Super Avi, la nuova linea di orologi di Breitling, rende omaggio alla storia dell’aviazione con design ispirati all’originario orologio da aviatore del 1953 “Co-Pilot” Ref. 765 Avi e a quattro velivoli leggendari: il North American Aviation P-51 Mustang, il Vought F4U Corsair, il Curtiss P-40 Warhawk e il de Havilland Mosquito.
Questo è l’inizio del comunicato stampa relativo, appunto, ai nuovi Breitling Super Avi. E, santo cielo, per uno della mia generazione si parla di aerei che nel Dopoguerra venivano considerati qualcosa di mitico: il passaggio dall’aviazione militare a nuove forme di volo, ancora tutte da inventare. Collezionavo anche straordinarie figurine di velivoli e più tardi ho cominciato con i modellini da costruire, sempre più complessi. Miti, miti assoluti. Ma a voi, cosa diavolo ve ne frega? Voi siete enne generazioni dopo la mia e per voi quelli sono aerei che appartengono a un passato non facile da capire. E i Super Avi? Per i Breitling Super Avi vale lo stesso discorso?
Beh, fortunatamente no. I Breitling Super Avi sono cronografi moderni e attuali sotto ogni punto di vista. A conti fatti i grandi (grandissimi – e altri ce ne sarebbero ancora) aerei del passato sono più che altro una scusa per una serie di “variazioni sul tema” ideate dal direttore creativo di Breitling, Sylvain Berneron. È dalla sua matita che nascono i Breitling Super Avi, partendo da un riferimento specifico come il Breitling Ref. 765 Avi del 1953, un orologio diventato leggendario fra i professionisti del volo.
Ma ora buttiamoci il passato alle spalle, per guardare al presente e al futuro.
Sylvain Berneron e la “tecnica dell’estetica”
Riprendo in parte una lunga intervista a Sylvain Berneron mai realmente pubblicata per cause abbastanza bizzarre. Berneron, che in passato ha disegnato motociclette pressoché personalizzate, sa bene quanto gli aspetti estetici e l’attitudine artistica di un disegnatore debbano sempre trovare il miglior equilibrio possibile con solide competenze tecniche.
Sylvain Berneron: «Sì, esattamente. In Breitling diciamo sempre che la bravura del designer deve essere sempre pari a quella dei tecnici che realizzano l’orologio. Significa che un bel disegno vale zero se poi non puoi trasformarlo in realtà. Per disegnare un orologio devi prima conoscere gli standard tecnici di Breitling, altrimenti perdi solo tempo. E non ostante tutto noi tentiamo sempre di spingerci oltre, al punto che un buon 40% delle nostre idee si infrange contro qualche problema tecnico. Ma questo non ci frena, almeno in fase progettuale. E la nostra fortuna è che il nostro dipartimento tecnico cerca di fare altrettanto. Non considera secondaria l’estetica, ma una ulteriore sfida tecnica da superare».
Ho la forte sensazione che lei sia partito dal “vecchio” Avi del ‘53, lo abbia mentalmente smontato e poi rimontato cambiando i dettagli che fanno la differenza…
Sylvain Berneron: «Sì, più o meno. Quando parliamo di Breitling questo discorso è importante, perché è una marca con radici molto forti. Per me la squadra creativa di Breitling è come un’orchestra che deve suonare uno spartito ben noto ai clienti, agli ascoltatori. Ma è una musica che deve essere adattata all’attualità. Devi conservare il Dna dell’orologio e della marca, eppure al tempo stesso devi aprirgli le porte del XXI secolo. Tenendo sempre chiaro in mente quel che la tecnologia attuale consente rispetto a quella di una volta. Come dice lei, noi ci focalizziamo molto sui dettagli che rendono l’orologio – io direi – desiderabile nel XXI secolo. Prima tutto era più basico. Persino le lancette».
Mi sembra che il suo approccio all’estetica si basi su uno “spartito” di dettagli che tende ad eliminare ogni asperità possa crear fastidio in chi indossa l’orologio. Oltre alla maggiore qualità del progetto, questo richiede anche costi elevati. Offrire ai compratori il miglior feeling possibile costa….
Sylvain Berneron: «Sono davvero contento che lei lo abbia notato. Di solito non ci si rende conto di cosa sia la “tecnica dell’estetica”. Lei ha colto nel segno. Ogni componente deve contribuire a creare un’immagine – che, come dicevamo, deve anche essere in linea con la storia del modello – calcolata per restituire sensazioni positive, piacevoli anche al tatto. Ogni componente deve essere concepito in questa chiave».
Le differenze dei Super Avi con i modelli precedenti
Beh, il prezzo, tanto per cominciare. I modelli comprendono una prima edizione limitata con cassa (in acciao o anche in platino!) da 41 millimetri di diametro. Era una riedizione abbastanza fedele del modello originale e costava, in acciaio, 7.800 euro. Poi sono arrivati gli Aviator con cassa da 43 millimetri. Anche in questo caso, come nel precedente, il movimento è il Calibro B01, cronografo con ruota a colonne a innesto verticale. Ossia il primo calibro “di manifattura” realizzato dalla moderna Breitling. I prezzi, in questo caso, scendevano a 7.000 euro perché in edizione non limitata, ma anche per altri dettagli tecnico/estetici.
Due dei modelli Aviator erano dedicati ad altrettanti aeroplani militari: il Mosquito e il Curtiss Warhawk. E avevano specifici accostamenti cromatici che troviamo in due dei nuovi modelli Super Avi dedicati agli stessi aerei. In realtà, i collezionisti, particolarmente attenti a questi dettagli, troveranno anche altre piccole differenze, oltre a quelle cromatiche più evidenti. Nei Super Avi, infatti, il calibro è il B04, ossia un B01 (sempre con 70 ore di autonomia e con certificato Cosc) con funzione Gmt leggibile su una scala interna inclinata suddivisa in 24 ore. La lunetta girevole bidirezionale, suddivisa in dodici parti, muta totalmente rispetto all’Aviator, contribuendo a non far apparire esagerato l’ampio diametro, lievitato fino a 46 millimetri. La lancetta Gmt, centrale, è riconoscibile per la punta a losanga verniciata in rosso.
I prezzi salgono a 9.600 euro, cui si aggiungono 100 euro, come in precedenza, per la lunetta in ceramica della versione Mosquito. A proposito: oltre al Mosquito, appunto, e al Curtiss, ora ci sono anche il North American Aviation P-51 Mustang e il Vought F4U Corsair. Il consistente aumento di prezzo è in realtà giustificato non solo dal cambio del movimento, ma anche da tutto quel che comporta in conseguenza (le lancette centrali sono ora 4 e non più 3, il che muta totalmente l’asse centrale, ad esempio). E poi ci sono altre differenze ancora, fra cui il vetro posteriore per ammirare il movimento e l’adozione della chiusura pieghevole, più costosa di quella ad ardiglione usata precedentemente.