Attualità

Se anche con Tissot val bene giocare d’anticipo

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Uno degli highlight del 2019? L’Heritage Navigator 1973. Arriverà solo attorno alla seconda metà di maggio. Ma vi spieghiamo perché sarebbe opportuno darsi da fare fin d’ora…

Chi visita abitualmente le pagine del Giornale degli Orologi forse se ne sarà già accorto da tempo. Al suo interno trovare delle primizie, intese come anticipazioni, come preview spinte, è una cosa più unica che rara. Se non addirittura una sorta di tabù. Il motivo di questa “linea editoriale”, condivisibile o meno che possa essere da parte di appassionati e lettori sempre a caccia di gustose ultim’ora, è semplice. Parlare di un orologio con mesi (a volte persino anni) di anticipo sul suo arrivo sul mercato è una cosa di poco senso. Che alla fine scontenta tutti, acquirenti e venditori, e magari origina pure disappunto verso la marca. Il timing tra comunicazione e disponibilità nei negozi, insomma, resta e sempre resterà per noi qualcosa di cruciale e imprescindibile.

A volte però è il caso di fare un’eccezione. E spieghiamo perché. Giusto qualche giorno fa Tissot ha chiamato a raccolta i suoi più importanti negozianti italiani per raccogliere gli ordini relativi alle nuove collezioni che si accomoderanno nelle vetrine in questo 2019. Un’occasione solitamente preclusa alla stampa. Solitamente, come detto, perché prendervi parte – così come ci è successo proprio di recente – non solo ci ha consentito di approfondire le dinamiche che legano il brand ai suoi “portavoce” dislocati sul territorio, cosa peraltro di grande interesse; ma anche di curiosare (e di conseguenza ragionare) con buon anticipo su ciò che, meritevole di interesse, può essere opportuno consigliare a chi intende mettere a budget l’acquisto di un orologio nei prossimi mesi.

Tra questi c’è l’Heritage Navigator 1973, la riedizione di uno sportivo protagonista della prima metà degli anni ’70. La decade che vede Tissot entrare ufficialmente nel mondo delle competizioni motoristiche. Dapprima nei rally con Alpine, poi nelle corse di durata al fianco di Porsche nella 24 Ore di Le Mans, infine in F1 dove appone le sue insegne sulla Brabham di Loris Kessel e si assicura al polso di piloti del calibro di Clay Regazzoni e Jacques Laffite. Un cronografo con una bella cassa a cuscino da 43 mm, pulsanti a fungo, lancette cronografiche arancioni (tanto in voga un tempo anche per la strumentazione automobilistica), cinturino in pelle forato e movimento meccanico automatico Valjoux 7753 con autonomia di 46 ore.

Referenza che arriverà però in vendita attorno alla metà del mese di maggio. Perché allora non proporlo su queste pagine in quei giorni? Perché infrangere il voto fino a poc’anzi tanto sbandierato? Semplice. Perché Tissot realizzerà questa referenza (che sarà seguita, c’è da scommetterci, da future estensioni di linea) in tiratura limitata a 1973 esemplari. E per comprendere quanto difficile potrebbe essere arrivare a metterci le mani sopra all’ultimo momento, ci permettiamo di snocciolare qualche dato comunicato proprio durante il recente Road Show, particolarmente gustoso vista la parsimonia con la quale i brand svizzeri dell’orologeria – specie se appartenenti a grandi gruppi – svelano solitamente i propri numeri.

Tissot è un brand che vale circa 4 milioni di pezzi prodotti all’anno, divisi indicativamente in 800 differenti referenze. Un autentico colosso capace di lavorare in quantità così come in qualità. Cosa non certo facile e scontata. Fatto un rapido (e curioso calcolo), si evince così che nel mondo ogni 8 secondi scarsi ne viene venduto uno. Ma non solo. Considerando il dato delle esportazioni svizzere di settore relative all’anno appena concluso, oggi come oggi 1 orologio su 4 che varca in uscita il confine elvetico è un Tissot. Esemplari che prendono poi la strada dei circa 13mila punti vendita che la marca negli anni ha dislocato ai quattro angoli del pianeta, 3.500 dei quali dotati di shop-in-shop, senza contare i 360 monobrand, “esclusivisti” in tutto e per tutto.

Restringendo il campo all’Italia, cosa che più ci interessa, e soprattutto interessa a chi vorrà mettere le mani sull’Heritage Navigator 1973, i rivenditori autorizzati della marca sono circa 700. Ora, dire con un buon margine di certezza quanti esemplari il mercato italiano riuscirà ad assicurarsi è ancora prematuro (come detto siamo in fase di raccolta ordini). Ma è chiaro che, calcolatrice alla mano, per ogni boutique che riuscirà a metterne in vetrina uno, e uno solo, sette rimarranno a bocca asciutta. Ragion per cui fare un po’ di “push” adesso sul proprio rivenditore di fiducia potrebbe rivelarsi determinante ai fini del buon esito del futuro acquisto. Specie per chi è solito pensare che le liste d’attesa riguardino solamente i marchi più conosciuti e i modelli più costosi.