Il nostro inviato è stato di nuovo alla serata inaugurale della Mostra del cinema. Ancora una volta ospite della Maison di Le Sentier, ci racconta l’emozione del tappeto rosso, il film in Sala Grande e la cena di gala all’Excelsior
Le cronache di PDV – Percorsi di Viaggio XIII
Chiude proprio oggi 7 settembre la 76a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Chi scrive ha avuto il privilegio – insieme a pochi altri giornalisti, tra cui Ettore Mocchetti e Augusto Veroni – d’essere invitato alla cerimonia d’apertura e alla serata di gala di quello che, da sempre, è un evento che sa legare cultura e mondanità.
Il cammino che, la sera del 28 agosto, portava alla visione del primo film della rassegna, vedeva signore in lungo e signori in smoking dirigersi, sul far del tramonto, lungo la litoranea del Lido; con il lento ed elegante passo che spontaneamente si assume quando s’indossano abiti da cerimonia, per arrivare al Palazzo del Cinema. Con tanto di passaggio sul più famoso Red Carpet del mondo.
L’invito ad affrettarsi nell’entrare in Sala Grande, gentilmente sollecitato dal personale di servizio per non togliere la scena ai soliti e attesissimi noti, non impedisce un certo brivido d’emozione al pensiero di chi ci è passato e chi ci passerà, su quella passerella di celebrità. In primis e soprattutto Catherine Deneuve e Julette Binoche, le fantastiche protagoniste del film d’apertura, “La Vérité” del raffinatissimo regista giapponese Kore-eda-Hirokazu. E, perché no, suscita anche un certo appagamento narcisistico di fronte a un pubblico tanto folto quanto curioso; soprattutto rispetto alla leggendaria parete dei fotografi accreditati, che lanciano continuamente richiami d’attenzione e lampi di flash in direzione del tappeto rosso.
Il film ha molto emozionato – un sentimento condiviso con colleghe e colleghi – e ha lasciato la bella impressione di una storia di vita vera, grazie anche alla divina recitazione della Deneuve che non ha dovuto fare altro che interpretare se stessa. Con la sua spontanea ironia condita da quella classe, sensualità e impertinenza tutte francesi, le tante sigarette fumate, il disincanto dell’età, i sorrisi e le malinconie… Come solo una donna che abbia vissuto una vita come la sua, ed è stata l’attrice che è stata – e che sembra essere tuttora -, può trasmettere alla platea.
A proiezione terminata – con attori, regista, scenografo e altri importanti collaboratori presenti in sala accanto alle autorità – tutto il pubblico presente si è avviato alla cena di gala, preparata sotto grandi tendoni stesi sull’esclusiva spiaggia dell’Excelsior, in una dolce serata di fine estate.
Scendendo la grande scalinata che porta al mare, un’ordinata sequenza di camerieri porgeva, gradino dopo gradino, vassoi con piccole bottiglie di champagne gelato e uno speciale tappo da cui si poteva bere direttamente dal vetro. Un’inusuale e molto gradita idea di Moet & Chandon, uno degli sponsor dell’evento veneziano, insieme ad altri importanti marchi del lusso, tra cui la maison d’alta orologeria Jaeger-LeCoultre, cui siamo debitori dell’ospitalità.
Qualcosa di più di un semplice esborso di denaro a favore di un’iniziativa. Si tratta a tutti gli effetti di una presenza che offre grande visibilità, sull’incantevole e unica passerella della Laguna, in cambio della partecipazione alla macchina organizzativa del maggiore festival del cinema italiano. Ed è quanto ha ormai da tempo compreso e intrapreso Jaeger-LeCoultre, storica manifattura d’orologeria elvetica. Che non solo da 15 anni è partner della manifestazione veneziana, ma ha anche il patrocinio del premio “Glory to the Filmmaker”, omaggio a personalità che abbiano contribuito all’arte del cinema. E soprattutto gratificando con un proprio orologio i vincitori della prestigiosa “Coppa Volpi”. Una versione speciale e unica del Reverso, modello iconico della Maison, che reca sul fondo della cassa basculante un’incisione commemorativa comprendente il Leone di San Marco, antico simbolo di Venezia.
Per Jaeger-LeCoultre, in particolare, si tratta di una gran bella occasione di comunicare il proprio mondo d’appartenenza, fatto di bellezza e attenzione ai dettagli, di cultura e mondanità, di tradizione locale e grande vocazione all’internazionalità. Tutte emozioni abbondantemente presenti a Venezia e che giungono fino alle specifiche situazioni riguardanti l’ospitalità ricevuta da amici della marca e giornalisti. L’utilizzo di motoscafi privati, ad esempio, o l’elegante raffinatezza degli arredi e dei giardini dell’Hotel San Clemente Palace Kempinski in cui abbiamo alloggiato. A suo tempo convento, poi luogo di accoglienza per personaggi illustri e infine casa di cura per malati di mente, è un’imponente struttura immersa nella quiete verde e monacale che avvolge la piccola isola privata, con tanto di portici, approdo e chiesa.
La Mostra cinematografica, come si diceva, offre particolari opportunità. Che nel caso di Jaeger-LeCoultre si traducono anche nell’occasione di svelare le ultime novità di prodotto su un palcoscenico d’eccezione. E la Maison quest’anno ha messo in scena un vero capolavoro di micromeccanica, versione contemporanea del Master Grande Tradition Tourbillon Céleste. Un orologio astronomico in oro bianco, con la realistica rappresentazione del cielo notturno nell’emisfero nord e complicato dalla presenza del tourbillon; un regolatore di marcia che effettua un’orbita completa, all’interno del quadrante, nel tempo corrispondente alla lunghezza del giorno siderale (23 ore, 56 minuti, 4 secondi).
Momenti che hanno molto gratificato gli ospiti e possiamo ben immaginare anche la stessa maison Jaeger-LeCoultre, rappresentata ai massimi livelli dall’Amministratore delegato Catherine Rénier. Perché un evento del genere, e per di più ambientato a Venezia – come lei stessa ha avuto modo di sottolineare in una conversazione con i giornalisti prima della serata di gala – è l’ideale non solo per suggestionare appassionati e addetti ai lavori italiani ed europei, che quelle atmosfere ben conoscono, ma anche per attrarre l’interesse dei mercati emergenti come quelli asiatici. I cui rappresentanti, una volta arrivati in Laguna, rimangono come incantati. E come non dargli ragione.