Girard-Perregaux ha appena lanciato il Casquette 2.0, fedele reinterpretazione di un modello uscito nella seconda metà degli anni 70, molto amato dai collezionisti. Una rivisitazione vintage, con tanto di movimento al quarzo come l’originale, che continua a piacere per l’estetica. Da fantascienza d’epoca
La narrazione ufficiale dello Swiss Made, come è logico che sia, ha fatto dell’avvento del quarzo in orologeria durante gli anni ’70 uno spauracchio diventato in molti casi vero e proprio cataclisma. Osservato dal punto di vista delle molte aziende ad alta specializzazione meccanica, che hanno dovuto chiudere i battenti oppure convertirsi alla nuova tecnologia, non si può non essere d’accordo. Ma questo cruciale momento storico, visto invece dal versante dell’innovazione, ha indubbiamente portato non solo grande evoluzione nel settore, ma anche un ritorno di fiamma del collezionismo in genere e dell’orologeria meccanica di qualità in particolare. Oltre al superamento – anche per merito del fenomeno Swatch dei primi anni ’80 – del “tabù” legato al quarzo.
Cosa dimostrata proprio in questi giorni anche da Girard-Perregaux con la presentazione del Casquette 2.0, riedizione di un proprio modello al quarzo prodotto dal 1976 al 1978. Operazione inedita e alquanto interessante, visto che s’inserisce nel filone – ormai in voga da qualche anno – delle rivisitazioni vintage. Ma su un percorso non ancora esplorato da parte dell’alta gamma elvetica: la riproposta del quarzo d’epoca. Si trovano infatti alcuni esempi da parte di Casio ma, trattandosi d’azienda nata con i calcolatori, è evidentemente tutt’altra storia.
La rivoluzione del design
Una pubblicità del periodo di lancio dell’orologio – con la denominazione di GP LED 32768 Hz – titolava in francese “per la prima volta nell’orologeria elettronica la forma incontra alla funzione”. Questa interdipendenza tra l’estetica e l’utilizzo in un oggetto è lo storico punto di partenza del design, nelle sue prime definizioni del Bauhaus e del Razionalismo. Ma negli anni ’70 l’idea non era stata ancora veicolata dall’industria del tempo, tanto meno su un orologio animato da un modulo elettronico. Eppure su quel modello oggi chiamato Casquette il design prende importanza decisiva e a pieno titolo. (N.B. Non da battesimo aziendale, il nome deriva non dai collezionisti per via appunto della forma: casquette significa berretto con visiera, coppola).
Con l’avvento del quarzo, le marche elvetiche coinvolte avevano in linea di massima applicato la nuova tecnologia su produzioni comunque analogiche, dalla fisionomia classicheggiante. E le poche eccezioni riguardavano ancora una volta il made-in-Japan (Casio, ma anche Seiko), quindi gli americani Hamilton Pulsar e Bulova Computron, il progetto Beta 21 e successivamente Swatch per lo Swiss made.
La stessa Girard-Perregaux produsse nel 1970 un modello funzionante con un modulo elettronico, ma con cassa tradizionalmente tonneau e indicazioni (ore, minuti, secondi) a lancetta. Unico riferimento alla novità tecnologica era il quadrante che riportava la copia di un circuito integrato. E la cosa si fa ancora più curiosa se si pensa che proprio a Girard-Perregaux va in qualche modo attribuita “la paternità” del quarzo svizzero; nel senso che la frequenza di 32.768 Hz del cristallo di quarzo adottata per prima dalla Maison si impose poi come standard internazionalmente riconosciuto.
Le caratteristiche del GP Led d’epoca
Sempre leggendo la già citata pubblicità d’epoca del GP Led, il testo descriveva quell’orologio come dotato di “estetica risolutamente contemporanea”; cassa “audacemente carenata”; non quadrante ma “schermo di lettura inclinato e arretrato per un’ottimale visibilità”. E poi, lettura digitale con “un pulsante che comanda l’indicazione di ore, minuti e secondi (pressione semplice) e della data (pressione doppia) e l’altro che serve per regolare l’ora e il datario”. Infine, costruzione in Makrolon (un policarbonato leggero e antigraffio). Design totale, appunto.
E si noti che la parte tecnologica (Led e display tubolare, pulsanti con visualizzazioni a comando in modo da consumare meno la batteria, realizzazione in policarbonato) non è affatto enfatizzata, pur essendo d’assoluto primo piano già all’epoca. Facendo in un certo senso da corollario all’estetica decisamente “avveniristica”.
E l’estetica sci-fi del Casquette 2.0
Coerentemente, il nuovo Casquette 2.0 adotta in blocco queste caratteristiche, aggiornandole ovviamente alla luce della tecnologia e della sensibilità contemporanee. Ecco quindi le variazioni sul tema dei materiali: ceramica e titanio, entrambi leggeri e resistenti; nuove funzionalità del movimento, con l’aggiunta di calendario, cronografo, doppio fuso orario (e una data “segreta” personalizzabile); e una maggiore esclusività dell’edizione limitata: 820 esemplari al posto degli 8200 originali.
Un po’ come se una volta disegnata quella fisionomia da strumentazione fantascientifica, non si potesse fare altro che inserire una tecnologia altrettanto d’avanguardia. Probabilmente è accaduto esattamente il contrario, ma la comunicazione ha voluto porre in primo piano il design. D’altra parte, Girard-Perregaux ha sempre avuto – dal Gyromatic al Tre Ponti passando per il Laureato, 1966 e Vintage 1945 – una spiccata cura per l’innovazione estetica. E oggi continua a distinguersi nel campo del vintage con il Casquette 2.0, un orologio “retro-futurista”.