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Historiador Asturias, il gusto per la storia di Cuervo y Sobrinos

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Un dress watch originale senza svenarsi? L’Historiador Asturias di Cuervo y Sobrinos. In particolare, quello uscito pochi giorni fa: la nuova versione con il quadrante soleil antracite sfumato nero, chic e sobria allo stesso tempo. Che va ad affiancare le varianti già in catalogo: blu Agua, verde British, rosso Negroni, tabacco Tropical… Più esuberanti (flamboyant, direi), ma sicuramente non per tutti.

Storie che si intrecciano

L’Historiador, bisogna ricordarlo, è la collezione più classica di Cuervo y Sobrinos. Quella che guarda al passato, e in particolare agli anni Quaranta/Cinquanta del secolo scorso: un’epoca d’oro per la Casa svizzera con radici a Cuba, quando l’elegante salone de L’Havana era frequentato da grandi personaggi come Winston Churchill, Ernest Hemingway, Enrico Caruso, Clark Gable… O almeno così si dice. Mi rendo conto che la storia della collezione si intreccia con le vicende della Marca, quindi vale la pena di spendere due parole al proposito.

L’Historiador è una famiglia di orologi dedicata al Dottor Eusebio Leal Spengler (1942/2020), storico e urbanista della capitale cubana. Fine intellettuale, è stato il fautore del rinascimento architettonico (e culturale) dell’Havana Vieja, la zona coloniale della Perla dei Caraibi, e del restauro della boutique del Marchio, nel 2009. La collezione oggi si dispiega in diverse linee, fra cui spiccano l’Historiador Pequeños Segundos (con i piccoli secondi, appunto) e l’Historiador Asturias tout court (con il datario). Che prendono nome dal luogo di origine del fondatore della Maison, Ramón Fernández Cuervo (1840?/1907).

Dalle Asturie alla Svizzera passando per l’Havana

Il Principato delle Asturie è una regione sulla costa settentrionale della Spagna. Durante la Rivoluzione industriale, negli anni ’30 dell’Ottocento, l’economia del luogo si basava perlopiù sull’estrazione del carbone e sulla produzione del ferro. Per sfuggire alle dure condizioni di vita, quindi, gran parte della popolazione partì in cerca di fortuna in Sudamerica, in Messico e a Cuba. Emigrò anche Ramón, che nel 1862 aprì una primo negozio di gioielleria all’Havana. Poi, nel 1882, fondò una nuova società insieme ai figli e ai nipoti (Sobrinos vuol dire proprio nipoti), in cui ampliò il business con gli orologi. E l’impresa funzionò bene anche dopo la sua scomparsa.

Evito di ripercorrere tutte le tappe della lunga storia del marchio, che peraltro sono ben descritte sul sito ufficiale. Mi limito solo ad accennare che grandi marche come Patek Philippe, Vacheron Constantin, Rolex, Longines, negli anni legarono il loro nome alla Casa cubana. Che a un certo punto cominciò a produrre gioielli a Pforzheim (in Germania), commercializzati anche tramite l’ufficio di Parigi, e ad assemblare propri orologi a La Chaux-de-Fonds. Poi, con l’avvento di Castro, nel 1958, l’azienda chiude. Fast forward fino al 1997, quando l’imprenditore Marzio Villa la fa rinascere, apre la sede di Capolago, in Canton Ticino, e la collega al mondo delle auto d’epoca e delle barche a vela. Infine la svolta in tempi più recenti, nel 2018, quando un gruppo di investitori svizzeri la rileva, la riorganizza e la rilancia.

I pregi del nuovo Historiador Asturias

E torniamo alla collezione Historiador, sopravvissuta al necessario repulisti fatto dal nuovo management, e nel 2021 declinata appunto nella versione Asturias. La referenza aggiunta pochi giorni fa mi sembra interessante almeno per un paio di motivi. Prima di tutto la meccanica: perché Cuervo y Sobrinos sostituisce il calibro CYS 5104 a carica automatica delle altre varianti, sviluppato a partire da un Peseaux 224, con il nuovo CYS 5124, sempre automatico ma che è basato invece su un La Joux-Perret G-100. Di concezione più moderna, quest’ultimo non è il solito clone dell’Eta 2824, ma ha un design e una costruzione propri, e soprattutto un’autonomia di 68 ore. Un bel salto di qualità rispetto alle 38 ore del movimento precedente.

E poi c’è il prezzo: 1.980 euro al pubblico, esattamente come gli altri modelli già in catalogo (almeno, nel caso si effettui un ipotetico acquisto sull’e-commerce ufficiale). Cambio di meccanica, dunque, ma non di prezzo, il che mi sembra un atteggiamento più che corretto: onesto e per certi versi perfino sorprendente. Altri avrebbero colto la palla al balzo e, con la scusa del nuovo movimento, fatto un ritocchino al costo, ovviamente all’insù. Oltretutto, restare al di sotto della soglia dei 2mila euro mi sembra un’ottima cosa. In linea con la recente politica dei prezzi dell’azienda, che ha volutamente scelto di riposizionarsi in modo strategico sul segmento dei 2/3mila euro, per aprirsi a nuovi mercati e a una fascia di pubblico più giovane.

L’estetica dell’Historiador Asturias

Credo sia opportuno a questo punto descrivere un po’ nel dettaglio il nuovo Historiador Asturias, che mantiene le caratteristiche essenziali dei suoi predecessori. Il design è coerente con “gli antenati” degli anni Quaranta da cui prende ispirazione, scovati negli archivi della Casa: ecco quindi la lunetta affusolata, i sottili indici a bastone, le lancette a losanga… La cassa è realizzata in acciaio dalla finitura lucida, a sottolineare la vocazione elegante dell’orologio. Una concessione alla modernità sono comunque i 40 millimetri di diametro. Del resto sarebbe stato impensabile rispettare i 34 dell’epoca, anche se forse scendere fino a 38 avrebbe potuto starci, vista la revisione al ribasso delle dimensioni richiesta negli ultimi tempi dal mercato. “A misura di polso”, dicevamo altrove…

Decisamente attuale è anche il gusto del quadrante spazzolato soleil, che segue l’ormai affermata tendenza dell’effetto sfumato, più chiaro al centro e più intenso lungo il perimetro. Merita un cenno infine la forma delle anse, abbastanza lunghe, sporgenti e strutturate (sui forum qualcuno le ha addirittura definite “a ragno”). Per chiarirci le idee, la ricerca di fogge particolari per le anse è tipica di quell’epoca. E ancora oggi, a mio parere (per quanto vale), è positiva, perché riflette la volontà di differenziarsi dagli altri, di imprimere una propria impronta, ben riconoscibile, alla solita forma rotonda ultra-classica. Poi, può piacere o meno, ma sinceramente la cosa è del tutto ininfluente. Il parere estetico è personale, soggettivo e arbitrario. Sui gusti non si discute: lo abbiamo scritto decine di volte…