Tra le novità esposte ai Geneva Watch Days, a fine agosto scorso, Girard-Perregaux ha presentato l’Infinity Edition. Una collezione articolata, perché composta da esemplari che appartengono alle tante famiglie di orologi prodotte in manifattura; eppure ugualmente organica e uniforme, grazie all’uso di un particolare materiale: l’onice. Fil rouge tra i diversi modelli, l’onice nera li rivisita in maniera differente, ma li accomuna nell’aspetto. E li rende più esclusivi, così speciali da poter essere realizzati solo in tiratura limitata.
Dallo scrigno della Terra, l’onice
L’onice è una gemma inorganica, a base di biossido di silicio (SiO2), con durezza 7 nella scala di Mohs (il massimo è 10, raggiunto in natura solo dal diamante) e lucentezza vitrea. (Qui ci si riferisce ovviamente all’onice silicea e non a quella calcarea, con cui anticamente si indicava l’alabastro). Dal punto di vista minerale, è una varietà di calcedonio (quarzo microcristallino), simile all’agata e parente della corniola e del diaspro. Come l’agata è formata da striature, “bande” in gergo tecnico, che nell’agata sono concentriche, mentre nell’onice sono parallele. Proprio per la struttura a strati, l’onice nera si presta a essere intagliata: e infatti è sempre stata utilizzata per creare cammei e sigilli.
In genere l’onice si forma per deposizione di silice in cavità laviche. I maggiori giacimenti si trovano soprattutto in Sud America (Argentina, Brasile), Messico, India e Madagascar. Anche in Italia esistevano delle cave di onice (in Lazio, Campania e Puglia); ma ormai l’estrazione è stata abbandonata perché poco conveniente dal punto di vista economico. Ancora, l’onice è estremamente variabile nel colore: può essere bianca, rossa, verde, blu, marrone o nera. Anche l’onice nera ha delle striature bianche, ma fin dall’antichità la si è sempre trattata con vari sistemi, per farle assumere una tonalità omogenea, priva di imperfezioni. La superficie può variare da opaca a traslucida, ed è legata anche al grado di lucidatura.
L’onice secondo Girard-Perregaux
Girard-Perregaux si serve dell’onice nera per personalizzare i quadranti degli esemplari riuniti sotto il nome di Infinity Edition. Ma ricavare da una pietra dura lamine sottili e di forme diverse, sempre dallo spessore millimetrico, non è certo cosa da poco. Richiede competenze, tempo e pazienza, proprio per le difficoltà intrinseche alla lavorazione del materiale lapideo. Come ha dichiarato Clémence Dubois, Chief Product Marketing Officer della manifattura, sono necessarie “ben 15 operazioni di enorme precisione, eseguite all’interno dei nostri laboratori nell’arco di diversi mesi, per conferire a ogni pezzo la propria unicità”.
Il che spiega anche le tirature limitate delle serie Infinity Edition, realizzate in 8, 88 o 188 esemplari a seconda della complessità di costruzione (e quindi del modello). In questo caso abbiamo deciso di concentrarci in particolare sul 1966 e sul Laureato. Sia per la maggiore disponibilità di pezzi sul mercato (per quanto possibile), sia perché entrambi sono declinati in due referenze. Hanno cioè la cassa di diverse dimensioni, anche impreziosita di diamanti, che solo per pigrizia mentale si sarebbe tentati di attribuire al pubblico maschile o femminile. A ben guardare si tratta invece di orologi gender free. Nulla osta infatti che una donna preferisca il 1966 nella variante più grande, o un uomo il Laureato formato ridotto e più prezioso.
Girard-Perregaux 1966 Infinity Edition
“Classico” come sempre, dal design puro ed essenziale, il modello ispirato agli anni ’60 in versione Infinity Edition assume un indefinibile qualcosa in più. Sarà per il contrasto fra lo sfondo nero e i dettagli color rosa, o forse per l’effetto materico, quasi pastoso della pietra, sta di fatto che il quadrante in onice sembra esaltarne l’eleganza innata. Quasi fosse un booster che ne accende l’impatto sulle scene, o meglio, ai polsi. La cassa in acciaio esiste in due misure: 40 o 30 mm di diametro. Nel primo caso ha la lunetta lucida, nel secondo incastonata da circa mezzo carato di diamanti.
Ambedue i modelli sono equipaggiati da movimenti meccanici a carica automatica, realizzati “in casa” – ambedue con massa oscillante in oro rosa mostrata dal fondello in vetro zaffiro -, sebbene di calibro differente. Uno monta il celebre GP03300, un 11 linee e ½ presente in molti esemplari della casa e ormai noto per le doti di affidabilità e robustezza (è in produzione dal 1994). L’altro, il più piccolo GP03200 di 10 linee e ½, è privato però della lancetta centrale dei secondi per non “appesantire” l’estetica del quadrante. Diversi anche i cinturini, in pelle di alligatore oppure di vitello lucido.
Girard-Perregaux Laureato Infinity Edition
Anche l’orologio bestseller della manifattura sembra rivitalizzato dal quadrante in onice. L’impostazione estetica è simile a quella del 1966: logo, indici e lancetta centrale nei toni caldi dell’oro rosa si stagliano sul display nero della gemma, che ne accentua la valenza sport-chic. Interamente realizzato in acciaio, dalla finitura perlopiù satinata ma con elementi lucidi, mantiene inalterato il design di sempre, nato nel 1975 e interessato da un recente restyling. Con la cassa integrata al bracciale, come al solito si caratterizza per la lunetta ottagonale, dalle superfici concave e convesse che giocano con i riflessi della luce.
Per non smentire la consueta vocazione di orologio versatile, tutt’e due le varianti sono impermeabili fino a 10 atmosfere. La più grande misura 42 mm di diametro e racchiude un movimento meccanico a carica automatica, sempre di manifattura: il calibro GP01800, di 13 linee e ¼, con 54 ore di autonomia. La più piccola invece misura 38 mm di diametro, ha la lunetta impreziosita da quasi un carato di diamanti (0.90 ct per essere precisi) ed è anch’essa animata dal calibro GP03300 di cui sopra. Ma l’onice nera del quadrante li rende più lussuosi che mai.