Si chiama Code 11.59 la nuova collezione di Audemars Piguet. Sobria e discreta, almeno a prima vista. In realtà potenzialmente esuberante, perché costruita con un’architettura modulare che consente di giocare con i materiali e le finiture. Fino a ottenere un’ampia serie di variazioni sul tema
ha il profilo smussato e lucidato: una delle tante finezze che non appariranno immediatamente evidenti, ma che renderanno il Code a prova di noia da abitudine. Non è solo una questione di eccellenza, una dimostrazione di bravura progettuale e tecnica. No: c’è anche un gioco di riflessi tale da rendere quest’orologio nuovo ogni volta che la luce lo colpisce da una diversa angolazione.
E c’è anche qualcosa di strano e straniante nel vetro, non immediatamente percepibile: poi ci si rende conto che la superficie superiore bombata segue anche una curvatura verticale, da ansa ad ansa, che è un piacere sfiorare con le dita, ma anche un bel gioco di rimbalzo dei raggi luminosi. Ma senza esagerazioni, senza voler mostrare né muscoli né lustrini, anche se sarà possibile in futuro perché sembra che tutto sia stato previsto in sede di progetto.
Insomma: l’impressione è che questa volta il successo sia dietro l’angolo, sempre tenendo conto della prepotenza del Royal Oak e del fatto che il Code, al contrario, sembra nascere discreto, educato, quasi silenzioso. Ma è chiaro che si tratta in realtà di un orologio pronto a tutto, perfino all’avventura. Interessante anche il prezzo, concorrenziale nel proprio segmento: 25.000 franchi svizzeri per un solo tempo Audemars Piguet con cassa in oro tutto sono men che fuori di testa, anche se la cifra resta alla portata di pochi.
Un consiglio finale. Ne riparleremo, di questa collezione, e ne riparleremo molto proprio perché contiene una tale varietà di dettagli da lasciare a bocca aperta. Nel frattempo studiate le foto, leggetele a lungo e ditemi poi se quest’orologio non è un nuovo capitolo vincente nella bella storia di Audemars Piguet. ”'”><\/script>‘
