“Un adulto creativo è un bambino sopravvissuto”, diceva la scrittrice americana Ursula K. Le Guin. Un motto che ben si addice non solo a MB&F – che non a caso l’ha utilizzato per festeggiare i 10 anni di vita (nel 2015) -, ma anche a L’Epée 1839. Perché, come la “cooperativa d’ingegni” catalizzata attorno a Max Busser, anche l’antica marca di orologi da tavolo sembra si diverta molto a creare esemplari fuori dall’ordinario. E quando queste due visionarie realtà si mettono insieme riescono a realizzare autentici pezzi d’arte: come la Medusa, il T-Rex o l’Aracnophobia. E il nuovo Starfleet Explorer: una “creazione intergalattica” che farà la gioia dei fans di Star Trek.
Chiaramente ispirata alla Deep Space Nine, la stazione spaziale della serie tv, in realtà lo Starfleet Explorer ha un diretto precedente, datato 2014. Ovvero la Starfleet Machine, un incredibile orologio da tavolo con 40 giorni di autonomia, nato sempre dalla collaborazione MB&F/L’Epéé. Rispetto a quello, lo Starfleet Explorer è più piccolo nelle dimensioni e ha un’autonomia ridotta (i consueti 8 giorni di carica). Ma è arricchito di dettagli colorati e di una particolare animazione: tre “caccia” in orbita attorno all’astronave madre (in rotazione per 5 minuti).
Leggermente diverso è anche il sistema delle indicazioni orarie. Lo Starfleet Explorer riporta i minuti sulla calotta superiore rotante (definita “antenna parabolica” dai creatori); le ore appaiono invece su un disco fisso, sottostante. La lettura avviene tramite due indici a forma di finestrella curvilinea: quello dei minuti è fisso (mentre la calotta compie una rotazione completa in un’ora); rotante è quello delle ore (che a sua volta compie una rotazione completa in 12 ore). Entrambi sono spazzolati a mano, satinati e anodizzati in tre colori: rosso, blu o verde.
Satinata, ma con dettagli lucidi, è anche la struttura portante in acciaio, che si può capovolgere per ricaricare più agevolmente il movimento. A proposito del movimento, platina e ponti sono in ottone trattato palladio con finitura lucida; i componenti sono posti in orizzontale, mentre l’organo regolatore è in verticale. Sì, perché l’architettura dello Starfleet Explorer, pur se realizzata con forme fantascientifiche, risponde a normali criteri costruttivi. E presenta i soliti elementi: bariletto, ruotismi, scappamento, bilanciere (con tanto di dispositivo antishock). Di manifattura: sono interamente fabbricati all’interno della manifattura di Délemont (“tranne i rubini”, ci tengono a precisare in azienda).
Ma non si creda che produrre componenti più grandi sia sempre un vantaggio: se la grandezza può semplificare il lavoro di chi assembla il movimento, di certo ne rende più difficile la realizzazione. “Non si tratta di raddoppiare le dimensioni dei componenti, ma di raddoppiare il tempo necessario per rifinirli”, spiega Arnaud Nicolas, Ad di L’Epée. “La complessità aumenta in maniera esponenziale. Per la lucidatura, bisogna applicare la stessa pressione necessaria per rifinire il movimento di un orologio da polso ma su una superficie più grande. E questo è decisamente più impegnativo”.
Ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti, grazie alla composizione “aperta” e alla costruzione scheletrata dell’orologio. Tutti, si fa per dire: solo 297 fortunati potranno avere tra le mani un esemplare dello Starfleet Explorer. Ma ciascuno dei possessori (c’è da scommetterci) potrà lasciar andare la fantasia a briglia sciolta per immaginarlo al centro di qualche epica battaglia spaziale. E magari – in privato, quando nessuno lo vede – giocarci senza ritegno. Perché di questo in fondo si tratta: di un costoso, sofisticato, serissimo gioco.