Prima abbiamo avuto la crisi politica di Hong Kong, che ha influito molto negativamente sul mercato della zona definita Greater China – da sola assorbe circa metà della produzione svizzera di orologi. Il Coronavirus ha poi assestato un ulteriore colpo di cui davvero l’orologeria non aveva alcun bisogno. Fra gli effetti negativi del virus c’è stata la cancellazione di alcuni eventi importanti per la commercializzazione degli orologi, come Time To Move (organizzata da Swatch Group, la prima a capire cosa stesse davvero accadendo) seguita, la mattina del 27 febbraio, da Watches & Wonders Geneva.
Baselworld (che non dimentichiamolo è anche un punto di riferimento per la gioielleria mondiale) sembrava volesse rimandare la decisione al 6 marzo, quando è intervenuto il Governo Svizzero a vietare qualunque manifestazione pubblica coinvolgesse più di mille persone. Si dice che la decisione sia stata presa per bloccare (una settimana prima) il Salone dell’Auto di Ginevra, che in questa situazione sarebbe stato poco saggio far svolgere. Comunque questo ha accelerato le decisioni di Baselworld che è l’unica ad aver fornito anche le date del prossimo anno: dal 28 gennaio al 2 febbraio 2021. Ora bisognerà capire quali saranno le date proposte da Watches & Wonders Geneva, bisognerà capire cosa faranno le marche del gruppo LVMH, ma ad oggi sembra che toccherà andare in giro per fiere d’orologeria col cotechino ancora sullo stomaco.
Le conseguenze del Coronavirus vanno ad innestarsi in una complessa situazione pregressa, che in ultima analisi può essere riassunta così: troppa gente ha dimenticato che le prime esigenze di cui tener conto sono quelle dei produttori, dei venditori e dei compratori d’orologi. Tutto il resto può certo essere utile, ma mai indispensabile. Un contadino direbbe che se vuoi mungere latte buono e tanto alla vacca devi dar foraggio buono e tanto.
Io, che di anni ne ho tanti e anche di esperienza, oltre alla saggezza contadina ho ricordato quella di un Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, che nel 1961, nel proprio discorso d’insediamento, disse: “Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi. Chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese”. Unendo il contadino al presidente potrebbe venir fuori: “Smettiamola di chiederci quanto possiamo mungere la vacca dell’orologeria. E cominciamo a chiederci di quale cibo e quanto ha bisogno per dare buon latte”.
Allora ho pensato che come primo atto possiamo, ad esempio, creare uno spazio gratuito nel quale i responsabili dei marchi d’orologeria “depositeranno”, con il nostro aiuto, le comunicazioni dirette pensate per giornalisti e negozianti, in modo – oltretutto – di offrire una totale trasparenza. All’inizio l’iniziativa sarà disponibile solo per le marche con cui collaboriamo, per contenere i costi, ma se altri siti ci seguiranno su questa strada potremmo complessivamente, tutti insieme, fornire un primo concreto aiuto. Troverete la nuove sezione “comunicazioni dirette” sotto la nostra testata. Nasce piccola, ma speriamo cresca presto, se si rivelerà utile.
Perché sia ben chiaro: non stiamo facendo nulla di eroico né tantomeno nulla di rivoluzionario. Stiamo solo dando un segnale ai produttori d’orologi: comprendiamo i vostri problemi, ora che di fatto le fiere specializzate sono sospese almeno fino all’anno prossimo. E siamo qui, da oggi, accanto a voi, per aiutarvi a difendere l’intero settore. Noi del Giornale degli Orologi e, spero, tanti altri.