Attualità

Longines Heritage, la storia rivista in chiave attuale

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Più volte abbiamo parlato del patrimonio storico di Longines, del museo e delle tante iniziative intraprese dalla marca per valorizzare il proprio passato. In questo contesto rientra anche la collezione Longines Heritage, creata per rielaborare modelli d’epoca alla luce delle tecniche e del gusto più attuali. Perché chi ha una così lunga eredità – Longines esiste dal 1832 – ha il diritto/dovere di utilizzarla e di farla conoscere. Della serie: se vuoi sapere chi sono, guarda quello che ho fatto. In fondo ognuno è il risultato della storia che ha alle spalle, di ciò che ha vissuto e delle scelte che ha seguito.

C’è chi dice che la storia (personale o aziendale poco importa) sia come un fiume: con un’origine, un percorso tracciato dal fluire della corrente e una direzione ben definita verso la foce. Fermarsi per guardare indietro, rivedere le tappe principali della propria vita, riflettere sulle proprie azioni e i risultati raggiunti (o mancati) significa mettersi in discussione in modo intelligente. Chiunque abbia una coscienza ogni tanto si comporta così. È giusto avere dubbi positivi e legittimi su di sé. Serve per avere la consapevolezza di ciò che si è e dove si sta andando.

Cioè, nel caso di una marca come Longines, il carattere, le competenze, il buon nome che si sono conquistati nel corso del tempo. Un senso di continuità passato-presente-futuro utile non solo verso sé stessi ma anche nei confronti del pubblico. In quest’ottica va vista appunto la collezione Longines Heritage – così come tutte le altre linee vintage, nel senso letterale del termine. Che, a proposito, deriva dal francese (vendange, vendemmia) e indica i vini delle annate più pregiate. E infatti, negli ultimi mesi, la Casa della clessidra alata ha ripescato dai propri archivi tre orologi meritevoli di attenzione.

Da sottolineare comunque che non si tratta di semplici riedizioni per colpire il cuore dei collezionisti. Il marketing gioca sicuramente un ruolo in queste operazioni, ma non è tutto. Ogni esemplare è reinterpretato con il senso estetico, i materiali e le meccaniche moderne. Non si tratta di ripetere pedissequamente modelli del passato, di riprodurre esattamente quello che si sarebbe fatto allora; ma di rifarlo con i metodi di costruzione e la tecnologia dei giorni nostri. Senza dimenticare le esigenze, le abitudini e le aspettative del pubblico di oggi.

Cominciamo quindi con l’ultimo orologio presentato (in ordine di tempo). Un cronografo dall’eleganza impeccabile: il Longines Heritage Classic Chronograph 1946. Che riprende abbastanza fedelmente lo stile del predecessore, uscito appunto nell’immediato Dopoguerra. Molto simile il quadrante opalino argenté, bombato, mentre il carattere tipografico dei numeri arabi smaltati è proprio lo stesso, così come il logo. Se lo si guarda bene, però, si nota che le lancette sono differenti: sempre azzurrate, sono a foglia, mentre quelle del passato erano a gladio.

Diversi anche il diametro della cassa in acciaio (40 mm, un po’ più grande dell’originale); l’impermeabilità fino a 3 atmosfere (dato ormai indiscutibile, al giorno d’oggi); il vetro zaffiro (e non più minerale); la lunetta più ampia e le anse più allungate rispetto al passato. Ma è soprattutto nella meccanica che la differenza si fa macroscopica: il nuovo cronografo monta un movimento di moderna concezione, il calibro L.895.2. Realizzato in esclusiva da Eta, oltre alla ruota a colonne per la gestione delle funzioni crono, ha la disposizione dei contatori opposta rispetto alla versione precedente.

Un altro orologio cui facciamo riferimento è poi il Longines Heritage Military 1938, che si rifà appunto a un solo tempo prodotto con specifiche militari nell’anteguerra. Oggi come ieri, un esemplare estremamente leggibile e funzionale: cassa di 43 mm di diametro (molto grande, per l’epoca), con la minuteria chiaramente scandita dalla scala a chemin de fer, i numeri arabi e le lancette a bastone color crema ben visibili sullo sfondo scuro. Ma anche qui, fatta salva l’impostazione estetica dettata dalla destinazione d’uso, è facile concentrarci sugli elementi che differenziano i due modelli.

Più grande è la corona a cipolla, zigrinata per poter essere manovrata facilmente; la lunetta è sempre bisellata, ma in modo più accentuato; lancette e indici sono luminescenti grazie all’uso del SuperLumiNova (e non più del Trizio, come si usava un tempo); degni di nota sono pure il logo, il vetro zaffiro e il fondello inciso. Per passare alla meccanica, il Longines Heritage Military 1938 monta un calibro L507.2, a carica manuale, su base Eta 6498/2. Un 16 linee e mezzo, con 21.600 A/h e 55 ore circa di autonomia,  l’erede di quell’Unitas realizzato fin dagli anni Cinquanta per gli esemplari da tasca.

Infine, un orologio uscito lo scorso ottobre: il Longines Heritage Classic, che deriva da un modello del 1930. Notevole l’aderenza filologica all’esemplare d’antan, almeno nell’estetica, con il quadrante argento mat, a due toni, suddiviso in settori; identici sono gli indici a bastone, le lancette azzurrate e i numeri stampati. Va detto che vanta almeno un precedente, da tasca, della stessa tipologia. La cassa, di 38,5 mm di diametro, ha sicuramente dimensioni maggiori di quella originaria; la corona ingrandita, il vetro zaffiro a box e l’impermeabilità a 3 atmosfere ne definiscono le caratteristiche più attuali.

Il movimento, in questo caso, è di ultima generazione: il calibro L813.5, a carica automatica, è equipaggiato dalla spirale del bilanciere in silicio, a tutto vantaggio della costanza di marcia. In più presenta l’indicazione dei secondi al 6 in un grande contatore azuré, in posizione decentrata proprio come l’originale. Realizzato da Eta in esclusiva per la collezione Longines Heritage, in futuro lo vedremo sicuramente all’interno di altri esemplari. Perché l’archivio di Longines è talmente vasto da permettere chissà quanti altri excursus storici. Probabilmente siamo solo all’inizio. Speriamo.