Il nuovo esemplare del marchio americano rivela quanto siano importanti la professionalità e il lavoro del designer. Capace non solo di studiare forme originali, ma anche di trovare soluzioni tecniche funzionali. Al di là della fascia di prezzo
Questo Timex costituisce un pericoloso precedente. Il Timex S1 Automatic, disegnato e firmato da Giorgio Galli, è pericoloso perché costringe a due valutazioni, che poi convergono in una. Che sono l’importanza di un progetto e meglio ancora (forse dovrebbe essere logica) di un progetto intelligente.
Nell’epoca del “tu hai studiato, io no e allora chissenefrega dov’è la differenza”, Giorgio Galli te la sbatte in faccia, la differenza. Quella fra la combinazione studio/intelligenza e due neuroni dei quali uno in coma. Dopodiché dal punto di vista del “mi piace/non mi piace” ognuno può ragionare come vuole; ma se non ci si rende conto del valore, allora vuol dire possedere una intelligenza irrimediabilmente “diversa”. E questo sarebbe bene nasconderlo dietro una pesante coltre di silenzio.
La meccanica
Partiamo dal fatto che stiamo parlando di un orologio che costa 450 euro. Che comprende un movimento meccanico a carica automatica. Un Miyota 9039, un tre sfere giapponese (Miyota appartiene a Citizen), concordemente considerato come fra i migliori attualmente in produzione: montato su 24 rubini, 28.800 alternanze/ora, 42 ore di autonomia, 26 millimetri di diametro per 3,90 di spessore. È un buon movimento anche perché non costa affatto caro per quel che è in grado di dare.
Non ci sono raffinatezze come sistemi di regolazione particolarmente stabili, finiture di elevato livello, e il bilanciere forse potrebbe essere migliore, ma ricordo che stiamo parlando di un orologio che costa meno di 500 euro. Hanno fatto benissimo, Galli e Timex, a mostrarlo in tutta onestà attraverso l’oblò sul fondello. Da un punto di vista tecnico, insomma, la scelta è condivisibile e se la batte ad armi pari con realizzazioni in qualche modo equivalenti. E allora dov’è il grido di stupore per l’S1 di Timex? Nel lavoro del progettista, di Giorgio Galli.
Il design
Non sono un grande esperto di design e per me l’importante è che l’estetica sia almeno passabile. Ma da un designer mi aspetto una ergonomia impeccabile (ossia la possibilità di usare l’orologio agevolmente e con piacere) e qualche piccola impennata d’ingegno, derivante dall’intelligenza e dal proprio patrimonio professionale. Non sono stato deluso.
La cassa sostanzialmente è un cilindro che viene inserito dall’alto in una struttura “scheletrata” comprendente le anse. Opportune sporgenze fanno sì che la cassa cilindrica appoggi solidamente sulla parte superiore e inferiore della struttura scheletrata. A tenere in sede il tutto è il fondello (aperto al centro) serrato a vite. Una struttura solida, che apre la strada a soluzioni estetiche che in futuro potranno accoppiare l’acciaio con il placcato oro; oppure con il titanio, oppure con parti annerite galvanicamente… E così via. Un orologio in divenire.
A prima vista, però, la struttura sembra di quelle classiche, non fosse per le anse scheletrate. Ti rendi conto che è impossibile solo quando osservi le righe incise sulla cassa (fanno tanto Mainstream americano degli anni ’20) e ti chiedi quindi come diavolo è progettato l’orologio. Chiedi a Galli se sei pazzo tu o astuto lui: e Galli ti risponde “esatto”.
I dettagli
A cascata, poi, c’è una lunga serie di piccoli dettagli qualificanti: il cinturino in gomma sintetica, che sarà economica, ma ti consente di riportare sul lato un lungo solco che prolunga esteticamente l’apertura delle anse; sempre nel cinturino (che è facilmente sostituibile agendo su una levetta), noti la superficie interna concepita per non incollarsi troppo, sotto l’effetto del sudore estivo, e il rivetto sagomato che evita il triste penzolamento della parte terminale del cinturino stesso.
Un dettaglio che si trasforma in piacere quando ti rendi conto che il rivetto è agevole da inserire nella lunga fessura che lo tiene in sede e al tempo stesso non troppo resistente quando devi toglierti l’orologio. Segno che il designer ancora una volta ha fatto il proprio dovere studiando, prototipo dopo prototipo, la soluzione migliore per la comodità d’uso. Si chiama professionalità al servizio del compratore.
E si nota la forma della corona, facile da gestire, dalla buona presa non contrastata da spigoli fastidiosi e per giunta con il tocco estetico di una superficie concava satinata, nella parte esterna. Dettagli piccoli, ma sempre da professionista. E si nota il quadrante old fashioned con indici applicati e un piccolo rubino sintetico al 6, a far da contraltare al logo Timex gestito da puristi dell’understatement. Niente urla “eccomi sono qui”, niente vistosità, come del resto il riferimento a sé che Galli ha relegato ad una delle scritte sul fondello.
Vetro e finiture
E si nota la finitura molto accurata sulla parte esterna dell’orologio (dove è indispensabile), compensata da un’altra più rapida sulla parte verso il polso; che comunque non si rende mai fastidiosa anche per l’intelligente studio sugli spessori della parte metallica del fondello e del vetro dell’oblò. Professionismo, ancora una volta, per dare il massimo al minimo prezzo. Intelligenza, perché l’intelligenza serve e deve essere apprezzata.
A proposito di intelligenza, alla presentazione del Timex S1 Galli notava che qualcuno gli aveva rimproverato l’uso del vetro minerale, anteriormente e posteriormente, in luogo del vetro zaffiro. Che non solo è “naturalmente” più costoso del vetro temprato, ma che il produttore avrebbe pagato, nella forma desiderata, quanto l’intero orologio. No, non intendo affatto dare dello stupido a chi ha fatto questa osservazione. Perché in realtà credo che il designer dovrebbe appuntarsela al petto come una medaglia.
Conclusioni
È chiaro che questo Timex S1 è stato così ben studiato che, se gli mettessi oro bianco e giallo, materiali esclusivi, finiture da amanuense della micromeccanica e un movimento di manifattura, lo avresti pagato serenamente diecimila euro senza sentirti affatto derubato. A dimostrazione di quanto il progetto sia sempre più importante, a qualunque livello di prezzo.