A partire dall’acciaio, è interessante notare come la storia dell’orologio si muova di pari passo con la (troppo poco considerata) storia della tecnologia. A ben vedere gli orologi e le complesse macchine per misurare il tempo sono la massima espressione tecnologica dell’umanità da almeno 2.500 anni. Roba che spacca, direte voi. No, perché si parla tanto di storia dell’arte della cultura, del costume, della vita quotidiana ai tempi di chi vuoi tu, ma poco, quasi niente della storia della tecnologia. Che pure ha cambiato il mondo e la vita quotidiana quanto almeno le altre storie. Corum aggiunge un omaggio importante alla storia della tecnologia realizzando il Lab 01, un orologio animato da un calibro esclusivo e dalla cassa in acciaio Damasco – o meglio, damaschinato. Partiamo dall’esterno e dalla storia dell’acciaio, che Corum saggiamente ripropone.
La damaschinatura dell’acciaio è forse la tecnica più antica per dare migliori doti meccaniche al ferro. Si tratta, fondamentalmente, di prendere un panetto di ferro e batterlo, da riscaldato, per allungarlo e contemporaneamente assottigliarlo. Dopodiché lo si piega per sovrapporre le due parti. Lo si riscalda, lo si piega ancora una volta e così via fin quando il fabbro ritiene necessario.
In questo modo l’acciaio diventa sempre più solido perché i diversi strati di acciaio si rinforzano fra di loro per i diversi orientamenti della struttura; in più, durante le fasi in cui l’acciaio viene riscaldato per la lavorazione, si aggiunge carbonio, che fornisce ulteriori qualità all’acciaio. È interessante notare come questa lavorazione si sia poi diffusa in tutto il mondo civilizzato aiutando (era usato soprattutto per la realizzazione di armi) certi popoli a conquistare imperi sempre più grandi. Oggi questo tipo d’acciaio è utilizzato più che altro per lavorazioni d’arte. In Italia abbiamo un grande artista in Lido Livi, che produce oggetti in acciaio realizzati a mano, fra cui molti in acciaio damaschinato. E un altro artista, Valter Fornasier, riesce persino a damaschinare il titanio, da cui ricava splendidi gioielli iridescenti.
Nella cassa composita del Lab 01, sulla quale sono evidentemente possibili sviluppi futuri d’ogni genere, è montato un calibro di manifattura di forma tonneau (a bariletto) come la cassa; di manifattura, perché al gruppo proprietario di Corum appartiene anche Eterna, che produce movimenti. In questo caso il movimento è scheletrato in maniera da rendere piacevole la visione sia dal lato quadrante che dal fondello. Per la ricarica automatica i tecnici di Corum hanno scelto un microrotore, in modo da non nascondere alla vista parti del movimento. La corona di carica, così come in alcuni modelli di Golden Bridge, è posta fra le anse, in posizione eccezionalmente ben protetta degli urti.
Una scelta interessante è quella di aver annerito la cassa con un trattamento Dlc (il migliore, quello duro come il diamante), ulteriormente trattata sulla superficie per resistere alle impronte digitali. Quest’ultima è una tecnologia molto avanzata, ripresa, adattandola, dall’industria elettronica. Il Dlc non ha comunque nascosto il decoro estetico caratteristico della damaschinatura. Ne ha però mitigato l’evidenza.
E ha dimostrato in tal modo che Corum sa ben dosare gli effetti visivi vivaci: le parti colorate in materiale sintetico colorato, sul quadrante, sono già sufficienti per creare un orologio che colpisce al primo sguardo. Mi viene spontaneo chiedermi quanto sarebbe bella una versione del Corum Lab 01 tutta giocata su una cassa damaschinata, però in acciaio naturale e con inserti di color grigio. Il cinturino è in gomma vulcanizzata con una chiusura a tripla lama in titanio: ancora una volta una scelta di qualità.
Come faccio spesso, vorrei invitarvi a considerare questo articolo come una semplice guida per evidenziare quel che sarebbe bene esaminare meglio da sé con una lente, andando a “conoscere” il Corum Lab 01. Anche se non sarà facilissimo da trovare perché di entrambi i modelli (con inserti verdi o blu) sono stati realizzati solo 99 esemplari ciascuno.
Ah, dimenticavo. La storia dell’orologeria. Già in epoca ellenistica, ai tempi di Archimede (Archimede di Siracusa, 288/212 a.C.) si realizzavano incredibili macchine ad ingranaggi per il calcolo del tempo. Per chiamarle “orologi complicati” mancava solo una cosa: un motore indipendente, che rendesse trasportabili questi oggetti. Motore che arriverà solo quando in Italia, verso il 1500, si troverà il modo di produrre acciaio temprato di alta qualità con cui creare armi, armature, molle per serrature e ingranaggi per orologi, appunto. La storia della tecnologia dovrebbe godere di molto rispetto.