Storia e storie

James Cox. Le meraviglie meccaniche di un imprenditore del ‘700

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Orologi complicati e automi hanno sempre suscitato, sin dall’Antichità, lo stupore in chi li osservava. Tra quanti hanno creato capolavori assoluti in questo campo è d’obbligo citare l’inglese James Cox (1723/1800), che realizzò pezzi destinati alla più alta committenza, soprattutto in Estremo Oriente, ma non solo.

Un imprenditore geniale

Gioielliere, orologiaio, inventore, imprenditore e mercante: James Cox fu tutto questo. Sebbene in realtà non appartenne mai alla corporazione degli orafi come membro effettivo, fu in grado di circondarsi di abili artigiani cui subappaltava i lavori e che realizzavano per lui le creazioni più esclusive. Nella storia dell’orologeria, infatti, il suo nome è indissolubilmente legato a pezzi straordinari per l’opulenza dei materiali: come i nécessaire da lavoro in cui gli orologi erano inseriti in cofanetti da Mille e Una Notte. Ma è ugualmente ricordato per alcune geniali invenzioni.

Nel suo atelier, per esempio, realizzò poco dopo il 1760 uno splendido orologio domestico “senza carica”, presentato da Cox stesso come «dotato di moto perpetuo». In effetti la carica era fornita dalle variazioni di pressione atmosferica della stanza in cui era collocato (un po’ come un’Atmos ante litteram, per intenderci). Oggi conservato al Victoria and Albert Museum di Londra, fu il risultato della collaborazione di James Cox e Jean-Joseph Merlin, suo braccio destro anche nella progettazione e costruzione degli automi che lo resero famoso presso le corti reali. A titolo di curiosità, Merlin – nato in Belgio ma inglese d’adozione – era anche molto noto per il senso dell’umorismo, che lo portava spesso a fare scherzi. Poliedrico ingegno, a lui si deve anche l’invenzione dei pattini a rotelle.

Il Museo Cox

Soprattutto, James Cox comprese che per fare fortuna avrebbe dovuto puntare al mercato del lusso di più alta gamma. Le sue creazioni erano veri gioielli, di nome e di fatto, sempre in materiali preziosi e sovente incrostati di gemme, perfetti in ogni minimo dettaglio. Da un punto di vista stilistico, cercavano di compiacere il gusto dei mercati cui erano destinati: India e Cina, in primo luogo. Il risultato, che ai nostri occhi potrebbe risultare quasi eccessivo, fu ai tempi un vero successo. Venduti per cifre esorbitanti, erano autentici status symbol per i loro ricchissimi proprietari. Objets de vertu animati, coniugavano prodezze meccaniche e gioielleria.

Purtroppo, non sempre la Dea Bendata fu propizia a James Cox, che per due volte fece bancarotta. Nel 1772 aprì ufficialmente (ma lo gestiva almeno dal 1769) un proprio museo personale con quanto era rimasto nello stock di magazzino. Visitabile a pagamento, conobbe un grande successo tra i letterati e le classi agiate londinesi dell’epoca. Eppure i pezzi esposti, valutati all’epoca una somma ingentissima – circa 200mila sterline – furono poi venduti attraverso una lotteria. Una fine poco gloriosa, per oggetti che erano stati pensati per i regnanti di mezzo mondo. Fortunatamente, diversi esemplari sono giunti sino a noi. E non a caso possiamo ammirare queste incredibili creazioni nelle raccolte dei maggiori musei del mondo.

Alcune opere di James Cox

Tra tutti, la più importante – per dimensioni e importanza – è sicuramente l’orologio del Pavone, una grande voliera animata oggi visibile all’Ermitage di San Pietroburgo. Acquistata su suggerimento del principe Grigory Potiomkin nel 1781 da Caterina la Grande, Imperatrice di Russia, fu inviata smontata e riassemblata localmente. Ospita appunto un pavone a grandezza naturale che a ogni ora prende vita ed esibisce una magnifica ruota piumata. Oltre al pavone, è popolata da una civetta e un gallo, anch’essi dotati di movimenti realistici, ed è ricca di elementi vegetali in cui si trovano scoiattoli, libellule, lumache. L’orologio motore dell’insieme aziona anche suonerie ed effetti musicali. Tuttora è messo in funzione ogni giorno, per la gioia dei visitatori.

Originalissimo è poi il Silver Swan: un cigno in grandezza naturale, in argento, che sembra nuotare in uno specchio d’acqua dal quale, con grazia e naturalezza, periodicamente cattura pesciolini. Oggi è conservato nel Bowes Museum, a Barnard Castle nella contea di Durham, in Inghilterra. Ed è oggetto di un accurato restauro, giunto ormai nella fase finale, da parte di un team di esperti che conosco personalmente. Ne riparleremo presto…

A dimostrazione di quanto le opere di James Cox siano ancora ambite dal mercato, ricordo il passaggio in asta nel 2012 da Bonhams, a Londra, di un pezzo che appartenne anche alla collezione di Re Faroukh d’Egitto, firmato e datato 1766. Agata, argento e bronzo dorato al mercurio sono i materiali per questo trionfo da tavolo, alto 36 cm, sormontato da un orologio con indicazione delle fasi lunari. Il fortunato acquirente non ha esitato a pagarlo 385mila sterline. Ma il lusso, si sa, non ammette parsimonia.