Attualità

Le profezie sull’orologeria 2022. Dal buon senso a Nostradamus

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Un po’ per gioco e un po’ (più) sul serio, eccovi le profezie sull’orologeria 2022. Un paio di scherzi, come quelli che – secondo me – faceva Nostradamus, il veggente del giorno dopo. E qualche previsione mediamente sensata per capire cosa potrebbe accadere nel 2022 dell’orologeria.

Tenendo presente che l’orologeria e quindi anche le profezie costituiscono un’ottima spia per comprendere il futuro di certi settori economici. Perché l’orologeria è sempre di più una spesa facoltativa e come tale diviene una spia (più accurata di quanto non si creda) di come pochi spenderanno molti soldi. Facendo girare l’economia e anche il mondo del lavoro.

E poi Nostradamus. Uno dei più grandi contaballe della sua epoca. Ma anche uno dei più astuti contaballe di tutte la storia. Cominciamo da lui, poi passiamo alle cose serie, poi torniamo alle balle, quindi di nuovo alle cose serie e così via. Ogni tanto si può anche giocare.

Non chiamatelo astrologo!

A Nostradamus non piacevano gli oroscopi. Ne parlava malissimo. Ma c’era un gran giro di soldi, sugli oroscopi. Per capirci: persino il quasi coevo Galileo Galilei, padre della scienza moderna, arrotondava con gli oroscopi, specialmente nei periodi in cui la Chiesa minacciava di abbrustolirlo sul rogo, considerando l’astrologia meno pericolosa dell’astronomia.

Per meglio inquadrare il periodo, Galileo nasce nel 1564 e muore nel 1642. Nostradamus nasce un po’ prima, nel 1503, e muore nel 1566, quando Galileo aveva due anni. Eppure possono essere considerati esponenti della stessa cultura. L’eccezionalità di Galileo sta nell’essersi proiettato nel futuro – totalmente – con intuizioni e pensieri che verranno compresi solo dopo la sua morte. Non a caso c’era chi voleva “abbruciarlo”.

Nostradamus è uno specialista nello svicolare gli obblighi “oroscopari” della propria epoca (dimmi cosa succederà domani) ricorrendo alla tecnica di quella fenomenale opera letteraria che è l’Apocalisse. Vi consiglio di leggerla, anche se non ci si capisce nulla. Che è la massima espressione di quella “letteratura apocalittica” nata anch’essa per evitare i tranelli delle profezie per il futuro immediato. Perché quando chi prediceva sbagliava predizione il taglio della testa era dietro l’angolo.

Mentre le “rivelazioni” sul Tutto, specialmente se scritte in maniera che nessuno potesse capire, ma comunque pensare – dopo – ad interpretazioni quasi miracolose del futuro, erano un gioco che nasceva persino secoli prima dell’Apostolo Giovanni. Autore, appunto, dell’inarrivabile Apocalisse. Un sistema di scrittura che lascia supporre l’uso di droghe belle potenti. E che non a caso prosegue ad intermittenza, sia pure in forme diverse, fino ai giorni nostri. Bob Dylan, premio Nobel, ne sa qualcosa. Fu lui ad introdurre i Beatles all’uso delle droghe “per liberare la creatività”, dopodiché i Beatles le passarono a Donovan Leich, ai Rolling Stones e a un’intera generazione.

Nostradamus, per tornare a lui, dichiara la propria diversità prendendo le distanze dalla stesura di oroscopi (futuro prossimo) per lanciarsi in considerazioni ampie, che ancor oggi impegnano alcuni buontemponi nell’interpretazione delle sue quartine. I quali sostengono – sempre dopo – che Nostradamus già lo sapesse, ma prima. Il suo libro di profezie (Les Vrayes Centuries et Propheties de Maistre Michel Nostradamus) è del 1556, anno in cui Nostradamus pubblica anche il Traité des Fardements et Confitures (Trattato dei Condimenti e Conserve). Bizzarra accoppiata, vero?

Nostradamus non fornisce un ordine cronologico alla propria opera, che si spinge fino al 3797. E relativamente alle due sole date fornite – 1792 (una persecuzione religiosa mai avvenuta) e 1999 (un evento così catastrofico da far pensare alla fine del mondo) – le sue profezie si sono rivelate autentiche bufale. Fake news. Ovunque sia, Nostradamus se la ride di gusto.

Prima profezia: le fiere

Sulle fiere d’orologeria (come su qualunque altre manifestazione che preveda un massiccio assembramento di persone) decide il Covid. Ancora lui. Le profezie sull’orologeria 2022 dicono per ora che Watches and Wonders – potenzialmente l’appuntamento più importante dell’anno – è in calendario fra il 30 marzo e il 5 aprile. Spostata in avanti rispetto alle tradizionali date di metà gennaio. L’idea sarebbe buona, ma persino Nostradamus eviterebbe di parlarne.

L’impressione è che, non ostante la scelta ragionevole, le probabilità di dover ricorrere all’assistenza della scienza telematica (collegamenti via internet e, poi, eventuali incontri locali) siano ancora molto elevate. CC, causa Covid. Certo, alcuni Paesi per quella data avranno superato il picco di contagi per la variante Omicron, ma non tutti. E poi affollamenti di questo tipo sono il miglior terreno di coltura per nuove varianti. (A questo punto, sono d’obbligo i gesti scaramantici…).

Ma c’è di più. I dati delle esportazioni svizzere d’orologi sembrano dimostrare come l’orologeria di prezzo superiore ai 3.000 franchi goda di ottima salute. Un aumento del 16 per cento. Ma ne riparleremo quando arriveranno i risultati dell’intero 2021. Per ora specifico che quella cifra è un’indicazione del prezzo al confine svizzero: bisogna poi aggiungere le tasse locali e i guadagni della filiera commerciale; il che significa che il prezzo finale più o meno raddoppia.

La sofferenza invece è nelle fasce di prezzo inferiori, quelle in cui la concorrenza dei dispositivi elettronici colpisce con maggior forza. Il problema è che le fiere d’orologeria ormai coinvolgono quasi esclusivamente le fasce di prezzo superiori. E questo ci porta ad un altro tentativo di profezia per il 2022. Cosa faranno i grandi gruppi finanziari, proprietari di molti marchi di fascia alta?

Seconda profezia: l’egoismo (suicida) delle multinazionali finanziarie

Una volta (mica tanto tempo fa) l’orologeria svizzera faceva fronte comune. Il minimo comun denominatore era la dignità degli orologi. Un orologio non costoso, ma ben fatto, ha più dignità di un orologio costoso, però mal fatto. E proprio per questo la principale fiera del settore (Baselworld) sapeva – allora – collocare dignitosamente ogni tipo di marchio. Poi tutti si sono fatti prendere la mano dalla sete di maggiori guadagni.

Le multinazionali (Richemont, tanto per non far nomi, e poi LVMH e Kering) hanno cominciato a lottare su un piano totalmente diverso. La loro necessità è di vendere azioni societarie, più che prodotto. Dal loro punto di vista, la cosa è perfettamente legittima e salutare. Per l’orologeria svizzera è un lento dissanguamento suicida perché preclude la strada alle giovani generazioni. Ne parleremo ancora, ma è uno dei punti cruciali del futuro. Le multinazionali devono capire che bisogna saper fare i propri interessi contemporaneamente a quelli dell’intero comparto orologiero. Altrimenti quegli affari lì saranno acidi, ma tanto acidi.

Qualcosa sembra stia cambiando, ma continua a prevalere – comprensibilmente, per certi versi – il tentativo di proteggere i propri fatturati, costi quel che costi, per continuare ad attrarre investimenti. È un atteggiamento da “si salvi chi può” privo di respiro nel medio e lungo termine. Potrebbe portare, già quest’anno, a vendite anche clamorose di marche illustri. E/o, comunque, a strane alleanze temporanee. Al di là delle profezie sull’orologeria 2022, le speranze risiedono nella capacità di imparare a spingere marchi come Baume & Mercier (Richemont) e TAG Heuer (LVMH). Specialmente quest’ultima ha grandi possibilità di avvantaggiarsi per la scadenza del… Ma facciamo prima una pausa defatigante.

Terza profezia: il Rolex Daytona sdoppiante

Dice Nostradamus: Rolex sta lavorando già da qualche anno ad una versione sdoppiante del suo cronografo Daytona. Come al solito non indica esattamente una data, ma secondo lui sarà certo un orologio di culto, con cassa in una lega proprietaria di platino e titanio, detta Rolplatit®. Il movimento ha quasi lo stesso spessore del crono “semplice” e anche il terzo pulsante sarà serrato a vite.

Nulla Nostradamus dice a proposito della disponibilità, ma è quasi certo che i quadranti saranno soltanto due. Uno beige, di una tonalità definita “Daytona Beach Sand” (il circuito automobilistico di Daytona è in Florida, a breve distanza dal mare); ed uno, più scuro, color “Daytona International Speedway Asphalt” (che nasce dalla recente asfaltatura sperimentale del circuito).

Sembra che per contrastare le prevedibili speculazioni Rolex emetterà una prima serie d’orologi, seguita poi – dopo qualche mese – da una serie molto più ampia, che la Casa ginevrina sta producendo da anni. In questo modo gli eventuali fenomeni speculativi iniziali verrebbero annullati e addirittura puniti da una disponibilità quasi illimitata. Ma non basta…

Quarta profezia: Patek Philippe e il Nautilus in Bioceramic

Scrive Nostradamus: non di solo Rolex si pasce la speculazione. Per cui, secondo Nostradamus, sembra che Patek Philippe abbia raggiunto un accordo con Swatch per lanciare quest’anno una collezione di Nautilus (versione Jumbo solo tempo) in bioceramica. Materiale esclusivo di Swatch.

Ma il tutto potrebbe essere doppiato da una serie – limitata ad un milione di pezzi – della versione Irony, ossia con cassa in acciaio. Sembra che i prototipi siano davvero impressionati anche per la scelta di colorazioni del quadrante, che a prima vista sarebbe addirittura in smalto. Per gli speculatori sarebbe vita grama. Sempre ammesso che queste profezie sull’orologeria 2022 siano azzeccate, ovvio.

Quinta profezia: spirali in silicio per tutti

Molliamo le boiate di Nostradamus e torniamo alle cose serie. Scade a novembre il brevetto per la produzione di spirali in silicio. Il CSEM (Centre suisse d’électronique et de microtechnique) di Neuchâtel lo aveva depositato il 25 novembre 2002. Patek Philippe, Rolex, le marche di Swatch Group e Ulysse Nardin, che avevano finanziato la ricerca, erano le uniche autorizzate a utilizzarlo.

Quest’anno scadrà quindi il brevetto per quanto riguarda l’Europa, mentre l’anno prossimo scadrà il brevetto mondiale. Annullando o quasi il vantaggio dei finanziatori della ricerca, sebbene rimarranno attivi – probabilmente a lungo – i brevetti relativi alla peculiare forma delle parti iniziali e terminali delle spirali, sviluppate individualmente dalle case.

L’insensibilità ai campi magnetici (almeno per quanto riguarda le spirali) consentirà quindi di realizzare anche orologi di fascia media in grado di raggiungere risultati ottimi per quanto riguarda la costanza di marcia. Quella fascia media che attualmente, come dicevo, è in netta sofferenza e invece potrebbe godere di una forte spinta positiva. Tra le profezie dell’orologeria 2022 aggiungerei quindi che per fine anno potremmo assistere ad una vivace fioritura di spirali e altre componenti in silicio.

Mi aspetto molto, ad esempio, da marchi come TAG Heuer, che oltretutto può contare su un vero e proprio genio della progettazione tecnica come Carole Forestier-Kasapi. Fermo restando il fatto che per arrivare ad un vero rilancio dell’orologeria svizzera bisognerà saper conciliare i legittimi interessi dei singoli marchi con quelli dell’intero settore. Il dibattito, come vedremo in alcune interviste che pubblicheremo presto, è già iniziato.

Sesta profezia: l’orologeria italiana

Finalmente abbiamo una foto “ufficiale” del movimento italiano. L’abbiamo ingrandita ai limiti del possibile per capire meglio, per valutare la qualità. Si tratta chiaramente di un prototipo, come dimostra la finitura “a rosette” un po’ disordinata e la traccia per l’anglage dei ponti, priva ancora di lucidatura. Ma la presenza del bilanciere ad inerzia variabile indica con grande chiarezza che l’intenzione è quella di proporre allestimenti di qualità elevata per un movimento che ha caratteristiche di base semplicemente impeccabili. Su questa base massima sarà possibile scendere di prezzo utilizzando finiture meno sofisticate (lucidatura dell’anglage fatta a macchina anziché a mano, bilancieri meno costosi e così via), fornendo ad eventuali altri produttori movimenti di qualità pari a quella svizzera.

La presentazione è prevista per gennaio, probabilmente partendo con orologi Locman e Oisa 1937. Dopodiché – se la produzione dei movimenti sarà in grado di soddisfare le richieste – il discorso si potrebbe allargare ad altri marchi. Magari aprendosi ad alcune piccole marche italiane emergenti o ad alcuni nomi della moda. Bisognerà lavorare molto bene per evitare le inevitabili critiche della concorrenza e di alcuni appassionati che temono i “modaioli” quanto un vampiro teme l’acqua santa. Ma è possibile che già a fine 2022 i movimenti Oisa possano conquistare un proprio spazio da estendere – man mano – nel futuro.

Ne parleremo ancora, perché la cosa è davvero interessante. Per quanto riguarda me, l’idea mi entusiasma: ho sempre pensato che la storia dell’orologeria italiana meritasse un ritorno qualitativamente impeccabile. Magari andando a ricercare nella storia complicazioni e dispositivi da far rinascere, attualizzandoli, in orologi da polso a forte impronta italiana.

Ne riparleremo a fine anno, quando controlleremo insieme se tra le profezie sull’orologeria 2022 ne avrò imbroccata qualcuna. Tralasciando, ovviamente, gli scherzacci alla Nostradamus. Perché lo sapete tutti che le profezie tre e quattro sono allegre bufale, vero?