Alla Mostra del Cinema di Venezia, Jaeger-LeCoultre presenta due nuove versioni del Calibro 101. Un movimento da record, di dimensioni minuscole ma di enorme fama
Una delle icone di Jaeger-LeCoultre, fra le più riconosciute e riconoscibili, è il Calibro 101. Un orologio famosissimo: peculiare nella tecnica, dal lungo passato e ricco di glamour. Non stupisce quindi ritrovarlo in nuovi esemplari gioielleria alla Mostra del cinema di Venezia (al Lido, da oggi fino all’8 settembre). O meglio, alla 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, secondo la definizione ufficiale: uno dei festival più antichi (è stato inaugurato nel 1932), prestigiosi e ambiti da attori e registi di tutto il mondo.
Dove la Grande Maison interpreta il ruolo di main sponsor per la 13a volta consecutiva (ormai è una tradizione!), e dove negli anni scorsi ha già presentato altre versioni del Calibro 101. Modelli che sono stati immortalati dai paparazzi al polso di innumerevoli star, nostrane e hollywoodiane, sul tappeto rosso del Palazzo del Cinema. Del resto, cos’altro aspettarsi dall’orologio che ha scandito i tempi di una regale incoronazione? Uscito nel 1929, il Calibro 101 nasce sotto i migliori auspici. Frutto di una tecnologia d’avanguardia per l’epoca, costoso come pochi, è destinato alle donne più raffinate. Ma per comprenderne la genesi bisogna fare un passo indietro.
Siamo all’inizio del Novecento, nei “ruggenti anni Venti”: un periodo di benessere economico, di progresso industriale e tecnologico, di fermento artistico e rinnovamento sociale. Le donne si affrancano dai costumi ottocenteschi, rompono numerosi preconcetti, conquistano nuovi stili di vita. Si liberano da busti e corsetti, si tagliano i capelli “à la garçonne”, fumano sigarette da lunghi bocchini, guidano veloci automobili, ballano charleston sfrenati o tanghi sensuali.
E sfoggiano orgogliose gli orologi da polso, veri e propri simboli di emancipazione e modernità, pratici e disimpegnati. Finita l’epoca in cui guardare l’orario in pubblico era considerato un gesto volgare, un vero e proprio tabù per le signore perbene… Per loro le maison di orologeria ora producono esemplari di piccoli dimensioni. Messi a punto (per quanto possibile) con invenzioni e brevetti che riguardano l’impermeabilità della cassa, le anse in cui fissare il cinturino (di pelle o di tessuto moiré), la sicurezza del bracciale. Da Jaeger-LeCoultre, in particolare, si lavora per conciliare precisione e miniaturizzazione, a quel tempo due esigenze incompatibili.
Si sa, infatti, che in un movimento meccanico la precisione dipende in gran parte dalla grandezza del bilanciere, oltre che dal numero di (semi)oscillazioni compiute dal bilanciere stesso in un’ora. E il confronto con i precisissimi esemplari da tasca, forniti di grandi e lenti organi regolatori, è una sfida persa in partenza dai modelli femminili, la cui costanza di marcia lascia molto a desiderare. Per risolvere la questione, l’orologiaio parigino Henri Rodanet, diventato Direttore tecnico degli stabilimenti Ed. Jaeger, progetta un nuovo movimento di forma su due piani sovrapposti: uno dedicato ai ruotismi, l’altro quasi esclusivamente al bilanciere, che quindi può mantenere un buon diametro.
Nasce così, nel 1925, il Duoplan: più precisamente il Calibro 104 7BF, rettangolare e molto allungato, a baguette, con il dispositivo di carica posto sul fondello. Ancora lontano dall’idea di affidabilità e precisione così come la intendiamo oggi, ma più che accettabile per gli standard dell’epoca. Tant’è che darà vita, nel tempo, a infinte declinazioni: orologi in acciaio o in oro, anche incastonati di diamanti e pietre di colore, o con la cassa posta in orizzontale (modelli “étrier“), che interpretano alla perfezione lo spirito geometrico dell’Art Déco.
Soprattutto, il Duoplan è utilizzato dalla Grande Maison come base per lo sviluppo di vari calibri, di dimensioni diverse. Il più piccolo in assoluto è proprio il Calibro 101 5/6BF, del 1929 appunto, che segna un eccezionale exploit tecnico ed entra nel Guinness dei Primati. Da allora sempre rimasto in catalogo, anche se prodotto in pochi pezzi l’anno, via via ha conosciuto vari miglioramenti tecnici. Che però non ne hanno mutato né i metodi di fabbricazione (tutti i componenti sono realizzati e rifiniti ad hoc) né la destinazione d’uso. Per le sue peculiarità, infatti, si presta a interpretare le creazioni più esclusive: come il modello Rivière, detto anche “de la reine”, una doppia riviera di diamanti indossata da Elisabetta II il giorno in cui sale al trono d’Inghilterra (2 giugno 1953). Un dono ricevuto dal Presidente francese Albert Lebrun quando ancora era principessa.
Anche in tempi più recenti il Calibro 101 continua a essere la quintessenza dell’Alta Gioielleria di Jaeger-LeCoultre. Per esempio, nel 2009, quando festeggia l’80° anniversario, è riproposto proprio a Venezia nella variegata collezione Joaillerie 101, composta da pezzi fantasiosi in tiratura limitata. Preziosissimi modelli a segreto, a nodo, a reticella, a foglia, oltre alla riedizione di un esemplare del 1938 incastonato di diamanti baguette; e poi inedite varianti “trompe-l’oeil”, in cui il minuscolo movimento sembra fluttuare all’interno della cassa Reverso (perfino in chiave maschile).
Perfetto complemento per i più sontuosi abiti da sera, il Calibro 101 è stato sfoggiato da tante celebrities, non solo in Laguna in quella occasione, ma anche a Cannes o a Berlino. Ma è proprio alla Mostra del cinema di quest’anno che ritorna in versione Feuille e Reine. Entrambi ispirati a modelli storici, entrambi per la prima volta in oro rosa, come di consueto sono tempestati di diamanti, rigorosamente montati a mano, uno ad uno. E in questi giorni, poi, sarà svelato l’ultimo segreto che li riguarda: il nome e il look delle fortunate che li indosseranno sul red carpet del Lido.