1+1 = 3. La formula simbolica – tanto citata negli ultimi tempi, nella sua inesattezza – sembra fatta apposta per spiegare il concetto del neo-vintage, una delle tendenze più affermate nell’orologeria di oggi (e il cui successo non accenna a diminuire). Un fenomeno che mira a recuperare elementi di epoche ormai lontane e a fonderli con quelli moderni, per ottenere un risultato che supera la loro semplice somma aritmetica. È il caso per esempio della nuova collezione Chronographe 1970’s, che Vulcain è in procinto di lanciare. Derivata, come si evince dal nome, direttamente da un esemplare di cinquant’anni fa.
Del resto – come abbiamo scritto più volte sul Giornale degli Orologi – guardare indietro, appellarsi alle proprie radici e ripescare parte del proprio patrimonio non è affatto sbagliato. E non sta neppure a indicare mancanza di creatività o carenza di idee. Al contrario: inquadrare il presente all’interno del passato risponde a un desiderio di stabilità, sicurezza e affidabilità, tanto più urgente e necessario quanto più i tempi sono incerti. E, visto in prospettiva, permette di trovare un equilibrio per un futuro migliore, basato sulla consapevolezza di sé, sul proprio valore e sulle proprie qualità.
Design d’antan
In quest’ottica va visto appunto il Vulcain Chronographe 1970’s. Che, secondo quanto dichiara la stessa Casa di Le Locle, è stato “ritrovato” negli archivi da Guillome Laidet, consulente preposto allo sviluppo di nuovi prodotti (già autore fra l’altro della rinascita di Nivada Grenchen ed Excelsior Park). Mentre sfogliava i vecchi cataloghi della Marca, il giovane project manager s’imbatte in quel cronografo bicompax, con la cassa “a gradini” dai pulsanti a pompa e con il quadrante blu dai contatori argenté, a contrasto. Ne resta quasi folgorato, colpito da quello stile sportivo diventato ormai classico. Decisamente attuale.
Ma il nuovo Vulcain Chronographe 1970’s non rimane fedele all’originale solo nel design e nei colori. Ne riprende anche il diametro: 38 mm. Un formato all’epoca considerato grande, ma ora semplicemente ideale, in linea con le esigenze “a misura di polso” dei nostri giorni. In più, il quadrante acquista anche altre declinazioni cromatiche: Panda (argenté con contatori neri) e Reverse Panda (nero con contatori bianchi), oppure interamente in tonalità salmone. Versioni comunque coerenti con l’estetica anni Settanta, che implicano una grande cura nello studio della collezione.
Meccanica moderna
L’aspetto rétro tuttavia nasconde una meccanica di nuova concezione, seppure a carica manuale come l’esemplare originario. Il Chronographe 1970’s infatti è equipaggiato da un calibro SW510 M BH realizzato da Sellita (a sua volta sviluppato a partire dall’SW510-1: una valida alternativa all’Eta Valjoux 7750). Un movimento cronografico dalla costruzione integrata, governato da uno smistamento a camme, che ha il merito di avere un costo inferiore rispetto a una più sofisticata ruota a colonne. E permette quindi di tenere i prezzi calmierati.
Altre caratteristiche: le 28.800 alternanze orarie di frequenza del bilanciere e soprattutto l’apprezzabile autonomia di 63 ore. Utile non solo per chi indossa l’orologio, ma anche in funzione della costanza di marcia – che talvolta (e per assurdo) nei cronografi lascia a desiderare proprio quando si attivano le funzioni crono. Lodevole, a mio parere, anche la scelta dell’allestimento privo di datario, limitato solo all’indicazione dei 30 minuti crono e dei secondi continui. Così come quella di adottare un fondello “pieno”, che cela il movimento: non perché la meccanica non meriti di essere mostrata (siamo ormai abituati alle finiture industriali), quanto per rispetto alle consuetudini di quel periodo.
Conclusioni sul Vulcain Chronographe 1970’s
Un’ultima informazione riguarda il cinturino. In diversi colori (nero, grigio marrone), in pelle liscia, tropic o stampa alligatore (comunque è disponibile anche in vera pelle di alligatore), è dotato di un pratico sistema di intercambiabilità e di fibbia ad ardiglione. Per concludere, il prezzo al pubblico: 2.500 euro per tutte le versioni, persino quella con il quadrante color salmone, l’unica in edizione limitata di 50 esemplari. Un posizionamento strategico che lo rende appetibile a un’ampia fetta di pubblico, considerato anche “il percepito” nettamente superiore. 1+1 = 3, appunto.