Protagonisti

Gioielleria Lucchetti 1873: una tradizione di famiglia. A Chiavari

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Può una storia iniziata a fine ‘800, dirsi contemporanea? Dopo aver incontrato Giovanni Lucchetti e suo figlio Pietro, titolari della Gioielleria Lucchetti 1873, posso affermare di sì.
Mi trovo nel centro storico di Chiavari, percorro a piedi un tratto lungo i portici e raggiungo il 54 di via Martiri della Liberazione. Sono le 11 del mattino e sono particolarmente puntuale. Varco la porta in stile francese della Gioielleria Lucchetti 1873 e, come fosse un “gate temporale”, noto che all’interno il tempo assume improvvisamente un altro valore… Rallenta, lasciando spazio agli altri sensi.

Mi accoglie Giovanni Lucchetti, il dottor Giovanni Lucchetti. Pur conoscendomi come architetto, ha accettato con la sua squisita gentilezza la mia insolita richiesta di rilasciare un’intervista per Il Giornale degli Orologi. Ho preparato una serie di domande, ma si capisce da subito che entrambi amiamo conversare e le nostre chiacchiere divagano libere verso l’improvvisazione. Quindi eccovi il mio racconto.

La storia della Gioielleria Lucchetti 1873

Quella della Gioielleria Lucchetti è una storia con un passato importante. È il 1873 quando Filippo Bancalari apre una bottega di orefice nel centralissimo Caruggiu Dritu, dove crea gioielli, catene e addobbi sacri. Il negozio è un autentico scrigno dei tesori, una bomboniera realizzata dai falegnami e dagli intagliatori chiavaresi secondo lo stile in voga all’epoca. All’interno, tra gli arredi in legno, domina il fregio dorato che sovrasta la parete di fondo; all’esterno, le grandi vetrine centrali dall’insolita curvatura sono sovrastate da colonnine a torciglione e da balaustre d’ispirazione barocca.

Il lussuoso allestimento rimane inalterato fino ai nostri giorni, e sopravvive all’avvicendarsi di ben cinque generazioni. Nel 1895 infatti Giovanni Lucchetti (detto Luigi) inizia a lavorare in bottega e favorisce lo sviluppo dell’attività, fino ad assumerne le redini nel 1912, dopo la scomparsa del Bancalari. È un periodo d’oro per Chiavari e Lucchetti diventa il punto di riferimento per la gioielleria del Tigullio e dell’entroterra. E tale rimane nel corso del Novecento, quando a Giovanni si susseguono il figlio, il nipote e il pronipote, in una successione di nomi che si ripetono – fino all’attuale dottor Giovanni.

Persino la storia della città si può leggere attraverso l’evoluzione e la trasformazione di questa preziosa bottega e la frequentazione dei suoi clienti. Si va da Lucchetti perché è Lucchetti. Gli emigrati chiavaresi del passato, così come – ai nostri giorni – quanti vivono all’estero da anni, quando tornano a Chiavari a trovare famiglia e amici, non perdono occasione per fare una visita anche alla Gioielleria Lucchetti 1873. Quasi un rito sociale codificato nei secoli.

Manca solo un anno al 150° anniversario dalla fondazione dell’azienda. Un traguardo notevole: «Ci stiamo già pensando, vorremmo fare qualcosa di speciale. È fondamentale capire come riuscire a festeggiare e comunicare questa storicità», racconta il dottor Giovanni. «Nel 2013, per i nostri 140 anni e per valorizzare l’apertura del negozio Rolex dell’anno precedente, abbiamo organizzato un evento che ha visto come location anche il Teatro Cantero, il Teatro della città».

Il negozio Rolex

È in questo momento che, con un tempismo perfetto (quasi stessimo montando le scene di un film), Giovanni Lucchetti decide di coinvolgere nell’intervista il figlio Pietro. «Perché l’immagine, e il modo in cui si propone l’azienda oggi, è quella dei miei figli». Il racconto non si interrompe, ma ci spostiamo in un ambiente dall’arredo elegante ed essenziale, moderno e tecnologico, a partire dalle porte: cristalli che si aprono sfiorando una lucina blu. Il negozio nuovo, inaugurato nel 2012 accanto alla sede storica, sotto l’insegna della Casa della Corona.

E con Pietro entriamo nel merito della tecnologia che affianca gli orologi Rolex, di cui la Gioielleria Lucchetti 1873 è rivenditore di lunga data e centro di assistenza autorizzato. Le strumentazioni non sembrano poi così sofisticate, ma sicuramente sono molto articolate, adatte agli alti standard di qualità e ai rigidi protocolli Rolex da seguire.

Il risultato di una lavorazione, come la lucidatura della cassa o del bracciale di un orologio, deve corrispondere a quelle determinate regole; pertanto il lavoro dev’essere fatto in un certo modo. È per questo che Lucchetti 1873 vanta la presenza interna di «un orologiaio di alta formazione». La componente umana è quindi fondamentale e la professionalità artigianale si completa con la sensibilità e la manualità proprie del singolo orologiaio.

Ascolto Pietro parlare di lucidatura fatta con perizia, di rispetto delle patine del tempo e di mantenimento dei canoni estetici; e il confronto con l’intervento di restauro su un monumento in bronzo o su un affresco è stato per me immediato. Stessa terminologia, strumenti diversi ma che portano lo stesso nome e che svolgono azioni simili. «Più che delle semplici riparazioni, ci troviamo spesso a dover fare dei veri e propri restauri. Solo i pezzi molto importanti li mandiamo direttamente a Ginevra, dove il laboratorio di Acacias si occupa degli esemplari storici di un certo livello. Il resto è di nostra competenza».

Lo staff

Altro “mondo” ancora, dove la preparazione, l’esperienza e la sensibilità dell’orologiaio sono determinanti, è quello del collezionismo e del vintage, in cui talvolta «si può sconfinare nel filosofico». Il tema del discorso spazia su vari argomenti con estrema libertà e piacevolezza. Ma parlando con i titolari ho la netta sensazione di trovarmi davanti a una realtà rassicurante e moderna, in cui lo spirito di famiglia è una sorta di filo energetico che collega i diversi individui.

Accanto a Giovanni e al figlio Pietro ci sono infatti altre persone impegnate quotidianamente nell’attività della Gioielleria Lucchetti 1873: dalla moglie Annalia alla figlia Maria Vita, dal cugino Roberto Curotto a Clara Pinasco… E poi gli ultimi arrivati: Eleonora, Roberto, Giorgia, Marie Claire. Grazie a loro è stato possibile aprire un secondo negozio nella vicina Rapallo, rinomato centro turistico ligure, nel cuore della zona pedonale, vicino al mare. Gestito sempre con lo stesso mood che appartiene e caratterizza la famiglia Lucchetti.

Una famiglia in cui l’indipendenza è un valore sacro. E che oggi vive il passaggio del testimone con naturalezza, a poco a poco e senza necessità di strappi esibiti. Anzi, con la capacità di presentare il nuovo con discrezione. Possiede un senso della storia che non è solo tradizione; piuttosto è la consapevolezza di avere un lungo passato alle spalle, inteso come fondamenta solide per nuove avventure nel futuro prossimo. Soprattutto, c’è la volontà di cogliere il meglio del “qui e ora”, di vivere appieno il momento presente. Il desiderio di valorizzare la contemporaneità più che la preoccupazione di anticipare i tempi.

La clientela

In questa continua compresenza di Passato e Presente, decido di “surfare” sull’onda della stagione estiva e porto il discorso sulla clientela e sul turismo. I titolari mi raccontano che «l’esperienza dei due negozi è stata completamente diversa e per certi versi scioccante. In realtà a Rapallo si parla di turismo, a Chiavari no. Rapallo è notoriamente considerata una meta turistica, può accogliere un certo tipo di pubblico perché è sede di alberghi di un certo livello. Mentre potremmo definire i nostri principali clienti di Chiavari come “stanziali”, nel senso di “nazionali”.

A differenza di Rapallo, la clientela abituale di Chiavari è sicuramente quella dei “residenti”. Un target che comprende anche i proprietari delle seconde case o delle barche che abitualmente hanno il posto riservato nelle marine locali. Il nostro negozio lavora soprattutto con questo tipo di clientela. E offre un servizio che va da una consulenza per un nuovo acquisto all’intervento di emergenza – un orologio che cade in acqua, per esempio. O anche una revisione parziale che sarà poi completata nel negozio di fiducia al rientro dalla vacanza».

E riguardo alle donne? Come il genere femminile vede oggi l’orologio rispetto al passato? «Riguardo alle donne, sembra ci sia una evoluzione importante nella scelta dell’orologio. Talvolta ci troviamo davanti perfino a delle appassionate e a delle esperte, soprattutto quando c’è una frequentazione con uomini “collezionisti”. Oggi le donne cercano modelli con forti connotati maschili: l’interesse femminile si rivolge in prima battuta alle dimensioni, prima ancora che alla tecnica e all’estetica.

In ogni caso, il tipico orologio da donna, l’orologio-gioiello, è ancora presente sul mercato. La vera novità sta nella sua trasformazione in un orologio di uso quotidiano e non più riservato solo a particolari occasioni. Del resto la tecnologia e i materiali moderni consentono di indossare un modello femminile, impreziosito da brillanti e di dimensioni contenute, anche quando si va al mare. Perché la passione per un oggetto vuole che il proprietario lo possa avere sempre con sé per poterselo godere in ogni situazione…».

«A questo proposito, vorrei citare la frase di un giornalista collezionista», conclude Pietro. «Quando vai fuori a cena, se sei in barca devi lasciarla in porto, se sei in auto devi lasciarla nel parcheggio… L’orologio, invece, te lo porti a tavola».