Approfondimenti

Breguet Tradition 7035. L’erede degli orologi del ‘700 in versione gioiello

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Ho sempre considerato il Tradition di Breguet una specie di “lezione di orologeria” da indossare al polso. Un po’ perché permette di vedere come lavora un movimento meccanico, dato che mostra interamente i componenti funzionali. E un po’ perché riesce a far convivere le soluzioni tecniche inventate un paio di secoli fa da Abraham-Louis Breguet con i materiali e i dispositivi di moderna concezione. Non nascondo quindi che sono rimasta stupita quando ho visto il nuovo, preziosissimo Breguet Tradition 7035. Che smentisce quanti – come me – lo consideravano un orologio troppo tecnico per poter essere trasformato in un esemplare di alta gioielleria.

Gli orologi “da sottoscrizione”

A mia discolpa, posso dire che quest’opinione deriva in parte dalle origini del Tradition. La collezione, lanciata nel 2005, è infatti l’erede diretta dei cosiddetti “orologi da sottoscrizione”, un successo commerciale di fine Settecento realizzato da Abraham-Louis Breguet. Si trattava di orologi dalla costruzione semplice e robusta: solo tempo con un’unica lancetta, avevano la cassa particolarmente solida, di grandi dimensioni (61/62 mm di diametro), e il quadrante in smalto. E un prezzo relativamente abbordabile: costavano 600 franchi, contro gli oltre 1000 (1088, per essere precisi) necessari di media per un Breguet. E allargavano la clientela dell’atelier verso un pubblico che altrimenti non avrebbe potuto ambire a tanto.

All’epoca possedere un Breguet era prerogativa delle classi più elevate: alta borghesia, grande nobiltà, perfino famiglie reali. Gli esemplari del Maestro rappresentavano quindi uno status sociale cui aspirava il ceto medio. Imprenditore acuto oltre che geniale orologiaio, Abraham-Louis Breguet nel 1796 inventò così il sistema di vendita della sottoscrizione; che rendeva più accessibile l’acquisto di questi oggetti del desiderio perché ne dilazionava il pagamento; (in pratica, al momento dell’ordine l’acquirente doveva lasciare una caparra pari a un quarto del prezzo). E, per promuoverli, Breguet realizzò addirittura un opuscolo pubblicitario, stampato nel ’97 e distribuito in tutta Parigi.

L’operazione commerciale riuscì alla grande (in totale la bottega di Quai de l’Horloge realizzò circa 700 esemplari, con la cassa d’oro o d’argento). Anche perché si finanziava da sola: il denaro raccolto in anticipo serviva per pagare le spese relative alle materie prime e ai componenti. Ma il risultato fu raggiunto soprattutto grazie alla semplicità costruttiva, che aveva come conseguenza anche una maggiore affidabilità. Il punto di forza stava insomma nella meccanica, che poi fu utilizzata da Breguet come base per sviluppare i primi “orologi a tatto”. (Ma non è il caso di approfondirli qui: ne riparleremo un’altra volta). E, in tempi più recenti, dai progettisti della maison de L’Abbey, quando hanno dato vita alla collezione Tradition.

Il Breguet Tradition 7035

Anche nel caso del nuovo Breguet Tradition 7035, il calibro 505J s’ispira al movimento degli “orologi da sottoscrizione”: l’architettura riprende l’essenzialità, l’equilibrio, il rigore formale di quello storico antenato. Se si guarda il lato quadrante, si vede che nella parte bassa della platina sono montati in modo simmetrico (con i relativi ponti) il treno del tempo da un lato, e dall’altro lo scappamento e l’organo regolatore; mentre al centro si trova il grande bariletto e in alto l’indicazione di ore e minuti. Sul lato fondello, invece, spicca la massa oscillante a scudo, la cui forma ricorda quella degli orologi “perpetui” – come Breguet chiamava gli esemplari a carica automatica.

Rispetto ai precedenti dell’omonima collezione, però, il Breguet Tradition 7035 ha un diverso dettaglio (non da poco): platina e ponti interamente tempestati di diamanti snow setting. Ne abbiamo già parlato altrove, sempre a proposito di un Breguet il Reine de Naples 8938 –, ma credo valga la pena di ricordarlo in breve. L’incastonatura “a neve” è una particolare tecnica che prevede l’uso di gemme di dimensioni diverse, accostate vicinissime l’una all’altra, così da rivestire interamente la superficie sottostante e ottenere un risultato di straordinaria luminosità. La disposizione in apparenza casuale, quasi disordinata, è però frutto di estrema maestria del maître sertisseur, in grado di creare una composizione il più omogenea possibile.

Nel caso del Breguet Tradition 7035 l’incastonatore ha adoperato 367 pietre preziose, per un totale di oltre 1.7 carati. Le ha ha montate rigorosamente a mano, una per una. E le ha poste sul movimento, sul quadrante decentrato, sulla lunetta, perfino sulla fibbia ad ardiglione del cinturino (incluso pure il rubino cabochon sulla corona). Purtroppo la maison non dichiara i tempi di esecuzione, ma si tratta probabilmente di giornate di lavoro. Da notare che, per far risaltare l’indicazione settoriale dei piccoli secondi, l’artigiano ha utilizzato gemme di colore: zaffiri e rubini in varie sfumature, a creare un effetto dégradé.

Per evitare di rendere questo testo insopportabilmente lungo, per le altre caratteristiche vi rimando alle didascalie. Concludo invece con un paio di informazioni “di servizio”, che danno l’idea dell’esclusività del Breguet Tradition 7035. Uno: l’edizione (comprensibilmente) limitata a 88 esemplari. E due, il prezzo: 70mila euro.