Attualità

Dietro le quinte. S’i’ fosse Rolex…*

Immaginate di essere Rolex. È facile, se provate*.
Immaginate di essere la marca d’orologi più proverbiale del mondo, Rolex, quella che nelle valutazioni di reputazione complessiva straccia qualunque altra marca di qualunque prodotto. Immaginate di essere il punto di riferimento, amata e odiata (ma più la prima). Immaginate, appunto di essere Rolex.

La rivolta degli studenti a Hong Kong. Un generale disorientamento economico. Le fiere che ci sono o non ci sono, e forse ci sono – ma solo alcune ci sono, perché le altre non ci sono… E poi arriva il Covid 19 che alcuni sottovalutano perché non vogliono chiudere negozi e produzione, ma poi devono farlo. Beh, anche a voi che siete Rolex a questo punto scappa un bel parolaccione, di quelli grassi e grossi che riempiono la bocca e lasciano un retrogusto di “finalmente mi sono sfogato”. E spedite a tutti un comunicato stampa proprio come questo.

“A seguito dell’annullamento di Baselworld 2020 a marzo, a causa della situazione sanitaria compromessa da COVID-19, Rolex aveva annunciato che avrebbe presentato i nuovi prodotti a fine aprile e programmato una serie di conferenze stampa per mostrarli.

In considerazione del contesto estremamente difficile e in continua evoluzione che ha avuto un impatto sul mondo intero e per proteggere tutte le persone, evitando qualsiasi genere di incontro collettivo o individuale, Rolex ha deciso di rinviare l’annuncio delle novità prodotto a data da destinarsi. Attualmente non è ancora stata stabilita una data per il lancio e vi aggiorneremo, a tempo debito, con ulteriori informazioni.

La priorità di Rolex in questo momento è quella di salvaguardare le persone e di dare aiuto e sostegno nel miglior modo possibile. Rolex sta sostenendo tutti i suoi partner e si è attivato per la collaborazione con le varie Organizzazioni che stanno lavorando per combattere il COVID-19.

Vi ringraziamo per la vostra comprensione e speriamo di essere in contatto con voi presto.
Siate prudenti e prestate attenzione.
I migliori auguri
Arnaud Boetsch”

Due considerazioni, tanto per cominciare. Arnaud Boetsch è il capo della comunicazione internazionale di Rolex. Noi italiani non giovanissimi ce lo ricordiamo bene per il suo essere stato un grande tennista. Uno bravo di braccio e di cervello, che nel 1996 ci soffiò via (ancora regnante Panatta, allora capitano non giocatore della nostra squadra Davis) una qualificazione alle finali di Coppa Davis che sentivamo già fra le mani, a sventolarla al cielo. Storie di un’altra epoca.
Arnaud Boetsch entra in Rolex e diventa – appunto – capo della comunicazione.

Seconda considerazione: S’i’ fosse Rolex avrei una strana anima, divisa fra l’aplomb anglosassone del fondatore – che pure si chiamava Hans Wilsdorf – e la rocciosa riservatezza di un protestante ginevrino. Una specie di cassaforte. Perché allora questa impennata d’ingegno? Difficoltà, senso di “ne ho piene le tasche”? Difficoltà non è credibile. Come diceva sempre il mio vecchio amico Pierre-Alain Blum, una volta proprietario di Ebel: “Noi siamo aerei che volano alto, è vero, ma che ogni tanto incappano in una turbolenza che li fa traballare e raramente persino precipitare. Rolex vola ancor più alto, nella stratosfera, dove l’aria è calma e le correnti per giunta ti spingono facendoti risparmiare carburante”.

Ma è anche vero che persino lassù nella stratosfera arriva gente che è meglio perderla. Speculatori parassiti che giocano sulla tua fama, speculatori parassiti che ramazzano i tuoi orologi per farli diventare ancor più rari (da molti anni la produzione Rolex non riesce a star dietro agli ordini) e venderli a prezzi assurdamente esagerati. Speculatori parassiti che comprano i tuoi orologi, li taroccano in modo pacchian/tamarro e poi li rivendono non solo a caro prezzo, ma “dimenticando” di ricordare a chi li compra che a quel punto il nome sul quadrante non ha più alcun senso perché persino la garanzia internazionale decade.

E allora ti prendi un anno sabbatico. Un anno nel quale consegnerai poco e solo a quanti non giocano sporco, magari comunque incrementando di un poco la produzione solo in certe direzioni. Così “raffreddi” una situazione dalla quale non solo non ricavi alcun vantaggio (gli orologi li vendi sempre al prezzo stabilito), ma per giunta ti prendi le maledizioni dei tuoi rivenditori, schiacciati dalla richiesta e da quella parte giusta, pulita, dei compratori finali che comprensibilmente non vuole pagare la tassa imposta dagli speculatori, ma alla fine tutti danno a te la colpa.

Se voi foste Rolex vi ringrazierei. Super nave un po’ lenta a manovrare, Rolex si è svegliata almeno un poco e ha cominciato ad indicare la strada. Perché è finalmente partito all’attacco anche Hubert du Plessix, che è il responsabile degli investimenti Rolex nonché il rappresentante degli espositori di Baselworld. Il “gigante con la corona” sembra davvero voler fare le grandi pulizie di Pasqua.

Oltre a bloccare la presentazione di nuovi modelli (che comunque incidono – generalmente – per solo il 15% delle vendite generali e che tanto non sarebbero arrivati nei negozi prima di fine anno), du Plessix per conto di Rolex e di tutti gli espositori ha finalmente fatto la voce grossa con quanti, alla fiera di Basilea, volevano cambiar date senza consultare nessuno e far pagare agli stessi espositori parte dell’onere per la mancata esposizione di quest’anno.

E quando il gigante Rolex si risveglia, quando comincia a scegliere, allora davvero vuol dire che l’orologeria sta cambiando. Ne riparleremo – ne sono certo – perché scommetto che non è finita qui. Questo è solo l’inizio di una nuova fase per l’orologeria.

(*Per chi avesse dimenticato i tempi della scuola, il titolo fa riferimento a una poesia di Cecco Angiolieri, contemporaneo di Dante: “S’i’ fosse foco”, tuttora esemplare della tradizione letteraria goliardica. Le prime frasi invece riprendono l’attacco di “Imagine” di John Lennon. N.d.R.)