Con doppio fuso orario, a budget limitato. Per giorni migliori

Ok, lo sappiamo. In questo periodo non si viaggia: se è vietato uscire a fare un giro, partire per un altro Paese è proprio impossibile. Volenti o nolenti, dobbiamo stare in casa. Ma, per ingannare il tempo, possiamo cominciare a pianificare le prossime vacanze, magari dall’altra parte del mondo. E pensare al futuro acquisto di un orologio “da viaggio”: è questo il momento giusto per documentarsi, vedere cosa c’è in giro, cosa offre il mercato. Perché nell’orologeria meccanica ci sono tante tipologie a tema: dagli esemplari con le ore universali a quelli con l’indicazione del doppio fuso orario, visualizzato oltretutto con diverse modalità.

Le più diffuse prevedono la lettura del secondo fuso orario tramite una lancetta centrale, oppure in un contatore specifico, o ancora in una finestrella con la città corrispondente (un po’ un ibrido con le ore del mondo). Qui ci concentriamo sul primo tipo: la lancetta centrale permette di leggere l’ora di casa/ora di riferimento su un’apposita scala posta sul quadrante, sul réhaut o sulla lunetta, di solito suddivisa in 24 ore. E ci siamo volutamente dati anche un limite di budget: massimo 4.000 euro. Prossimamente prenderemo in esame anche le fasce di prezzo più elevato e le altre categorie di orologi “da globetrotter”.

I quali, va sottolineato, sono il risultato di una tecnologia relativamente recente, nella storia secolare dell’orologeria. Rappresentano infatti la risposta da parte dell’industria orologiera alla necessità di conoscere simultaneamente l’ora di luoghi fra loro lontani, sorta parecchio tempo dopo l’istituzione dei fusi orari. Ideati dall’ingegnere canadese Stanford Fleming, i fusi orari nacquero nel 1883 per risolvere un problema pratico delle compagnie ferroviarie americane: coordinare l’orario dei treni su un territorio estremamente vasto. Fleming pensò quindi di suddividere il globo terrestre in 24 “spicchi”, zone scandite ogni 15 gradi di longitudine (con qualche eccezione), a partire dal meridiano di Greenwich, in Inghilterra. 

Proprio da qui deriva il termine Gmt (Greenwich mean time, Tempo medio di Greenwich), con cui si indicava il fuso orario di riferimento della Terra. Al passato, perché la definizione ormai è superata: dal 1° gennaio 1972 per essere corretti dovremmo parlare di Utc (Tempo coordinato universale), secondo quanto stabilito dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni. Tant’è che oggi l’ora ufficiale di un luogo (misurata con gli orologi atomici) è indicata proprio con Utc ± tot ore. Per esempio, Utc + 1 è l’orario di Roma, Utc – 8 quello di Los Angeles. Entrambe le sigle comunque sono utilizzate nel gergo tecnico dell’orologeria quasi fossero sinonimi, per indicare appunto gli orologi per grandi viaggiatori.

Va detto comunque che l’indicazione del doppio fuso orario tramite lancetta centrale su una scala esterna delle 24 ore è la soluzione tecnica più diffusa. Perché, dal punto di vista meccanico, è quella più semplice da realizzare. In pratica la lancetta del secondo fuso è mossa da una ruota delle 24 ore coassiale a quella consueta delle ore, ma che compie un giro completo su se stessa ogni due giri dell’altra. La particolarità sta nel fatto che entrambe possono girare ed essere regolate indipendentemente una dall’altra. Proprio la facilità di realizzazione permette di limitare i costi, e quindi avere un prezzo finale altrettanto contenuto. Come in questi casi.