Approfondimenti

TAG Heuer Aquaracer Professional 200: subacqueo a chi?

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Neve o ghiaccio, sempre acqua è. No, non vi sto invitando alla fiera dell’ovvio. Sto mettendo nero su bianco il primo pensiero che ho avuto assistendo alla presentazione online del TAG Heuer Aquaracer Professional 200. Una novità sulla quale il marchio di LVMH punta parecchio, forse ancora di più che sull’Aquaracer Professional 300 presentato lo scorso anno.

Sì, va bene l’acqua solidificata, ma cosa c’entrano la neve e il ghiaccio con un orologio che è storicamente e ancora un subacqueo, mi chiederete? C’entrano, perché il messaggio che TAG Heuer dà con la campagna di promozione a sostegno dell’Aquaracer Professional 200 è chiaro.

Dice che chi si mette al polso questo pezzo può anche mollare surf e bermuda, infilarsi un paio di sci e lanciarsi in un fuoripista. Oppure calzare i ramponi, afferrare due piccozze e scalare una cascata di ghiaccio. Senza che l’Aquaracer Professional 200 faccia un plissé, perché è sì un subacqueo ma soprattutto è un orologio multisport.

Il DNA rimane TAG Heuer

Lo ha confermato durante la presentazione il “padrone di casa”, il Ceo di TAG Heuer Frédéric Arnault. Occhio, perché il ragazzo è in gamba, non è stato messo lì perché figlio del proprietario di LVMH. Ha le idee chiare sulle strategie di sviluppo del marchio. Alla mia domanda sul perché trasformare un subacqueo in un multisportivo, non ha avuto esitazioni: perché la collezione è maturata così tanto nel portafoglio di TAG Heuer e nel percepito degli appassionati che, ormai, il mare le stava stretto.

Tra tutte le collezioni del marchio, è l’unica che si poteva prestare a questo ampliamento di orizzonti, perché è la più versatile in termini di materiali e performance. E devo dire che il risultato non è niente male, anche confrontato con l’Aquaracer 300.

TAG Heuer ha realizzato l’Aquaracer Professional 200 con movimenti automatici e al quarzo e con due dimensioni di cassa, da 30 e da 40 mm. Concentrerò la mia attenzione sui 40 mm, perché mi sembrano quelli che meglio si adattano alla vocazione sportiva dell’orologio, non certo per una discriminazione di genere. Gli orologi maschili e femminili per me hanno pari dignità, chi vuole far polemica sbaglia persona…

Il lavoro sul quadrante

E per parlare dell’orologio parto dal quadrante, sul quale è stato fatto un lavoro importante e ben riuscito. Anche se gli immancabili so-tutto-io hanno ironizzato parlando di “AquaNautilus” o di “NautiRacer” di fronte alla lavorazione a righe orizzontali, il quadrante dell’Aquaracer Professional 200 ha carattere e non scimmiotta nulla. La decorazione esalta la tonalità fumé, nera o blu, più chiara in centro e più scura verso la periferia, grazie anche all’effetto soleil. E ne viene esaltata.

Uno sfumato che si trova solo sulle due referenze con calibro automatico, mentre sulle due al quarzo TAG Heuer ha optato per una tonalità nera o argento uniforme. È l’unica differenza tra i quadranti di quarzo e automatici, che condividono invece le altre caratteristiche: indici trapezoidali dai bordi dritti, lancette a forma di spada e markers bianchi nitidi. Gli indici e le lancette sono ben rivestiti di Super-LumiNova, come si conviene a uno sportivo.

Come nell’Aquaracer Professional 300, il datario è a ore 6 ma è privo di lente magnificatrice, che nel 300 era interna al cristallo zaffiro per eliminarne le sporgenze. Girovagando sui forum specializzati ho visto che la scelta di eliminare la lente è stata accolta con molto favore. Personalmente sospendo il giudizio in attesa di poter provare l’orologio: la mia vista cala con il passare degli anni e forse una lente mi farebbe comodo, nonostante i numeri a contrasto sul disco scuro del datario sembrino ben leggibili. Vi saprò dire.

Sportivo ma vestibile

Bella l’attenzione dedicata alla finitura della cassa, in acciaio leggermente spazzolato. La stessa finitura che si ritrova sulla lunetta dodecagonale e che rende così l’orologio ben omogeneo alla vista. La cassa è spessa 11 mm, non male per un subacqueo professionale. Uno spessore che, come dicono in TAG Heuer, lo rende “perfetto sia per lo speed-flying o lo sci su ghiaccio, che per passeggiare in città”. Insomma, un tipo da giacca a vento ma anche da giacca di tweed. 

Due parole proprio sulla lunetta unidirezionale. I designer di TAG Heuer non ci hanno messo nemmeno una goccia di Super-Luminova per creare, come dicono loro, “un look più sartoriale” (ricordatevi della giacca di tweed…). E hanno lavorato anche sulla fluidità dello scatto e sul suono.

Perché dovete sapere che il mondo di noi che amiamo gli orologi è popolato da feticisti. Tra cui coloro che godono nell’ascoltare il suono della lunetta rotante: più fluido è lo scatto e meno diventa rumoroso, più è ovattato e più aumenta il piacere. Ecco, questi personaggi avranno di che godere con l’Aquaracer Professional 200, vista la fluidità con cui gira la lunetta.

Un calibro che è una garanzia

Il movimento è il collaudatissimo Calibro 5 di TAG Heuer, automatico da 28.800 alternanze/ora e 38 ore di autonomia (il suo unico punto debole…), con indicazione di ore, minuti, secondi centrali e data. Nasce come variante dell’Eta 2824-2, un movimento dal quale sono state sviluppate decine di calibri, incassati prevalentemente da orologi dei marchi di Swatch Group, cui Eta appartiene.

È il movimento per eccellenza della collezione Aquaracer e di alcune referenze solo tempo della Carrera; e oltre all’affidabilità ha il non trascurabile vantaggio di aiutare a contenere il costo dell’orologio entro una cifra concorrenziale nel suo segmento. Ottima in rapporto alla qualità complessiva del pezzo: 2.600 euro (1.950 per la versione al quarzo).

Bracciale o cinturino?

L’orologio è fornito solo con un bracciale in acciaio con fibbia deployante, doppio pulsante di sicurezza e sistema per estenderlo in modo da indossarlo sopra alla muta o sopra alla giacca a vento. Il bracciale è a tre file, con la maglia centrale lucida che forse è un po’ delicata per l’utilizzo da duri che questo Aquaracer vorrebbe incentivare.

Personalmente avrei affiancato anche la possibilità di impiegare un cinturino in caucciù, in cordura o in velcro per un uso più spregiudicato; ma mi rendo conto che sarebbe stato più difficoltoso gestire il sistema di estensione.

TAG Heuer Aquaracer Professional 200: promosso

Giusto per completezza, segnalo che oltre alle quattro referenze con cassa da 40 mm, due al quarzo e due automatiche, l’Aquaracer Professional 200 di TAG Heuer è disponibile in sette referenze con cassa da 30 mm, due automatiche e cinque al quarzo. Negli automatici prevale la sportività, con quadranti in madreperla fumé e indici in diamanti; nei quarzi l’eleganza, specialmente nella versione con indici e lunetta in diamanti e quadrante in madreperla bianca.

Nel complesso l’Aquaracer Professional 200 è ben riuscito; incontra la tendenza di questi ultimi anni a ridurre i diametri delle casse (lo fa persino Panerai!), aumentando però il valore percepito dell’orologio. Segno che TAG Heuer sta lavorando bene e nella direzione giusta per ampliare la sua base di clienti e di appassionati. Frédéric Arnault è bravo, non è un raccomandato e ha un’altra virtù: è molto giovane. E Dio solo sa quanto i giovani servono oggi all’orologeria svizzera.