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La Coppa del Mondo di sci e la tecnologia Longines

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Arriva in Italia la Coppa del Mondo di sci. Un’occasione per ricordare il legame secolare della Casa della clessidra con gli sport sulla neve. E lo sviluppo di una tecnologia che parte dal cronometraggio sportivo e arriva alla precisione da polso

Domani, 20 dicembre, arriva finalmente in Italia la Coppa del Mondo di sci alpino. Uno spettacolo che farà tappa prima in Val Gardena (Super G, Discesa libera), per poi passare in Alta Badia (Slalom G, Parallelo Gigante in notturna), a Bormio a fine mese (Discesa, Combinata SuperG più Slalom), a Campiglio in gennaio (Slalom notturno) e concludersi infine a Cortina nel marzo prossimo. Tutte gare al maschile: per il côté femminile del Circo Bianco nel nostro Paese si dovrà attendere gennaio, a Sestriere, e poi ancora marzo a La Thuile e di nuovo Cortina per la finale.

Perché ne parliamo qui? Perché anche per l’edizione 2019/20 il cronometrista ufficiale della Coppa del Mondo di sci è Longines. Come avranno notato gli spettatori nelle gare che si susseguono da qualche tempo, la presenza massiccia del marchio è evidente – fra l’orologio macro sui cancelletti di partenza, gli striscioni lungo le piste o i tabelloni logati; mentre per gli sportivi da poltrona, che seguono gli eventi in tv, il nome a lettere cubitali appare in sovrimpressione sullo schermo accanto ai risultati. Ma non è proprio una novità: storico partner della Federazione internazionale di sci, la casa della clessidra alata da decenni è official timekeeper sia della Coppa del mondo sia dei campionati mondiali in tutte le specialità.

Del resto, Longines ha una lunga tradizione con le gare da sci, iniziata quasi un secolo fa, nel 1924, quando cronometra le gare militari che si tengono il 13 gennaio a St-Imier. E gli archivi della manifattura contengono una ricca documentazione al riguardo anche nei decenni successivi. Per esempio nel 1940, in previsione delle Olimpiadi invernali, la maison mette a punto un apposito “contatore olimpico”, che rimane poi negli atelier per la soppressione dei Giochi a causa della guerra. Ma già nel 1945 sviluppa una “barriera luminosa a cellule fotoelettriche”, messa alla prova per la prima volta sulla linea d’arrivo dei Campionati militari d’inverno a Crans-Montana, sulle Alpi Svizzere.

Da allora gli incarichi ufficiali fioccano come neve. Nel 1947 la maison si occupa del cronometraggio della Coupe Air France, una combinata (discesa libera e slalom) organizzata dalla compagnia aerea a Gstaad. Quindi, nel ’48, segue l’Arlberg Kandahar a Sankt Anton, in Austria. Mentre nel ’49 a Chamonix inaugura il radio-cronometraggio, un sistema di collegamenti a onde corte che permette di azionare le apparecchiature alla partenza e all’arrivo senza linea elettrica fissa. Ancora, nel ’50 è official timekeeper dei Campionati del Mondo della Fis ad Aspen, in Colorado. Dove applica le barriere luminose collegate a un’unità di cronometraggio che aziona automaticamente i cronografi. E l’elenco potrebbe continuare…

Ai giorni nostri la misurazione dei tempi ha fatto passi da gigante, e l’elettronica domina la scena anche negli sport invernali. Ma ce ne occuperemo in un’altra occasione. Qui è importante citare invece la tecnologia da polso del Conquest V.H.P., l’orologio associato alla Coppa del Mondo di sci. Fornito di un movimento al quarzo “evoluto”, è l’ultimo discendente del primo movimento al quarzo presentato da Longines nel 1954 all’Osservatorio di Neuchâtel, dove conquistò una serie di record di precisione.

Record che lo portarono a essere anche inserito nel Chronocinégines, uno strumento trasportabile, pionieristico nel cronometraggio. Dotato di una telecamera da 16 mm, forniva ai giudici di gara un filmato composto da una serie di istantanee scattate al centesimo di secondo, decisivo in caso di dubbi sullo svolgimento e sull’arrivo di qualsiasi competizione. Quindi, nel 1969, si arriva all’Ultra-Quartz, il primo modello da polso al quarzo progettato per la produzione industriale. Anche se poi, come sappiamo, furono i giapponesi ad averla vinta…

Lanciato un paio di anni fa, il Conquest V.H.P. raccoglie quest’eredità ed è sviluppato in esclusiva dalla Eta. La sigla del nome (che sta per Very High Precision) rimanda appunto alla precisione del movimento, il cui scarto si aggira attorno ai + o – 5 secondi all’anno. Non solo. Grazie a un dispositivo di rilevamento della posizione dei ruotismi (sistema Dpr), l’orologio è in grado di resettare le lancette dopo un urto accidentale o l’esposizione a un campo magnetico.

In più, è fornito di una lunga autonomia (5 anni) e di funzioni Eol ed Eoe, ovvero End of life ed End of energy. Cioè è in grado di indicare la fine della durata della batteria (con lo scatto in avanti ogni 5 secondi dell’apposita lancetta); dopo 6 mesi con questo utilizzo, entra quindi in modalità fine energia (con le lancette che si bloccano a ore 12). È corredato infine di un datario perpetuo, che non va regolato se la sostituzione della batteria avviene in modalità Eol o entro 6 mesi dall’avvio della modalità Eoe.