Terminiamo il discorso sulla collezione Octa. Attraverso i maggiori sviluppi che non solo ne raccontano i cambiamenti nel tempo, ma svelano anche i principi essenziali del pensiero di François-Paul Journe
Il 2002 è l’anno del cronografo Octa. Che riprende i canoni estetici del primo réserve de marche, con l’aggiunta della lancetta dei secondi cronografici al centro e di un contatore dei 60 minuti spostato a ore 9. I pulsanti sono nella classica posizione a ore 2 e ore 4 e ripropongono il disegno della corona.
Octa e le complicazioni utili
Sempre nel 2002 esce la terza eccezionale proposta: Octa Calendrier. Un calendario annuale con data retrograda, mostrata attraverso una lancetta centrale che si muove su una scala graduata posta sulla periferia del quadrante. A questa si aggiungono due aperture rettangolari a mostrare mese e giorno della settimana. La complicazione “riconosce” i mesi dell’anno e solamente il 29 febbraio (quando l’anno non è bisestile) occorre portare avanti di un giorno la data che altrimenti si regola automaticamente.
Fin qui siamo di fronte ad un “normale” calendario annuale, ma si tratta di una creazione Journe e non può non riservare sorprese. Ore, minuti, data retrograda, mese, giorno: chissà quanti pulsanti avrà l’orologio… La risposta è forse la cosa più sorprendente: nessuno. La regolazione di tutte le funzioni avviene infatti con la sola corona di carica, attraverso le diverse posizioni che questa può assumere. Ho già usato quest’aggettivo ma non me ne viene in mente un altro: geniale. La pensano così anche al Grand Prix d’Horlogerie de Genève, visto che il premio della giuria quell’anno è appannaggio proprio dell’Octa Calendrier.
L’evoluzione
Octa Lune, del 2003, riprende le indicazioni dell’autonomia e della gran data, cui si aggiungono le fasi di luna. Il tutto rigorosamente “comandato” dalla corona di carica. Al GP di Ginevra è Miglior orologio maschile. I 38 millimetri della cassa che sino a quell’anno hanno contraddistinto la collezione Octa, rappresentano una misura “democratica”. Ma, si sa, il pubblico può essere incontentabile e Journe si deve confrontare anche con diverse esigenze: chi vuole l’Octa più grande, chi più piccolo, chi con le ore al centro. Nessun problema, il calibro è talmente ben studiato che può esaudire ogni desiderio.
Nel 2004 Octa Divine, 36 millimetri di diametro, è la prima creazione espressamente femminile e – indovinate un po’? – presenta proprio le ore centrali. Nello stesso anno, ore centrali e cassa maggiorata (40 mm) per Octa Zodiaque. La serie limitata di 150 esemplari ha una particolare complicazione che, attraverso un disco periferico rotante collegato al calendario, mostra mesi e segni zodiacali. Octa Zodiaque rappresenta anche l’ultima referenza in cui la base dei principali componenti del movimento è l’ottone.
Una scelta di eternità
Journe vuole dare ulteriore risalto ai calibri con una prospettiva volta al futuro. E decide che platina e ponti dovranno essere in oro. Non un oro qualsiasi, però. Oro a 18 carati, con annesse tutte le difficoltà legate alla lavorazione (è un metallo più malleabile dell’ottone ma più duro) e la necessità, di fatto, di rivoluzionare la manifattura con attrezzature e processi profondamente differenti.
Ovviamente i problemi sono brillantemente superati e l’oro entra così a far parte dei movimenti Journe. Prezioso, bello, inossidabile ma soprattutto immutabile, il metallo nobile rende le creazioni della Maison ancor più uniche nel panorama dell’alta orologeria. Ne rivela la predisposizione a sfidare gli decenni, i secoli, i millenni a venire.
I calibri si affinano nel tempo e le versioni si susseguono mietendo successi. Octa Automatique Réserve e Octa Automatique Lune sono alcune variazioni che prendono spunto dalle origini della collezione e arrivano all’oggi, mantenendo intatti il fascino e l’eccezionalità del progetto. Octa UTC, del 2011 ma recentemente riproposto in edizione esclusiva per le boutique con quadrante blu notte, propone una coreografica visualizzazione dei fusi orari attraverso un globo in miniatura.
L’anima sportiva di Octa
Nella collezione c’è spazio anche per una linea sportiva, in cui non cambia la sostanza ma mutano (anche profondamente) i materiali. Titanio, alluminio, tungsteno (per la massa oscillante), caucciù, il tutto con un concetto ben impresso nella mente e che vale per l’intera collezione Octa sin dagli inizi: la praticità. Praticità per un orologio sportivo significa robustezza, affidabilità, ma anche sensazioni. Come quella di non accorgersi di averlo al polso. Per questo il calibro FPJ1300 è aggiornato e fabbricato in leghe leggere che consentono di arrivare al peso piuma di 53 grammi. Tanti ne pesa la cassa dell’Octa Sport nella prima versione in alluminio.
Dal 2016, per una maggior robustezza e resistenza alla corrosione, è poi la volta della cassa in titanio. Il prezzo da pagare è rappresentato da 17 grammi aggiuntivi, ma ne vale la pena. Poi, con l’andar del tempo, anche le referenze sportive si impreziosiscono di metalli nobili. Fra tutte spicca la versione in platino con quadrante guilloché blu e cifre in oro bianco; anima sportiva certamente, ma con quell’accostamento cromatico e materico si può tranquillamente andare anche alla Prima della Scala.
Il calendario perpetuo
Il capolavoro della collezione, anche se è difficile escludere gli altri, è l’Octa Quantième Perpetuel, presentato nel 2014. La versione esclusiva dell’Octa Calendrier, trasformato nel 2009 in calendario perpetuo solo per la boutique di Tokyo, ha dato il “la” all’evoluzione del calendario. Una complicazione in cui Journe dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, tutta la propria maestrìa. L’immancabile indicazione dell’autonomia a ore 9 si muove tra finestre rettangolari che riportano l’indicazione di mese, giorno della settimana e gran data (con cifre disposte su due dischi separati).
Un complesso sistema di accumulo dell’energia permette di avere la forza necessaria, dopo 24 ore, per muovere tutt’e tre gli indicatori che, al cambio della data, scattano in modo istantaneo e sincrono. Al centro, quasi nascosta dalle lancette di ore e minuti, un’ulteriore testimonianza dell’eccezionalità della complicazione: una piccola lancetta percorre l’indicazione dell’anno, identificato con numeri da 1 a 4, quest’ultimo in rosso a indicare il bisestile.
Anche nel Quantième Perpetuel non esistono pulsanti aggiuntivi, ma pretendere che con la sola corona si potesse regolare tutto quanto era davvero troppo. Il trucco c’è ma, come nei migliori spettacoli di magia, non si vede: la regolazione del mese e dell’anno avviene tramite una piccola leva integrata nell’ansa posta all’1.
Un solo movimento di base dal quale, sono state ricavate decine di versioni in poco meno di vent’anni (quelle fin qui elencate non sono certo la totalità, ma solo le principali: ce ne sono altre); un’inventiva che non pare avere fine, strabilianti edizioni speciali… Octa è questo e tanto altro, basta andare sul sito della maison per rendersene conto, come la recente distinzione fra linea Classique e Linesport. In ogni caso, la collezione non è per tutti: molti di noi si devono limitare a guardare. Ma gli appassionati non vedono l’ora che i nuovi capitoli di questa affascinante storia vengano svelati.