. In quanto il metallo va prima indurito, poi va rodiato, in seguito placcato, anodizzato, e infine sabbiato. Una referenza che si aggiunge a quella in titanio, presentata lo scorso anno, e in oro rosa, altra novità 2018.
Abbiamo toccato gli estremi, alta gioielleria e avanguardia. Perché a livello di stile oggi Bulgari vive di forti contrapposizioni.
Sì, ma la cosa più importante sono gli elementi in comune che ci sono tra queste due categorie di prodotto. In entrambi i modelli la cosa fondamentale è quella di riuscire a riconoscere la marca. Il filo conduttore è dato dalle forme, dalle proporzioni, dall’attenzione per i dettagli. I nostri oggetti sono estremamente difficili da realizzare, vuoi per lo spessore del movimento, vuoi per la finitura dei materiali, ma quando li vedi sembra che quella sia la loro forma naturale.
A proposito di design, in che fase evolutiva si trova quello di Bulgari?
Si trova in una fase di consapevolezza. Siamo in grado di comprendere molto bene quello che vogliamo fare e quello che è la marca, e questo ci consente anche di immaginare un’evoluzione di questi elementi per il futuro. In questo momento i record del mondo o l’Octo Finissimo in titanio rappresentano un passaggio fondamentale ma anche la prova di quello che la marca è in grado di fare nell’ambito dell’orologeria.
Hai citato il titanio. Quanto è importante per un designer conoscere i materiali?
È molto importante perché ogni materiale ha delle sue regole e conoscerle ti permette di utilizzarlo in maniera anche inaspettata. In alternativa è bene affidarsi a esperti del mestiere. Perché il designer non è un tecnologo, non è qualcuno che si occupa di stampi, di ritiri dei materiali. La ceramica per esempio ha dei ritiri di 10/11 volte rispetto alla dimensione finale, ma non è che tutti conoscano le tecnologie per la sua lavorazione nonostante oggi sia un materiale molto utilizzato in orologeria. Stesso discorso per il titanio: è quattro volte più duro dell’acciaio, molto più leggero, ma ha bisogno di utensili speciali, altrimenti dopo che hai fatto due casse finisci per buttare tutto.
I materiali possono anche costituire un vincolo?
Ormai tutti conosciamo la lavorazione dei metalli. Si fanno degli stampi e in seguito si utilizzano macchine utensili per dargli la forma perfetta. Però oggi nell’orologeria ci sono anche materiali compositi, materie plastiche che si stampano a iniezione oppure con sistemi ibridi di stampaggio. Che occorre conoscere, semplicemente per sapere cosa uscirà fuori alla fine. Perché le materie che si stampano a iniezione, come la plastiche o alcuni compositi, quando escono dallo stampo presentano degli elementi che vanno rifiniti. Quindi in fase di disegno è utile sapere dove questo avverrà perché a seconda della forma della cassa potrebbe essere poi impossibile riprenderli in una seconda fase della lavorazione.
Questi nuovi materiali ti hanno ampliato gli orizzonti dandoti opportunità in più?
Più che il materiale conta l’idea. Oggi siamo pieni di oggetti, non ne abbiamo bisogno di nuovi. Però ci sono ancora designer che disegnano sedie e ci sono ancora io che disegno orologi. Anche se siamo pieni di sedie e di orologi. La cosa stimolante è però l’opportunità di reinventare sempre l’oggetto. Prendiamo l’esempio dell’Octo Finissimo. Non è un orologio di riferimento solamente perché ben fatto o perché è tra i più sottili al mondo. Ma perché rappresenta la marca in un periodo storico, perché reinventa la maniera di utilizzare un orologio ad alta complicazione. A volte un’innovazione di carattere tipologico è molto più importante e più difficile da realizzare di un’innovazione di carattere tecnologico. Perché devi indicare all’utente come usare un oggetto che conosce già ma che va utilizzato in maniera diversa. L’oggetto di design, inteso come ben fatto, è in grado di raccontarti da solo di che materiale è fatto, a cosa serve e come si utilizza. Se te lo devo mostrare, vuol dire che c’è qualcosa che non va, che l’oggetto da solo non si spiega.