Richard Mille può piacere o non piacere. Ma chiunque, perfino i detrattori, devono riconoscere la capacità del Marchio di saper rinnovare l’alta orologeria, attraverso un’incessante ricerca di materiali, tecniche, tecnologie. Richard Mille realizza cospicui investimenti per perseguire una continua sperimentazione. S’inventa sempre nuove sfide e obiettivi diversi, che alla fine alzano l’asticella della qualità e dell’unicità. Si muove contemporaneamente su più fronti, e sforna risultati con una velocità impressionante. Non si è ancora spenta l’eco dell’RM UP-01 Ferrari, che già presenta – in tutt’altro settore e genere, ma ugualmente notevole – l’inedito RM 07-01 Intergalactic. Una serie di quattro modelli che arricchiscono l’omonima collezione dedicata alle signore: dal 2014, un ulteriore banco di prova della sua voglia di mettersi in gioco.
Lasciamo perdere l’ispirazione spaziale, le chiacchiere che “vestono” di significati stellari gli orologi. Andiamo oltre la favoletta degli astri e delle costellazioni che compongono il firmamento, dell’esplosione di luce nell’oscurità del vuoto infinito. Queste immagini, certo poetiche e suggestive, giustificano il nome dei nuovi esemplari e fanno riferimento allo sfavillare delle pietre preziose all’interno di una superficie nera come il buio assoluto. E va bene, nulla in contrario, ma il punto è un altro. Perché nell’RM 07-01 Intergalactic la cassa tonneau tipica della collezione è tempestata di diamanti, ma è realizzata – in tutto o in parte – in Carbon Tpt. La domanda importante quindi è: come diavolo hanno fatto da Richard Mille a incastonare i diamanti nel carbonio?
Focus sul Carbon Tpt
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cos’è e com’è fatto il Carbon Tpt. Per spiegarlo, mi rifaccio alla cartella stampa e semplifico un procedimento molto più complesso. Si tratta, in pratica, di un esclusivo materiale composito, fabbricato dalla North Thin Ply Technology, una società svizzera tecnologicamente avanzata, specializzata proprio nella creazione di materiali preimpregnati leggeri, con cui Richard Mille collabora ormai da una decina d’anni. Estremamente duro, resistente e rigido, il Carbon Tpt è però anche molto leggero rispetto alle leghe metalliche. E ha un’estetica unica, spesso paragonata all’acciaio di Damasco. Prodotto in blocchi e in piastre, è utilizzato nell’industria aerospaziale, nei motorsport e in certe attrezzature sportive. Oltre che in orologeria, s’intende.
Per entrare nel dettaglio, il Carbon Tpt è formato da “innumerevoli strati di fibre di carbonio allineati in parallelo. Questi strati, non più spessi di 30 micron, sono impregnati in una matrice di resina, quindi sovrapposti utilizzando un sistema di posizionamento automatico che cambia l’orientamento delle fibre di 45° per ogni strato. Il composito è quindi riscaldato in autoclave a 120° C e a una pressione di 6 atmosfere. Una volta catalizzato, il materiale è pronto per essere lavorato dalle macchine a controllo numerico (Cnc) presso l’impianto di produzione delle casse di Richard Mille. Il Carbon TPT® migliora del 25% la possibilità di rotture per fatica e del 200% la formazione di microfessure rispetto ad altri tipi di materiali in carbonio tecnicamente avanzati”.
Il Carbon Tpt nell’RM 07-01 Intergalactic
Nell’RM 07-01 Intergalactic, la lunetta, il fondello e perfino il quadrante sono realizzati appunto in Carbon Tpt (a seconda del modello, invece, la carrure può essere nello stesso materiale oppure in oro rosso). Ciascun componente è poi decorato con miriadi di diamanti taglio brillante di diverse carature. Il che significa che da Richard Mille hanno dovuto mettere a punto un sistema per collocare le pietre nel materiale composito, molto diverso per durezza e resistenza ai tradizionali metalli preziosi.
L’oro, ma anche il platino – che in genere sono utilizzati come supporto per incassare le gemme – sono infatti leghe duttili e malleabili. I maestri incastonatori quindi riescono facilmente a scavarli con appositi strumenti, chiamati bulini, per creare l’alloggiamento in cui collocare i diamanti. Altrettanto facilmente poi ricavano le griffe, quelle “linguette” che sono ribattute sui bordi della pietra in modo da fissarla stabilmente, in tutta sicurezza. Ma questo metodo di lavoro, ovvio, non può essere applicato al Carbon Tpt.
Vista la durezza del materiale di base, infatti, i tecnici hanno dovuto utilizzare frese con punte diamantate per ricavare la sede dei diamanti, ciascuna con il proprio diametro in relazione alle molteplici dimensioni delle pietre. Ciascun diamante, poi, è tenuto in posizione da una coppia di micro-borchie d’oro rosso (o anche tre, dipende dalla caratura della singola pietra). Di conseguenza gli stessi strumenti di precisione, ma con punte più piccole, sono state adoperate anche per scavare lo spazio delle borchie. Chiaramente il posizionamento di ogni diamante e di ogni borchia è effettuato a mano, con pazienza infinita e massima precisione dall’artigiano addetto all’incastonatura. Sono necessari quindi tempi lunghi per decorare ogni orologio, considerato il numero delle borchie presenti sui diversi esemplari: che, in un paio di casi, possono superare perfino le 1100 unità.
Conclusioni
Per tutte le altre informazioni relative all’orologio e alle caratteristiche della meccanica, vi rimando alle didascalie. Qui aggiungo solo che il movimento è il calibro Crma2, “di forma”, scheletrato e a carica automatica – come di consueto nella collezione RM 07-01, per la quale è stato sviluppato appositamente. E concludo con il range di prezzo al pubblico: da 170mila a 270mila franchi svizzeri (tasse escluse), a seconda del modello. Coerente con la filosofia di prodotto propria di Richard Mille. E soprattutto con quanto scritto finora.